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Fai bei Sogni di Marco Bellocchio: Recensione in Anteprima

L’assenza di una madre, l’elaborazione del lutto e la scoperta di una verità a lungo sfuggita. Fai bei Sogni di Marco Bellocchio, tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Massimo Gramellini, in sala dal 9 novembre.

pubblicato 7 Novembre 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 04:18

Quattro anni dopo aver travolto le librerie d’Italia, con una presenza nella Top10 dei libri più venduti durata 50 settimane, Fai bei Sogni, romanzo autobiografico di Massimo Gramellini, è diventato cinema grazie a Marco Bellocchio. Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2016, il film esce finalmente nei cinema d’Italia con un notevole carico di aspettative sulle spalle, visto il successo di pubblico riscontrato dal libro del vicedirettore del quotidiano La Stampa, qui interpretato da tre attori: Nicolò Cabras da bambino, Dario Delpero da adolescente e Valerio Mastandrea da adulto.

Fai bei sogni è la storia di un bambino, e poi di un adulto, che imparerà ad affrontare il dolore più grande, la perdita della mamma. La storia di un’assenza, di una donna la cui improvvisa scomparsa stravolge l’esistenza di un uomo, che quasi smette di vivere perché alla disperata ricerca di una presenza e soprattutto di una verità inconsciamente evitata. Massimo ha 9 anni quando l’adorata mamma, piena d’amore nei suoi confronti e autentico raggio di luce nella sua vita, muore. Un lutto mai del tutto elaborato, che porterà con se’ sofferenze e paure, ansie e insicurezze, per oltre 30 anni, in cui l’incapacità d’amare, e conseguentemente di vivere, la faranno da padrone.

L’indubbia retorica del best seller di Gramellini, criticabile elemento che ha sicuramente contribuito al suo travolgente successo di pubblico, viene qui più volte ‘perculata’ dallo stesso Bellocchio, costretto però a doverla affrontare e perchè no riportare a galla, immergendosi nel dolore di un uomo che per decenni non ce l’ha fatta ad uscire dal tunnel di una perdita mai digerita ne’ giustificata. 50 anni dopo il matricidio de I Pugni in tasca, il regista ribalta la situazione attraverso una storia solo in parte speculare, perché in questo caso la madre di Massimo è piena d’attenzioni e d’amore nei suoi confronti, a differenza della gelida e assente (anche se fisicamente presente) Liliana Gerace del film del 1965, uccisa proprio dal figlio Alessandro. Bellocchio, che esageratamente si dilunga nello srotolare questa estenuante elaborazione di un lutto che avrebbe potuto raggiungere il proprio punto d’arrivo con una sana sforbiciata al montaggio, tratta temi a lui cari, vedi la famiglia, il rapporto con i propri genitori (ruolo di peso per Guido Caprino, incapace di superare la scomparsa della moglie e di crescere il piccolo Massimo senza fargliene sentire il peso), la storia d’Italia degli ultimi 35 anni (unicamente raffiguata con immagini di repertorio Rai) e il rapporto con la fede, tra madonne in frantumi, saggi sacerdoti, natività funerarie e quesiti universali che oscillano tra scienza e religione.

Il piccolo Massimo, che vive la quotidiana assenza materna come se fosse un film dell’orrore (tra Belfagor e Nosferatu), si ritrova a crescere sopportando il peso dei ‘se’ e dei ‘ma’, presto sostituiti da quel ‘nonostante’ che diventa effettivamente evolutivo. Una volta cresciuto e incrociato il volto catatonico di un cronicamente depresso Mastandrea, il Gramellini di Bellocchio si appiattisce e si fa didascalico, mostrando allo spettatore la rapida carriera giornalistica vissuta dal protagonista, tra Torino, Roma e Sarajevo. Momenti in cui si alternano ruoli secondari dal forte impatto recitativo, vedi Fabrizio Gifuni in simil Raul Gardini, il solito grande Roberto Herlitzka in quelli di un misterioso prete e la bellissima Bérénice Bejo, qui per la prima volta chiamata a recitare in italiano e negli abiti della donna che farà riemergere la capacità d’amare nel protagonista.

Quasi gotico nella cupa fotografia di Daniele Ciprì, Fai bei Sogni si concede poche scene dal grande impatto visivo e alcuni momenti dall’ispirato montaggio, in cui drammi del passato e dolori del presente si incrociano dando risalto alla tragica regolarità del tempo, confermando però tutti i dubbi della vigilia legati ad un simile adattamento firmato Bellocchio, in questo caso esageratamente prolisso e ridondante nel metabolizzare e depotenziare, dal punto di vista del pericolo ‘patetismo’, un dramma inaspettatamente ‘freddo’ dal punto di vista prettamente emotivo.

[rating title=”Voto di Federico” value=”6″ layout=”left”]

Fai bei Sogni (Ita, drammatico, 2016) di Marco Bellocchio; con Valerio Mastandrea, Bérénice Bejo, Guido Caprino, Nicolò Cabras, Dario Dal Pero, Barbara Ronchi, Fabrizio Gifuni, Linda Messerklinger, Miriam Leone – uscita giovedì 10 novembre 2016.

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