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I migliori film horror del 21esimo secolo secondo IndieWire

10 film horror per il meglio del meglio del genere degli ultimi anni

di carla
pubblicato 9 Novembre 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 04:16

Qual è il miglior film horror del 21esimo secolo? Rispondono i critici cinematografici interpellati dal sito Indiewire. Fate attenzione ai titoli scelti, due film si sono conquistati il primo posto con due voti a testa.

Charles Bramesco (Rolling Stone, The Verge, Vulture): Il film horror più bello del nuovo millennio è Quella casa nel bosco del 2012 diretto da Drew Goddard, una storia dei film horror americani e un agghiacciante pezzo di lavoro a sé stante. Con un gancio narrativo diabolicamente intelligente, il regista e scrittore Drew Goddard e il suo co-sceneggiatore Joss Whedon reclamano i cliché del genere horror e li infondono con un nuovo significato.

Richard Brody (The New Yorker): Al college ho visto “Non aprite quella porta” e mi ha procurato il mio unico attacco di panico. Ma il migliore film horror del secolo è Shutter Island (2010) di Martin Scorsese. E’ evidentemente un film horror e un lavoro di psicoanalisi cinematografica. Il suo ciclo di feedback di mostruosità simbolica e fisica è un’idea davvero terrificante.

Christopher Campbell (Nonfics / Film School Rejects): Ci sono stati in realtà alcuni grandi film horror in questo secolo, l’ultimo dei quali è “Rats” (2016) di Morgan Spurlock. Ma “The Nightmare” di Rodney Ascher è il film che mi ha più spaventato. Tuttavia, il miglior film horror di qualsiasi tipo rilasciato nel 21° secolo è di gran lunga L’alba dei morti dementi di Edgar Wright. E’ spaventoso, cruento, esilarante, perfettamente sceneggiato e brillantemente diretto.

David Ehrlich (Indiewire): è difficile rispondere a questa domanda perché bisogna restringere la definizione di “film dell’orrore”. Non so se ho mai visto un film che mi ha scosso più profondamente di “United 93”, o mi ha fatto temere per il futuro più intensamente di “Una scomoda verità”, ma nessuno di questi film sembrano adattarsi ai parametri del genere horror. Con tale metrica, il primo film horror che mi viene in mente è Babadook di Jennifer Kent.

Kate Erbland (Indiewire): ho tanto amato Quella casa nel bosco di Drew Goddard. E’ spaventoso e divertente.

Grady Hendrix (autore di “HorrorStör”): Dumplings di Fruit Chan è senza dubbio il miglior film horror del 21° secolo. In origine (nel 2004) era un episodio di “Three… Extremes” ma è stato poi sviluppato in un lungometraggio.

Jordan Hoffman (The Guardian): “Enter the Void” è un film horror? Credo sia la mia scelta. Ma in una vena più tradizionale, mi è piaciuto molto Drag Me To Hell di Sam Raimi.

Eric Kohn (Indiewire): scelgo The Loved Ones di Sean Byrne, un capolavoro terrificante con un sacco di colpi di scena.

Tomris Laffly (Film School Rejects, Film International Journal): L’ultimo decennio ha sicuramente presentato ai fan del genere alcuni film horror terrificanti. Da “The Orphanage” a “The Conjuring” e “Babadook”, ho considerato diversi titoli che mi hanno segnato per tutta la vita. Ma il migliore, o meglio, il mio film horror preferito rilasciato dopo il gennaio 2001 è Mulholland Drive. L’ho rivisto ieri e, onestamente, ho avuto difficoltà a dormire. Il senso perturbante del film, la paura, la disperazione e il mistero si gonfiano in modo continuo e prendono in giro brutalmente le nostre paure più profonde. Il disagio non lascia mai “Mulholland Drive”; cresce e cambia forma.

Kristy Puchko (Pajiba / Nerdist): E’ Babadook. Come osa un film horror essere così metaforicamente ricco?! Essie Davis e il piccolo protagonista Noah Wiseman offrono uno spettacolo agghiacciante e vulnerabile. E la regista e sceneggiatrice Jennifer Kent ha creato una storia repellente, terrificante e tenera, orribile e umana.

Tasha Robinson (The Verge): mi è piaciuto “Quella casa nel bosco” per l’inaspettato umorismo e “The Ring” per lo shock. Ma per il mestiere e le interpretazioni, il mio film horror preferito del 21esimo secolo è il debutto alla regia di Juan Antonio Bayona con The Orphanage. E’ uno di quei film che comincia raccontando una storia, poi si evolve lentamente, modificando la consistenza e il tono. Ci sono spaventi, ma sembrano più come segni di punteggiatura alla fine di frasi elaborate. Entro la fine del film, il lento accumulo della tensione era davvero impressionante.

Joshua Rothkopf (Time Out New York): Negli ultimi anni il cinema ci ha regalato incubi come “Babadook”, “Mulholland Drive”, “The Conjuring” e “Final Destination 3”. Ma devo scegliere 28 giorni dopo.