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La marcia dei Pinguini – il Richiamo: Recensione in Anteprima

I pinguini Imperatore di Luc Jacquet tornano al cinema con l’atteso sequel.

pubblicato 3 Febbraio 2017 aggiornato 30 Luglio 2020 02:04

Uscito in patria nel 2005, La Marcia dei Pinguini di Luc Jacquet si tramutò presto in caso internazionale: oltre 2 milioni di spettatori in Francia, addirittura 78 milioni di dollari incassati solo in America e ben 127 in tutto il mondo, vincendo inoltre il premio Oscar come “miglior documentario”. Passati 12 anni Jacquet, biologo ancor prima che regista, è tornato in Antartide con la spedizione ‘Wild-Touch Antarctica‘, riprendendo nuovamente gli amati pinguini Imperatore.

Insieme a lui, però, il regista ha portato con se’ tecnologie 13 anni fa inesistenti, tanto da potersi ora permettere straordinarie riprese in alta definizione, l’utilizzo di droni e innovative camere subacquee per vedere i pinguini nuotare tra le acque gelide. Ha così preso vita La marcia dei Pinguini – il Richiamo, sequel vero e proprio di quanto visto nel 2005, realizzato con immagini inedite, riprese lo scorso inverno per oltre due mesi, e immagini tagliate al montaggio del 2005, restaurate e digitalizzate dalle pellicole originali in 16mm. Se nel titolo del 2005 Jacquet aveva seguito da vicino lo straordinario viaggio di una colonia di pinguini e successivamente una coppia di questi, neo-genitori e perennemente in marcia con l’Oceano per non far morire il piccolo durante il temibile periodo dopo la sua nascita, con ‘il richiamo’ il regista francese passa alla fase successiva. Quei cuccioli di punguino, infatti, vengono presto abbandonati tanto dalla madre quanto dal papà, che per mesi li hanno accuditi e rifocillati senza mai fermarsi. Soli al mondo e senza alcun tipo di insegnamento su ‘come’ vivere in un posto come l’Antartide, questi giovani Imperatori si incamminano verso l’Oceano, senza sapere neanche dove sia, per poi tuffarsi e immergersi nelle gelide acque, dove impareranno a vivere. Un miracolo della vita che si ripete ciclicamente, da secoli e secoli, con l’istinto animale mattatore assoluto. Attraverso gli occhi e i ricordi di un pinguino anziano, in vita da oltre 40 anni, Jacquet ci mostra le sfide che papà e figlio dovranno affrontare nel corso del terrificante inverno antartico, con temperature che scendono fino a -40°, venti polari e intemperie varie.

Una ‘chiamata’ misteriosa, quella che travolge tutti i pinguini Imperatore, tanto affascinante da meritarsi un ritorno cinematogracico, indubbiamente magico nelle impossibili riprese quanto frenato dall’effetto ‘deja-vu’ che mai abbandona lo spettatore. Colpa anche di un necessario ritorno a quanto già visto nel 2005, vedi corteggiamento, accoppiamento, nascita del piccolo e conseguente protezione genitoriale, mitigato da un montaggio temporale che volutamente salta avanti e indietro, cronologicamente parlando. Jacquet, in questa nuova missione affiancato da una ‘troupe’ di esperti di 11 persone, incanta nel momento in cui riesce ad immergersi nelle acque dell’Antartide, cogliendo i pinguini, così goffi e lenti in superficie, nel momento in cui ‘volano’ sott’acqua, sbattendo le ali e danzando tra le bolle. Uno spettacolo visivo e naturale che abbaglia, reso ancor più esaltante dalle quasi impossibili condizioni climatiche. Mai erano state fatte riprese a 70 metri di profondità, nell’Oceano Antartico, a quasi -2 gradi. Una vita sottomarina che mostra la duplice esistenza di un animale più unico che raro, trascinato lungo la propria esistenza da un ‘richiamo’ quasi mistico alla riproduzione, alla protezione della vita da lui creata e alla conseguente evoluzione di quest’ultima.

Perché tutti i punguini lasciano l’Oceano verso marzo per tornare ogni anno nello stesso identico posto, perché il maschio abbandona il pargolo tanto amato e fino a quel momento ‘cullato’, e soprattutto qual è il richiamo che spinge questa specie ad arrivare in tempo ad appuntamenti prestabiliti? Domande senza risposte a cui Jacquet, con questa ‘seconda parte’, tenta di dare ulteriore credibilità, senza però mai stupire come avvenuto nel 2005. Perché questi fantastici pinguini li abbiamo imparati a conoscere e ad amare 12 anni fa.

A non aiutare affatto, nella versione italiana, l’infelice scelta del doppiatore. Se nel 2005 fu Fiorello a ‘narrare’ La marcia dei Pinguini, con Il richiamo la palla è passata a Pierfrancesco Diliberto, in arte “Pif”, fastidiosamente presente e inutilmente/forzatamente ‘simpatico’ nel commentare quanto accade sullo schermo. La sua voce, ormai celebre e onnipresente, è disturbante e poco affabulatoria, ma soprattutto lontana dall’essere sulla stessa lunghezza d’onda del documentario di Jacquet. Un sequel, quello del regista francese, troppo legato al primo fortunatissimo capitolo e solo in parte veramente ‘inedito’, grazie a quella stupefacente parte subacquea che anche da sola, va detto, vale il prezzo del biglietto.

[rating title=”Voto di Federico” value=”6/7″ layout=”left”]
La marcia dei Pinguini – il Richiamo (L’appel de l’Antarctique, doc, Fracia, 2017) di Luc Jacquet; Con Lambert Wilson, Pif – uscita giovedì 23 febbraio 2017.