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Fast and Furious 8: recensione in anteprima

Dominic Toretto contro tutti in Fast and Furious 8, ancora una volta rocambolesca parabola di un gruppo di amici chiamati a salvare il mondo. Un blockbuster dall’oramai sperimentato richiamo

pubblicato 12 Aprile 2017 aggiornato 30 Luglio 2020 00:26

Dieci minuti, un quarto d’ora al massimo ed il mood viene modulato sulle giuste frequenze: Dominic (Vin Diesel), a L’Avana insieme alla sua amata Letty (Michelle Rodriguez), batte il malandrino locale in una corsa con un catorcio tagliando il traguardo in retromarcia. Non solo. Non sarebbe Fast and Furious se, al contempo, non vi fosse una scusa per una pirotecnica esplosione, che gli autori non mancano d’inserire a corollario di questa prima corsa di riscaldamento (in tutti i sensi). Ma quale l’incipit di questa ottava iterazione della serie?

Cipher (Charlize Theron) avvicina Toretto, riuscendo sorprendentemente a convincerlo a passare dalla sua parte. Dato che di mezzo c’è in pratica la Terza Guerra Mondiale (siamo sul pezzo), al resto della famiglia non resta che farsi una ragione di questo inspiegabile voltafaccia e, capitanati da Hobbs (Dwayne Johnson), la truppa si mette sulle tracce di Dom, volatilizzatosi insieme alla sua nuova compagna di merende. Resta da capire come e perché, per l’appunto, uno come lui abbia potuto cedere, cosa l’abbia spinto a tradire e fare squadra con un personaggio così deprecabile e pericoloso.

Dopo l’exploit di Furious 7 bisognava fare delle scelte, molte delle quali si sarebbero potuto rivelare sbagliate, anche perché bissare un successo di quel tipo è roba da fuoriclasse fortunati, ed in più, cinica per quanto possa apparire tale affermazione, non si può fare affidamento sull’addio al personaggio di Paul Walker. Per quanto infatti si sarebbe portati a credere che un franchise di questo tipo faccia leva su altro, al contrario, i personaggi che va coltivando sono quintessenzialmente legati al suo successo. Vedete come, non a caso, si faccia attenzione ad inserirne di nuovi ma sopratutto come se ne dosi l’esposizione testandone il gradimento; questa saga è stata infatti fra le prime a capire che per sopravvivere doveva sì flirtare col suo pubblico, senza però eccedere in vezzeggiamenti, cercando di coglierne gli umori che però, in quanto tali, non in ogni caso vanno assecondati.

A ben vedere la scrittura di questo ottavo capitolo si adegua a tale schema basilare, oltre che elementare, limitandosi in buona sostanza a gestire i seppur prevedibili twist e l’ordine oltre che la tempistica d’ingresso e uscita dei suoi protagonisti o, come nel caso di Dom, delle sue maschere. Il resto è lavoro di cosmesi su toni e parti action, quest’ultimi meno invasivi di quanto fosse lecito attendersi: l’azione c’è, ed è ancora una volta centrale e catalizzatrice degli eventi che seguono, ma viene come tenuta a bada. Sul momento si esagera, ci si lascia andare a cose come La carica dei 101 che incontra 28 giorni dopo in salsa automobilistica per le vie di Manhattan o il sottomarino Moby Dick tra le innevate lande russe; quando sembra però che si possa andare ancora oltre, ci si arresta un attimo prima.

Probabilmente questa impressione deriva dalla durata del film, effettivamente più lunga di quanto pare ce ne fosse bisogno: 136 minuti per un action di questo tipo, ne serve di carne al fuoco per giustificarli. Si tratta di uno di quei rischi sopra evocati, per cui il feedback emotivo riscontrato col precedente capitolo avrà indotto gli autori a provare con lo spingere un po’ di più sul fronte delle interazioni tra i personaggi, trattamento che a conti fatti non è avulso da Fast and Furious ma che su cui a ‘sto giro ci si è rivolti con maggiore convinzione. Funziona?

Beh, la domanda più sensata sarebbe: quanto incide? Sì perché, al netto di questi elementari capovolgimenti, il succo resta quello e Fast and Furious 8 riesce a rimanere fedele a sé stesso, risolvendosi nel prodotto che ti aspetti e che non ti comunque non ti lascia quasi mai indietro. Certo, Gray non è Wan, e malgrado sia stato sicuramente assistito su questo fronte, certi reiterati ralenti nelle fasi più concitate lasciano un po’ perplessi, smorzandone la portata, che invece avrebbe beneficiato da un ritmo più sostenuto.

Ma il peso di un Fast and Furious si misura anche in relazione alla quantità d’immagini che riesce a fissare, per così dire, di cui insomma tendiamo a ricordarci, sfidando il buon senso prima ancora che la Fisica, come il volo da una corsia all’altra su un ponte spagnolo o il volo da un grattacielo di Abu Dhabi. Ecco, la panoramica con questo mastodontico sottomarino che si erge alle spalle di una serie di automobili di lusso ha un suo perché ed è probabilmente l’instantanea che ci porteremo dietro.

Il resto sono il giusto quantitativo di botte a levapelo opportunamente distribuite, così come certi simpatici e piccati botta e risposta tra i vari personaggi, che si risolvono senza confronto ma sbattendo i pugni da amiconi, perché in fondo di questo si tratta, ossia di varie uscite tra amici che si beccano ma si vogliono bene; solo che, anziché andarsi a prendere una cosa da bere come grossomodo fanno tutti, loro sfrecciano sopra i 200 all’ora dovunque si trovino, schivando ostacoli, proiettili o missili. Son fatti così i ragazzi.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”6″ layout=”left”]

Fast and Furious 8 (The Fate of the Furious, USA, 2017) di F. Gary Gray. Con Vin Diesel, Dwayne Johnson, Jason Statham, Michelle Rodriguez, Tyrese Gibson, Ludacris, Helen Mirren, Nathalie Emmanuel, Elsa Pataky, Scott Eastwood, Kurt Russell, Charlize Theron, Lucas Black, Jordana Brewster e Kristofer Hivju. Nelle nostre sale da giovedì 13 aprile 2017.