Home Recensioni Twin Peaks, nuova stagione: David Lynch a briglia sciolta ci dice di nuovo qualcosa sul mondo

Twin Peaks, nuova stagione: David Lynch a briglia sciolta ci dice di nuovo qualcosa sul mondo

Un primo episodio che ricorda più Mulholland Drive che le stagioni precedenti. Un mondo pieno di idee, ossessioni e personaggi che appartengono solo e soltanto a un regista in modo evidente. Ma dov’è Twin Peaks, quello che abbiamo aspettato per 25 anni? C’è, e in qualche modo si vede. Ma il mondo è cambiato, e per fortuna il suo regista lo sa molto bene. Un paio di riflessioni sul ritorno più atteso dell’anno: quello dell’ultimo lavoro in assoluto di David Lynch.

pubblicato 23 Maggio 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 05:55

Nonostante Showtime abbia rilasciato in America i primi quattro episodi del nuovo Twin Peaks, abbiamo evitato spoiler degli episodi 3 e 4.

Il primo episodio del nuovo Twin Peaks ricomincia dal punto più importante (col senno di poi) del season finale della seconda stagione, da quel ‘I’ll see you again in 25 years’ che Laura Palmer dice a Dale Cooper nella Red Room. Titoli di testa (nuovi di zecca, ma con la musica mitica di Badalamenti), e si riparte. Però sin da subito più di qualcosa non torna. O, meglio, non va come dovrebbe andare. Showtime in effetti non l’ha mai chiamata season 3, anche un po’ a ragione e in modo strategico.

Anni e anni di attesa, di letture, di revisioni e di critica, e soprattutto anni e anni di Internet ci hanno portato a credere che saremmo tornati direttamente a Twin Peaks, nello stato di Washington. Giustamente!, e di diritto! Come potrebbe essere altrimenti? Però poi ci troviamo in una New York contemporanea ed elettrica: roba che sembra uscita direttamente da Mulholland Drive, se il capolavoro del regista fosse stato ambientato nella Grande Mela. Atmosfera e movimenti di macchina sono quelli.

Questo nuovo Twin Peaks in fin dei conti sembra ciò che avrebbe potuto essere Mulholland Drive se il progetto televisivo originale della ABC avesse funzionato. Allo stesso tempo di Lynch ci sono tutte le ossessioni, compresa la capacità di rendere bellissima la fatiscenza della suburban America fatta di strade nel deserto e motel. Siamo a Lynchland, più che Twin Peaks? Siamo in un universo Lynch alla stregua di quelli Marvel et similia?

A pensare così, a fare il gioco dell’incasellamento, si rischia persino di godersi poco questa nuova serie da 18 episodi, tutti diretti dallo stesso Lynch. Quelli della stagione 1 e 2 non lo erano. Addirittura, la seconda metà della seconda stagione era, finale straordinario escluso, un evidente compromesso produttivo ormai noto a tutti. Invece, piaccia o meno, questo The Return è la prova di un regista in pieno controllo del suo materiale proprio perché lasciato a briglia sciolta. In pieno controllo, quindi, del suo mondo.

Twin Peaks sarà l’ultimo lavoro audiovisivo di Lynch che vedremo: in TV, al cinema, ovunque. Già da questo si poteva quindi un po’ intuire che non saremmo andati solo e soltanto a visitare nuovamente Twin Peaks: e infatti in due orette abbiamo visitato anche altri stati americani. Il fatto è che Twin Peaks, la serie, resta un posto sia bellissimo sia strano, come ieri ma anche più di ieri. Venticinque e più anni sono passati per tutti, anche per il cinema e le serie TV. Nel ‘mondo Lynch’ dopotutto, dopo Fuoco Cammina Con Me, ci sono stati Strade Perdute, Una Storia Vera, Mulholland Drive, INLAND EMPIRE, e svariati corti.

Il (suo) mondo è cambiato, nel senso che si è per forza di cose stratificato. Quello che però lascia a bocca aperta, di questo ritorno, è la sensazione di essere parte del mondo e allo stesso tempo fuori dal mondo. Twin Peaks ha un’atmosfera e un ritmo altri, che non hanno nulla a che vedere con altre serie. Ma è chiaro che questo Twin Peaks non è solo e soltanto un sequel del prodotto che conoscevamo. Almeno, non per ora.

C’è addirittura più spazio per nuovi personaggi e camei: il più fulminante è quello di Patrick Fischler, che era l’uomo terrorizzato dal barbone dietro al Winkie’s in Mulholland Drive. Però i personaggi dell’epoca a poco a poco fanno la loro comparsa. La canvas si è allargata, e chissà fin dove arriva. Ma se c’è una cosa di cui possiamo essere certi è che Lynch quei ‘vecchi’ personaggi li ama tutti, dalla Signora col Ceppo (e la morte di Catherine Coulson aggiunge un ulteriore velo di malinconia), sempre la più saggia, a James, che è sempre stato il più cool di tutti.

C’è chi è cambiato, c’è chi ha figli, c’è chi non può cambiare manco nei modi (Lucy!). Ma il modo in cui Lynch li introduce ha una tenerezza palpabile e commovente. Li stiamo rivedendo for the last time. Oh, il tempo… Discorso un po’ a parte per Dale Cooper, vero e proprio protagonista indiscusso, colui attorno al quale forse ruota tutto, idee personaggi mondi di questo ‘universo Lynch’. Il modo in cui viene reintrodotto lascia stupefatti, per ragioni evidenti. Ma non bisogna dirne di più al momento. Fatto sta che Coop è tornato, in un modo o nell’altro. Torna anche Laura Palmer, per forza: è morta, eppure vive. Nella Black Lodge invita Cooper (quale Cooper?) a uscire. Mica facile.

Con soli due episodi in Italia e quattro negli States, Twin Peaks si è già fatto una certa nomea di prodotto impenetrabile. Nulla di strano, tutto in linea col percorso del regista. Un prodotto per pochi eletti, dice qualcuno. In periodo di binge-watching e consumo facile, potrebbe anche essere. E invece Twin Peaks prova a suo modo a essere il contrario, paradossalmente: l’allargamento di un prodotto popolare (ricordiamoci che le prime due serie erano anche una soap opera sui generis) verso idee universali, che dice a tutti qualcosa sul mondo.

Come Lynch affronterà, se li affronterà!, i temi della vecchiaia, del tempo che passa, e dei ricordi, conta più di chi è stato ucciso, di chi sopravviverà, e conta più di sapere se qualcuno ucciderà ancora. Siamo ritornati a Twin Peaks per capire se Bob è ancora dentro Cooper, e se il vero Cooper è rimasto imprigionato con Laura Palmer nella Red Room per sempre. Ora restiamo perché questo Twin Peaks va in direzioni che spalancano porte che potrebbero portare verso abissi dell’anima quasi inesplorati. Il fatto che ci sia anche il rischio che Lynch sbandi troppo rende l’esperienza soltanto più eccitante.

Cosa attendersi quindi dagli episodi 3 e 4 che vedrete lunedì prossimo? Vorrei essere una mosca e vedere le reazioni di tutti voi alla prima sequenza…