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It Comes at Night: recensione in anteprima

Dopo l’horror mascherato da dramma familiare di Krisha, Trey Edward Shults abbraccia il genere con la sua opera seconda, It Comes at Night. Ma è anche un’opera di A24, qui alla sua terza produzione. Quasi un sequel e una chiusura del cerchio cominciato con The Witch…

pubblicato 19 Giugno 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 05:16

It Comes at Night è sia un film del suo regista che della compagnia che ci sta dietro. Alla terza produzione, dopo l’Oscar di Moonlight e il deludente The Lovers di Azazel Jacobs, A24 torna nei territori dell’horror che gli ha portato fortuna l’anno scorso, The Witch. Così si ritorna nei boschi con una storia familiare profondamente americana.

C’è persino (davvero!) la stessa capra che ‘interpretò’ Black Phillip nel capolavoro di Eggers, per dire: una nota divertente per gli appassionati, ma anche una bella non-coincidenza. It Comes at Night, da questo punto di vista, sembra quasi chiudere il cerchio cominciato da The Witch, ‘nascita di una nazione’ alla quale pone fine con profondo nichilismo.

Però It Comes at Night è comunque un film che appartiene al suo regista. Dopo aver imparato il mestiere facendo l’intern nei film di Terrence Malick, Trey Edward Shults si è fatto conoscere due anni fa con Krisha, vincitore del SXSW basato su un corto dello stesso regista dell’anno precedente (anche questo vincitore di un premio nel festival texano).

Si trattava di un brevissimo dramma da camera incentrato sul ritorno a casa di una madre di famiglia, interpretata dalla zia dello stesso Shults, dopo 10 anni di totale assenza. In fondo però Krisha era già un horror, nervosissimo e teso. Il film era anche un grande showcase (a volte pure troppo: ma era un peccato veniale da opera prima) dello stile già personalizzato di Shults, grande amante dei pianisequenza e di movimenti di camera fluidi.

It Comes at Night, dal punto di vista stilistico, è più contenuto e maturo. Forse perché il genere è ‘dichiarato’ e quindi non c’è bisogno di troppi arzigogolii: solo qualche carrellata in avanti in un corridoio verso una porta rossa, a suo modo già iconica grazie al lavoro di marketing di A24, che ha fatto ruotare tutti i materiali pubblicitari attorno al mistero che cela dietro di sé proprio questa porta.

Siamo in una casa in mezzo alla desolazione dei boschi. Tre persone bruciano il corpo di un uomo anziano, probabilmente contagiato da una malattia sconosciuta e potenzialmente pericolosa perché facilmente trasmissibile. Paul (Joel Edgerton), padre di famiglia, Sarah (Carmen Erogo), la madre, e il figlio Travis (Kelvin Harrison Jr.) devono ora non solo combattere contro l’ignoto che c’è là fuori, ma anche affrontare il dolore per la perdita di un parente. Fatto che non può non confermare che la morte è possibile da un momento all’altro.

It Comes at Night è come la versione cinematografica de Il Trionfo della Morte, quadro di Pieter Bruegel esplicitamente citato anche nel film. La Morte arriva per tutti, e i suoi metodi di uccisione saranno forse molto simili a quelli ideati dagli esseri umani. E se è anche vero che una delle intuizioni più efficaci del film sta proprio nel continuare a tirare in ballo quella benedetta porta rossa, la tensione interna si crea innanzitutto grazie ai rapporti tra i personaggi. E non solo perché ben presto entra in ballo anche una seconda famiglia.

La durezza di Paul, le pulsioni sessuali (e quindi di morte) di Travis, il potenziale pericolo di Will (Christopher Abbott) che come Paul vuole fare di tutto per salvare la famiglia (ma da chi, da cosa, perché?), le figure femminili di Kim (Riley Keough, vista in American Honey e quindi già nella ‘famiglia A24’ vista) e Sarah da cui tutti si aspettano probabilmente che tengano in mano le redini delle famiglie e dei loro equilibri. E poi il piccolo Andrew, che è sonnambulo e non ricorda troppe cose importanti.

Shults convince davvero nel raccontare i suoi personaggi e i meccanismi che li legano con poche pennellate. A questi personaggi ci si crede soprattutto perché si vorrebbe davvero saperne di più: anche se non è chiara, si percepisce una ‘storia’ alle loro spalle. Per questo le scene a tavola sono le più tese e disagevoli del film, compresa la prima, illuminata a giorno e quindi non minacciosa. Poi certo, c’è anche il genere tout court, anche se a piccole dosi di gore e contenuti balzi sulla sedia, ai quali contribuisce la bella colonna sonora di Brian McOmber.

Qualunque cosa sia ciò che sta arrivando di notte, It Comes at Night segna la fine del mondo e della sua società come la conosciamo. Sovrastrutture sociali come il patriarcato ci hanno condotto fino a questo clima di paranoia e sopravvivenza (della propria specie?) a tutti i costi. Forse è così o forse no, o forse non conta nemmeno più ragionarci: il danno è già stato fatto, ed è irreparabile. It Comes at Night è un monito, un atto politico nero come la pece su quello che siamo diventati: e per questo non ci meritiamo nessuna spiegazione. Tanto le cause che ci hanno portato fino a questo punto le dovremmo comunque già sapere.

[rating title=”Voto di Gabriele” value=”8″ layout=”left”]

It Comes At Night (USA 2017, horror 91′) un film di Trey Edward Shults; con Joel Edgerton, Riley Keough, Christopher Abbott, Carmen Ejogo, Kelvin Harrison Jr.. Sconosciuta la data di distribuzione italiana.