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Venezia 2017: il cinema impossibile di Ernst Lubitsch in pre-apertura

Appunti sul Festival di Venezia 2017: quest’anno tocca a Rosita di Lubitsch pre-aprire il Festival, con tanto di orchestra dal vivo in Sala Darsena

pubblicato 30 Agosto 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 02:48

Da oggi in avanti seguiremo la Mostra del Cinema di Venezia, come di consueto. E come sempre, manco a dirlo, non vi faremo mancare le nostre recensione, arricchite quest’anno di questi appunti indisciplinati attraverso i quali vi sottoporremo impressioni, idee, commenti, come fossero stati infilati dentro alla classica bottiglia di vetro per poi lasciarla inghiottire dalla marea. Di seguito ecco quanto ricavato dal film in pre-apertura, ossia la versione restaurata dal MoMa di Rosita (1923) di Ernst Lubitsch. L’edizione 2017 è ai nastri di partenza: noi siamo pronti. Buon festival anche a voi!

Oltremodo delizioso “Rosita” di Lubitsch, che in qualche bizzarro modo si erge a criterio per le giornate che vengono. Si finirà pure col dire cose risapute, ma che economia nel trarre il massimo da ogni singola inquadratura, senza mai sprecarne o aggiungerne mezza più del dovuto; quanta grazia in una recitazione che adotta il medesimo approccio anche quando enfatizza, dissipando quella che oggi ci appare come sospetta ingenuità con gesti o movimenti semplici ma risoluti: una mano al volto, degli occhi al cielo, una testa inclinata e via discorrendo. Non lo è, ma somiglia tanto a quel cinema impossibile del «qui e ora» che forse il “parlato” e gli effetti sonori (non il sonoro tout court) non possono a priori restituirci.

C’ero pure due anni fa per l’Otello di Welles, che è un’altra cosa, ma a dispetto dell’imponenza di quello, questo reperto che è Rosita genera un effetto straniante, quel «senza tempo» che tante volte, in tanti, hanno sperimentato assistendo ad un film muto. Infatti non mi dice nulla di nuovo, probabilmente, su tale categoria, tuttavia mi ricorda quanto certo rumore odierno ci stia facendo desiderare non il silenzio ma l’ordine, il primo, forse, anticamera del secondo. Fatico ad immaginare una partenza più corroborante.