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Venezia 2017, Brutti e Cattivi di Cosimo Gomez: Recensione in Anteprima

Torna il cinema di genere al Festival di Venezia grazie a Brutti e Cattivi.

pubblicato 7 Settembre 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 02:24

Non solo Ammore e Malavita. Il cinema di genere all’italiana ha travolto la 74esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia grazie anche a Brutti e Cattivi, film d’esordio alla regia di Cosimo Gomez in concorso nella sezione Orizzonti.

Una dark comedy politicamente scorretta che omaggia Ettore Scola sin dal titolo co-sceneggiata dallo stesso Gomez insieme a Luca Infascelli. Dopo 4 anni d’attesa e centinaia di disegni il regista è riuscito ad ottenere i finanziamenti necessari per dar vita al suo esuberante debutto, ambientato in una Roma periferica e mostruosa.

Protagonisti 4 freak, emarginati che si improvvisano rapinatori per mettere a segno il colpo di una vita. Il Papero, ex circense senza gambe; la Ballerina, nata senza braccia; il Merda, rasta tossico; e il nano Plissé, rapper che sognava di diventare ingegnere. Messo a segno il colpo milionario vengono immancabilmente a galla i primi problemi, perché tutti vorrebbero tenersi il malloppo senza doverlo dividere con gli altri. Inevitabili le disastrose conseguenze.

Un inizio folgorante, quello di Brutti e Cattivi, titolo che in pochi minuti travolge lo spettatore con personaggi spaventosi, criminali, fuori dal comune. Gomez non si pone filtri e semina irriverenza a secchiate, come i Farrelly dei tempi migliori, senza temere la spietatezza di scrittura che dipinge i 4 cialtroni della rapina in tutti i propri orrori. Che siano nani o portatori di handicap, chiunque può essere orrendo e privo di scrupoli.

Claudio Santamaria, già supereroistico Enzo Ceccotti per Gabriele Mainetti, va incontro ad una trasformazione fisica che gli devasta chioma e gambe, tra pelata con orribile riporto e moncherini. Con lui in scena la pellicola tiene, resiste al verosimile e diverte, perdendo quota nella parte in cui il suo Papero scompare dal set, lasciando spazio e trama ai deboli comprimari. Personaggi appena accennati che, come piccoli indiani, prima compaiono e immediatamente svaniscono, uno dopo l’altro, abbandonando sul campo situazioni e intrecci di scrittura che rapidamente si dissolvono, come neve al sole.

Colorito nei dialoghi, a tratti splatter e volutamente esagerato nella messa in scena, Brutti e Cattivi conferma la felice strada ‘alternativa’ intrapresa dal cinema italiano dopo il boom de Lo chiamavano Jeeg Robot, ma Gomez e Infascelli calano alla distanza perdendo presa con una sceneggiatura che dopo lo sfolgorante avvio cede prepotentemente quota, fino ad arrivare ad un illogico happy end che cancella quanto di cinico fatto precedentemente. Cattivi fino in fondo, bisognava essere, ma Gomez ha evidentemente fiutato l’odore di un possibile sequel, imboccando una direzione inutilmente e inaspettatamente buonista.

[rating title=”Voto di Federico” value=”5.5″ layout=”left”]
Brutti e Cattivi (Italia, 2017, commedia) di Cosimo Gomez; con Claudio Santamaria, Marco D’Amore, Sara Serraiocco, Simoncino Martucci – Concorso Orizzonti – dal 19 ottobre in sala