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Venezia 2017, Jusqu’à la garde di Xavier Legrand: Recensione in Anteprima

Esordio alla regia per il francese Xavier Legrand con Jusqu’à la garde, in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.

pubblicato 8 Settembre 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 02:22

Venezia 2017 chiude il suo Concorso ufficiale con un esordio alla regia, ansiogena e centrata sull’universo familiare. Jusqu’à la garde di Xavier Legrand, l’Affido in italiano, prende vita da un divorzio rumoroso, combattuto.

Myriam e Antoine Besson si ritrovano in tribunale, davanti ad un giudice, per decidere l’affido del figlio minore, Julien. La donna denuncia le violenze subite da parte dell’uomo, con il piccolo che scrive un’accorata lettera in cui ribadisce quanto detto dalla madre. Non vuole vivere con il papà, non lo vuole frequentare ne’ più rivedere. L’uomo, dal canto suo, racconta tutt’altra verità, spingendo la giudice a dargli ragione. Un conflitto, quello tra genitori, che porterà il piccolo Julien a pagarne le inevitabili e terrificanti conseguenze.

Un’opera quanto mai attuale, quella sceneggiata e diretta da Legrand, legata ad una realtà che vede la donna sempre più spesso vittima, perseguitata in casa propria da chi dovrebbe amarla, proteggerla. Asciutto nella durata (90 minuti), rigoroso nella regia ma schematico nella scrittura, Jusqu’à la garde imbocca rapidamente una chiara direzione, prendendo posizione nei confronti dei due genitori. ‘Chi dei due sta mentendo più dell’altro?‘, chiede inizialmente la giudice a Myriam e Antoine, con la risposta del regista che si fa presto spazio, tra vessazioni e scatti d’ira da parte dell’uomo. Nel mezzo, vittima annunciata, il figlio più piccolo interpretato da uno straordinario Thomas Gioria, assolutamente credibile nel dare un volto alla paura, al terrore nei confronti di un orco che ha la fisicità di Denis Ménochet. Un inquietante gigante indirizzato verso un’ovvia verità sin dai duri lineamenti e dall’imponente stazza: è lui il bugiardo, la mina vagante, il pericolo numero uno all’interno della famiglia.

Ad interpretare la perseguitata mamma Léa Drucker, negli abiti di una donna sfiancata dalle continue denunce e dall’insostenibile violenza di un ex marito che continua ad ossessionarla. Nulla di nuovo dal punto di vista cinematografico, all’interno di una conflittuale separazione con mostruosa figura paterna, ma Legrand alimenta tensione con enorme capacità tra paure taciute e minacce sommesse, regalando un finale al cardiopalma, quasi a tinte horror, con il mostro alla porta e il suo rancido fiato d’odio che si fa sempre più vicino.

Incollati alle poltrone e con il cuore in gola si assiste all’ovvio, temendo per i protagonisti, con le lacrime agli occhi e le ginocchia che tremano. Qualità registiche che controbilanciano una sceneggiatura particolarmente prevedibile nella sua evoluzione e nella caratterizzazione dei suoi personaggi, figli di una cronaca nera che non conosce nazionalità quando è il nucleo familiare a finire in prima pagina.

[rating title=”Voto di Federico” value=”6.5″ layout=”left”]

Jusqu’à la garde (Francia, drammatico, 2017) di Xavier Legrand; con Denis Ménochet, Léa Drucker, Thomas Gioria, Mathilde Auneveux, Saadia Bentaïeb, Sophie Pincemaille, Emilie Incerti-Formentini – Concorso

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