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Gli Sdraiati: nuove clip e video backstage del film con Claudio Bisio

Gli Sdraiati: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sulla commedia di Francesca Archibugi nei cinema italiani dal 23 novembre 2017.

pubblicato 24 Novembre 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 00:37

 

Gli Sdraiati, il nuovo film di Francesca Archibugi ha debuttato nei cinema italiani e Lucky Red ha reso disponibili 3 clip con scene del film accompagnate da due video backstage che ci portano dietro le quinte della pellicola che vede protagonista Claudio Bisio.

Giorgio (Claudio Bisio) è un giornalista di successo, amato dal pubblico e stimato dai colleghi. Insieme alla ex moglie Livia (Sandra Ceccarelli) si occupa per metà del tempo del figlio Tito, un adolescente pigro che ama trascorrere le giornate con gli amici, il più possibile lontano dalle attenzioni del padre. I due parlano lingue diverse ma ciò nonostante Giorgio fa di tutto per comunicare con il figlio. Quando nella vita di Tito irrompe Alice, la nuova compagna di classe che gli fa scoprire l’amore e stravolge la routine con gli amici, finalmente anche il rapporto con il genitore sembra migliorare. Ma l’entusiasmo non durerà a lungo perché il passato di Alice è in qualche modo legato a quello di Giorgio… Giorgio e Tito sono padre e figlio. Due mondi opposti in continuo scontro.

 

Il film è basato sul romanzo “Gli Sdraiati” di Michele Serra, opinionista e autore della celebre rubrica “L’Amaca”, pubblicata quotidianamente sulle pagine de La Repubblica, Michele Serra è giornalista, scrittore di successo e autore di numerose trasmissioni televisive, tra cui Che Tempo che Fa.

[quote layout=”big” cite=”Michele Serra]Il libro è privo di risposte, fatto di sole domande. Ma sono molto felice di averlo scritto perché mi somiglia.[/quote]

 

 

 

 

Gli Sdraiati: trailer e poster del film di Francesca Archibugi con Claudio Bisio

 

Il 23 novembre arriva nei cinema con Lucky Red la commedia Gli sdraiati, il nuovo film della regista Francesca Archibugi (Il nome del figlio) liberamente ispirato al best seller di Michele Serra.

Il film vede protagonista Claudio Bisio nei panni di un padre alle prese con un figlio adolescente, un rapporto che diventa il simbolo di un più ampio conflitto generazionale in atto all’insegna dell’incomunicabilità.

 

Dopo la separazione, anni fa, Giorgio Selva ha ottenuto l’affido condiviso e si occupa per metà tempo del figlio Tito, di diciassette anni. E’ un uomo realizzato, avrebbe una vita appagante, ma insieme all’adolescenza di Tito è scoppiata una guerra quotidiana. Tito ha una banda di amici, tutti maschi, troppo lunghi, troppo grassi, troppo magri, spaccano rovesciano inzaccherano mentono fuggono puzzano. Stanno sempre appiccicati, da scuola al divano, dal divano a scuola, fino a che non irrompe Alice. La nuova compagna di classe, occhi azzurri e torvi, parla poco, non sorride mai. Tito si innamora. Ad un colloquio dei professori Giorgio scopre con ansia che Alice è la figlia di Rosalba, una donna che era stata a casa loro diciassette anni prima. Era un po’ domestica, assistente, factotum; poi Rosalba sparì di botto e nessuno ne seppe più nulla. Adesso è riapparsa come madre di Alice, quasi minacciosa, parla di soldi, non si capisce cosa voglia. Fra Alice e Tito si instaura un legame vero, esclusivo, la prima intimità psichica e fisica. Giorgio attraversa le sue giornate abitato da fantasmi, sensi di colpa, ma il destino ha scarti imprevedibili, sembra che stia lì a insegnare a padre e figlio come scambiarsi la fatica di diventare adulti e la fatica di invecchiare.

 

Il cast è completato da Donatella Finocchiaro, Gaddo Bacchini, Cochi Ponzoni, Antonia Truppo, Gigio Alberti, Barbara Ronchi, Carla Chiarelli, Federica Fracassi, Sandra Ceccarelli, Giancarlo Dettori, Ilaria Brusadelli, Matteo Oscar Giuggioli, Nicola Pitis, Nicolò Folin, Gabriele di Grali e Massimo de Laurentis.

 

 

NOTE DI REGIA

Le famiglie sono disfunzionali in molti modi. In genere viene raccontata la solitudine dei ragazzi, l’essere incompresi, e soli, e spesso non amati. Quello che ci ha colpito del romanzo di Michele Serra è stata una specie di disfunzionalità paradossale perché invertita, la solitudine di un padre che si sente chiuso fuori dalla vita del figlio. Lui incompreso, e forse non amato. Da questo piccolo ma centrale nucleo narrativo, che si svolge come una lunga lettera che non riceve risposta, con Francesco Piccolo abbiamo costruito la nostra storia, immaginato il romanzo famigliare. Perché un uomo realizzato, rispettato, non riesce ad ottenere rispetto dal figlio, accettazione di regole minime, di comprensione dei propri punti di vista? E soprattutto, perché se ne dà la colpa? Perché reagisce in modo scomposto, inseguendolo, sbottando, perdonando, non sapendo sostanzialmente che fare? Perché subisce troppo, subisce sempre? Dello strapotere dei bambini, e poi degli adolescenti, si dice scherzando (ma nemmeno tanto) che ha portato a cose mai viste nella storia dell’umanità. La paternità in declino è Enea che si carica il vecchio Anchise sulle spalle mentre brucia Troia. Ecco, a Milano, dentro i bastioni, come in ogni quartiere centrale e borghese delle nostre città, si rovescia l’immagine classica che ci si è fissata in testa dai libri di scuola. Nella nostra Odissea contemporanea, Anchise fino a che non muore si carica sul groppo ne figli più grossi di lui, li consola, li giustifica, li subisce, li mantiene. I ragazzi sono tutti così? Non lo so, non credo. Noi raccontiamo dei pezzi unici, Giorgio il padre e Tito il figlio. Un rapporto che si è complicato, avvelenato sulle piccole cose, sui singoli toni, su scelte minime. Soprattutto da un senso di colpa immotivato del padre, che si espande fino a dargli una percezione un po’ allucinata della realtà. La vita di Tito è riscattata dalla vitalità, l’amore e l’amicizia, come un razzo sparato nel firmamento della vita adulta, mentre dà il peggio di sé stesso con suo padre. È il racconto di una relazione unica, individuale, Giorgio e Tito, padre e figlio, con tante persone intorno che contribuiscono a semplificarla o complicarla, come se diventasse sempre più difficile esprimere un sentimento elementare come volersi bene, e ci si incancrenisce e si patisce per problemi futili. Forse è vero che siamo una società in decadenza, che discute se sia giusto o meno che un padre obblighi a rimettere in frigo uno yogurt, fiumi di libri sull’educazione di figli sempre più smarriti, mentre flotte di ragazzi attraversano i monti e i mari sfidando la morte, per cercare nel nostro occidente nevrotico una nuova vita. E forse, portarcela. [Francesca archibugi]