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Chiamami Col Tuo Nome: recensione in anteprima del film di Luca Guadagnino

Chiamami Col Tuo Nome, ovvero l’incontro tra Luca Guadagnino, James Ivory e André Aciman, va oltre ogni più rosea aspettativa. Un film indimenticabile che – come i migliori ricordi – si vorrebbe rivivere subito. Con una mezz’ora finale di commozione poche volte vissuta così sul grande schermo. Capolavoro.

pubblicato 1 Novembre 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 00:31

Call me by your name and I’ll call you by mine.

Un film di movimenti del corpo. Come il movimento di lingua che Elio fa nell’iniziare a baciare per la prima volta Oliver. Come anche tutti quei movimenti altrettanto inaspettati che Elio fa nel corso del film, qualcuno un po’ fuori di testa: dopotutto ha 17 anni ed è pieno di energia da smaltire in maniera appunto inaspettata. Va da sé che molti dei movimenti del suo corpo sono anche fatti apposta per studiare e vedere le reazioni degli altri.

Quindi, anche un film di reazioni ai movimenti del corpo. Come la reazione che probabilmente Oliver cerca da Elio nel momento in cui gli massaggia la spalla durante una partita di pallavolo in giardino con gli amici. Chissà come reagirà Elio a quella che forse è una effusione o forse no? E come reagirà Oliver ora che Elio lo sta per baciare, ora che si è totalmente scoperto, e anzi lo invita ad andare oltre?

Non aveva vita proprio impossibile, Luca Guadagnino, con un testo come quello di André Aciman. Chi dice che era impossibile da portare sul grande schermo dovrebbe rileggerselo: il cuore pulsante del film sta già tutto nel libro. Un libro che è un flusso di emozioni continuo, tra descrizione dei movimenti del corpo, dettagli, giochi di sguardi, e attese spesso infinite. Che fosse poi un’operazione delicata, quella di portarlo sul grande schermo, beh quello è un altro paio di maniche.

Ambiguità e tensione sessuale sono al centro di una storia che non ha nulla di troppo complicato, ma allo stesso tempo è elaboratissima. Elio ha 17 anni, Oliver ne ha 24. Siamo nel 1983, nella nuova Italia di Craxi: basta anche questo per definire il contesto in cui si sviluppa la storia d’amore tra Elio e Oliver. E il primo che pensa che qualcosa non possa nascere tra due uomini è proprio Oliver. Viene dall’America di Reagan, certo.

Elio, nonostante osservi molto e studi prima di agire, si dimostra molto più ‘coraggioso.’ Non solo ha il vantaggio di avere qualche anno in meno, cosa che gli permette quella spregiudicatezza di cui prima, ma ha alle spalle una famiglia ricca e borghese (come quelle che piacciono molto a Guadagnino) che ha utilizzato la cultura e gli idiomi (nel film si parlano italiano, inglese, francese, tedesco…) come strumenti per aprirsi la mente. Era possibile anche in un paese ‘da qualche parte in Italia’ negli anni 80.

Se le idee c’erano appunto già tutte nel romanzo, Guadagnino e James Ivory le portano a una dimensione cinematografica indimenticabile. L’incontro tra la sensibilità dell’autore di Maurice e le ossessioni del regista di Io Sono L’Amore (gente ricca e bellissima, l’estate, i corpi, e tutto ciò che è vagamente sexy) è una sorpresa che anche i loro fan ammetteranno va oltre ogni più rosea aspettativa.

Chiamami Col Tuo Nome racconta sì una relazione che nasce e cresce con seduzione e ambiguità all’ombra di tutto e tutti, ma è soprattutto la messa in scena senza filtri di un’educazione sentimentale (ed è quindi ancora più giusta la scelta di un racconto che va da A a Z, senza voice off, puro e limpido nel suo essere episodico). Elio, per avere 17 anni, di esperienze sessuali ne ha fatte e ne sta facendo molte: ma quello che ancora non conosce, vista l’età, è il peso dei suoi stessi sentimenti.

Elio impara a riconoscere la sua inaspettata attrazione, si butta a capofitto in un amore che per molti non sarebbe ortodosso. C’è anche per forza di cose un po’ di piacere anche nel fare le cose di nascosto: dagli amici che mai potrebbero sospettare nulla, e anche dei genitori che forse intuiscono o forse no, e comunque rispettano tempi e privacy del figlio. Ma Oliver è uno stagista il cui periodo di permanenza in Italia è limitato: come reagirà Elio quando sarà tutto finito?

Guadagnino non rinuncia a mettere in scena tutto ciò che gli piace da sempre, scene di grandi cene all’aperto e nuotate in piscina incluse. Ma il risultato qui non solo è ben più erotico di un Melissa P., ma è anche il suo primo film limpido e forse completamente ‘suo.’ Paradossale dirlo nel caso di un film basato su un romanzo e scritto da un altro autore.

Ma se Io Sono l’Amore guardava a Visconti, A Bigger Splash a Deray, e questo in fondo guarda a Bertolucci, non dà mai l’idea di essere inferiore al suo modello a cui Guadagnino aspira neanche per un secondo. Chiamami Col Tuo Nome è il suo Io Ballo da Sola non perché oggettivamente lo ricordi, ma perché è bello e giusto allo stesso modo. E poi gira davvero meglio che mai, con un paio di idee che fanno cascare la mascella: attenzione al pianosequenza in piazza, fatto di geometrie purissime e tensione emotiva pazzesca.

Armie Hammer, la star del film, si butta a capofitto in un ruolo tanto bello quanto inatteso – per chi viene chiamato da Hollywood a interpretare il primo amore omosessuale di un ragazzino di 17 anni -. Ma è Timothee Chalamet che spezza il cuore con un’interpretazione che si vede essere anche farina del suo sacco. Quei movimenti del corpo non possono che essere anche un po’ suoi. Ma la direzione di tutti gli attori da parte di Guadagnino è a volte davvero sopraffina. Il monologo finale del padre (Michael Stuhlbarg), che fa quadrare il cerchio aprendo anche altre idee e persino interpretazioni, ne è un esempio perfetto. Se non vi scioglie il cuore, fatevi qualche domanda.

E si ritorna lì: non ai movimenti del corpo, non agli sguardi, non all’attesa, non all’ambiguità, e nemmeno alla pesca, protagonista di una scena già cult come nel romanzo. Si ritorna ai sentimenti e alle modalità inaspettate con cui la vita ti insegna a capirli, assaporarli, e viverli. E in un melodramma così struggente, la lezione più bella è proprio come Elio deve venire a patto con questi suoi sentimenti e farne tesoro. Che tuffo al cuore quell’ultima inquadratura, e che voglia di rivedere il film da capo: come quei ricordi che si vorrebbe rivivere immediatamente perché troppo belli per essere veri.

[rating title=”Voto Gabriele” value=”10″ layout=”left”]

Chiamami Col Tuo Nome (Call Me by Your Name, drammatico 2017, Italia / Francia / USA / Brasile, 130′) di Luca Guadagnino; con Timothée Chalamet, Armie Hammer, Michael Stuhlbarg, Amira Casar, Esther Garrel. In sala dal 1 febbraio 2017.