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Lady Bird: recensione in anteprima del film di Greta Gerwig

Al suo esordio da regista in solitaria, Greta Gerwig racconta in Lady Bird un coming of age piuttosto familiare con un irresistibile spirito da commedia. Con un’ottima Saorsie Ronan che si concede senza trucco e inganno (e con tanto di brufoli in vista). E alla fine vorrete telefonare alla mamma…

pubblicato 30 Novembre 2017 aggiornato 27 Agosto 2020 23:52

Noi siamo le persone che incontriamo, i posti in cui viviamo, i ‘grazie’ che riusciamo a dire, il nome che ci è stato dato. Christine McPherson ha un’amica del cuore, e sta per avere un paio di cotte di quelle che ti segnano per sempre. Vive a Sacramento, in California, ma sogna la East Coast e NYC. Di ‘grazie’ ancora non riesce a dirne tanti, e il rapporto con la madre è a dir poco rocambolesco.

La personalità di Marion, madre di Christine, non aiuta di certo. ‘Avete entrambe due personalità forti,’ dice Larry, il padre, con la dolcezza che lo contraddistingue. Nonostante i mille problemi lavorativi che potrebbero schiacciarlo e un altro grave problema di cui la figlia non sa manco dell’esistenza, Larry tira avanti con una facciata di estrema tranquillità. Intanto, Christine vive l’adolescenza di molte ragazzine californiane: incomprensione con la madre compresa…

Ecco perché si fa chiamare da tutti Lady Bird, e rifiuta di usare il suo nome di battesimo. Un segno di volontà di indipendenza, di rottura, di voler vivere come si vuole senza dover rendere atto a nessuno di cosa si fa e perché lo si fa (se c’è un perché). Tutto già visto altrove, è vero: ma la cosa più interessante è che Greta Gerwig, all’epoca musa del mumblecore, ‘movimento’ ultra-indie e low budget del cinema americano, del mumblecore non si porta dietro nulla. Meno male.

Al suo esordio ‘in solitaria’ (aveva già co-diretto Nights and Weekends nel 2008 con Joe Swanberg), Gerwig opta per un coming of age piuttosto familiare. Non è che questa storia non l’abbiamo già digerita un migliaio di volte. Però lo spirito da commedia che pervade gran parte del film gli regala un tono e un ritmo a cui è difficile resistere. Si guardi solo la scena con tutte le ragazze della scuola cattolica mentre assistono a un imbarazzante monologo anti-aborto.

In quello che è una sorta di prequel di Frances Ha, Gerwig segue la sua protagonista come Baumbach seguiva Frances in quel film. Con lo stesso sentimento di affetto per una ragazzina che sta già iniziando a trovare il suo posto nel mondo anche se non ha ancora lasciato il nido. Non spinge mai la mano sul sentimentalismo facile, anche grazie a quel tono leggero che tiene in bilico l’operazione fino all’ultimo.

Lady Bird è un onestissimo film sull’adolescenza, di quelli che se te li descrivono puoi anche roteare gli occhi, e poi quegli occhi te li trovi ad asciugarteli. Ha quella qualità universale di quei coming of age a cui ci si relaziona subito. Un po’ credo sia dovuto al fatto che Saorsie Ronan, sempre unica in ruoli del genere, si mostra senza inganno con tanto di acne ben visibile. Un dettaglio tra i più notevoli che va ad aggiungersi a tante piccole trovate di cui il film è pieno.

In un film in cui le cose sono già state tutte dette, serve però anche che tutte le figure di contorno siano di gran supporto alla protagonista. Gerwig lo sa bene, e dirige al meglio sia i due maschietti di cui Lady Bird si invaghisce (il Lucas Hedges sorpresa di Manchester by the Sea, e il meraviglioso Timothée Chalamet di Chiamami Col Tuo Nome), sia Julie (Beanie Feldstein), la migliore amica di sempre che resterà appunto la migliore nonostante la vita ti porti a sbandare e ad allontanarti.

Inutile invece attaccarsi a quelli che sono altri personaggi assai più bidimensionali (le compagne di scuola, il fratello e la ragazza): fanno parte della commedia in modo tradizionalissimo. Se ci ferma a pensare ai colori di tutti i personaggi, si rischia di perdere il fulcro del film: che è quello di un call-your-mom movie, ovvero quei film che alla fine, col groppo in gola, ti fan venire la voglia di telefonare alla mamma. Un effetto che è un regalo per chi ad esempio voleva saperne di più della vita quotidiana di Frances Ha a Sacramento, non a caso città natale della Gerwig.

[rating title=”Voto di Gabriele” value=”8″ layout=”left”]

Lady Bird (USA 2017, commedia 93′) di Greta Gerwig; con Saoirse Ronan, Laurie Metcalf, Lucas Hedges, Tracy Letts, Timothée Chalamet, Beanie Feldstein. In sala da giovedì 19 aprile 2018 distribuito da Universal Pictures.