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C’era una volta in America: Once upon a Time dal 1984 al 2012

“C’era una volta in America” scopri il film la trama e la versione restaurata con scene inedite; Cineblog si concede un Once upon a Time dal 1984 al 2012.

di cuttv
pubblicato 18 Ottobre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 21:06

Oggi torna al cinema C’era una volta in America, il travagliato capolavoro di Sergio Leone che tenta di dilatare all’infinito lo spazio-tempo del cinema, e quel sogno americano di un regista capace di guardare oltre miti e frontiere. Un ritorno alle origini, all’amicizia e al tradimento, alla solitudini e al rimorso, con la versione restaurata di quattro ore e dicinnnove minuti, concepita, girata e voluta da Leone, che per anni abbiamo visto in quella ufficiale di tre ore e quaranta, o nella versione ‘mutilata’ di due ore e trenta.

28 anni dopo la prima versione, quei minuti omessi e tagliati a fatica dal regista per esigenze produttive, tornano con sei blocchi di scene inedite, dopo un laborioso anno di recupero e restauro, operato dalla Cineteca Bologna, con la famiglia Leone, storici del cinema e la troupe originaria (il co-sceneggiatore Franco Ferrini, il produttore esecutivo Claudio Mancini, i montatori Patrizia Ceresani e Alessandro Baragli, il montatore del suono Fausto Ancillai), per recuperare e reinserire i 25 minuti di materiali aggiuntivi dove Leone li aveva pensati, utilizzando la sceneggiatura originale e i fotogrammi in testa e in coda delle scene tagliate, per identificare esattamente il luogo da cui erano state eliminate, insieme al doppiaggio originale.

Una extended version di C’era una volta in America, finanziata da Gucci e The Film Foundation di Martin Scorsese, che dopo Cannes (nella gallery), Bologna e Roma, approda di nuovo sul grande schermo delle sale del circuito THE SPACE CINEMA e in quelle selezionate da QMI, dal 18 al 21 ottobre 2012, si spera anche di più, quindi aspettando l’uscita del primo dvd del film, con le scene inedite in inglese e i sottotitoli italiani, prevista per il 7 dicembre e il successivo cofanetto, ci concediamo un “Once upon a Time” e uno speciale viaggio tra i fotogrammi e le curiosità del film, che stiamo finalmente per guardare come lo avrebbe voluto Sergio Leone.

Once Upon A Time Premiere - 65 Annual Festival di Cannes
Once Upon A Time Premiere - 65 Annual Festival di Cannes
Once Upon A Time Premiere - 65 Annual Festival di Cannes
Once Upon A Time Premiere - 65 Annual Festival di Cannes

Once Upon A Time Premiere - 65 Annual Festival di Cannes
Once Upon A Time Premiere - 65 Annual Festival di Cannes
Once Upon A Time Premiere - 65 Annual Festival di Cannes
Once Upon A Time Premiere - 65 Annual Festival di Cannes
Once Upon A Time Premiere - 65 Annual Festival di Cannes

Il quartiere ebraico della New York anni ’20 è il campo delle gesta di una piccola banda di ragazzini capeggiati da Max e Noodle. La strada è il loro regno per scippi, furterelli, ricatti al poliziotto di zona e così via. Ma i ragazzi crescono, l’epoca del proibizionismo incalza… e Once Upon a Time in America diventa il racconto epico di morte, amicizia, rapine, tradimenti, antieroi e esiliati, realtà e ricordi drogati, un duello lungamente annunciato, una presenza ‘visiva’ della colonna sonora, l’uso stupefacente del dolly e dei movimenti di macchina, e quei salti temporali croce e delizia del film e della cosiddetta trilogia del tempo (con C’era una volta il West nel 1968 e Giù la testa nel 1971) di Sergio Leone.

Si parte dalle New York del 1933, con Noodles alle prese con dei gangster che gli danno la caccia, fino al teatro cinese dove si era rifugiato a fumare oppio. Poi un salto nel 1968, dove un Noodles ormai anziano ritorna a New York richiamato da una lettera misteriosa. Di nuovo indietro fino al 1922, dove scopriamo l’adolescenza di quattro ragazzi del Lower East Side, la nascita dell’amicizia tra Noodle e Max, la ribellione ai gangster del quartiere fino a quando Noodles uccide il boss, finendo in carcere per ben undici anni. Si torna di nuovo nel 1968, con il vecchio Noodles che trova nella tomba dei suoi amici la chiave di una valigetta piena di dollari. Poi nel 1933 Noodles esce dal carcere accolto dai suoi amici in festa. Nel 1968 Noodles riconosce il sindacalista Jimmy O’Donnel in TV, ricorda di averlo salvato da una banda rivale tanti anni prima con Max, poi si confronta con il senatore Bailey (Rusty Jacobs), e incontra Deborah, prima di tornare nel 1933, nella fumeria d’oppio Noodles e a quel sorriso enigmatico (video alla fine).

Il tempo è la chiave di tutto, anche nel dialogo tra Noodles e il vecchio “Fat” Moe Gelly (Larry Rapp):

Moe: Noodles, cos’hai fatto in tutti questi anni?
Noodles: Sono andato a letto presto.

Tra la preparazione di C’era un volta il West (1968) e quella di Giù la testa (1971), Sergio Leone si appassionò a un romanzo di quattrocento pagine sui gangster ebrei,The Hoods (Mano armata). Harry Gray, pseudonimo dell’autore, lui stesso unex gangster, lo aveva scritto mentre scontava la sua pena a Sing Sing. Leone lo incontrò a fine anni Sessanta e rimase affascinato da questo ex malvivente, che rispondeva a monosillabi (“Sì, no, forse” fu tutto quello che riuscì strappargli), che non aveva nulla della gloria dei banditi raccontati da Hollywood e che condivideva con lui il medesimo immaginario, formatosi nelle sale cinematografiche. Leone capì che The Hoods gli avrebbe consentito di lavorare non più su personaggi mitici ma sul Mito stesso: sulla sua trasmissione, sui generi cinematografici e sulle loro filiazioni, sull’infanzia del Novecento, in una specie di Ricerca del tempo perduto collettiva. La costruzione di questa cattedrale (così Enrico Medioli chiamò il lavoro preparatorio) sarebbe durata a lungo.

I diritti cinematografici del romanzo non erano disponibili e dopo molti e inutili tentativi sarà Alberto Grimaldi, già produttore di Leone, ma anche di Fellini, Pasolini, Bertolucci, a riuscire a ottenerli e a chiedere a Norman Mailer di scrivere una prima sceneggiatura. Leone però non trovò interessante quella prima stesura, e per scrivere si circondò di uno straordinario gruppo di sceneggiatori italiani: Kim Arcalli (geniale collaboratore di Bertolucci), Enrico Medioli (autore di sette sceneggiature per Visconti), Leo Benvenuti e Piero De Bernardi (che conAmici miei erano stati capaci di raccontare il tema dell’amicizia in maniera totalmente nuova). Al gruppo si aggiunse in un secondo momento un giovane critico, Franco Ferrini (e molto più tardi, nella fase finale di stesura dei dialoghi inglesi, Stuart Kaminsky).

Nel 1980 Leone incontra il produttore Arnon Milchan e la Warner, Robert De Niro accetta il ruolo di David “Noodles” Aaronson, il film sembra finalmente arrivare alla svolta finale.

Al cast si aggiungono James Woods nel ruolo di MMaximilian “Max” Bercovicz poi Senatore Christopher Bailey, Elizabeth McGovern in quello di Deborah Gelly, Danny Aiello in quelli di Vincent Aiello … anche la Louise Fletcher in quello delle direttrice cimiteroche sparisce con una delle scene tagliate recupate solo con il restauro del 2012.

La colonna sonora di Ennio Morricone, preparata già a metà anni Settanta con alcuni brani famosi del Novecento (oltre alla Gazza ladra di Rossini) diventa parte integrante della narrazione, utilizzata come nel muto anche durante le riprese per ispirare gli attori.

Durante i nove mesi di riprese, realizzati a Cinecittà e nella campagna di Pietralata a Roma, a Parigi, sul lago di Como, nella Brooklyn Newyorkese, Miami, nel New Jersey, a Montreal, e nella Venezia della scena del ristorante dove cenano Noodles e Debora, lo scenografo Carlo Simi, la costumista Gabriella Pescucci, il direttore della fotografia Tonino Delli Colli hanno hanno lavorato all’atmosfera di tre epoche.

Il produttore Arnon Milchan è anche il protagonista di un cameo, recitando nel ruolo dell’autista che rifiuta i soldi da Noodles/De Niro dopo che questi ha violentato Deborah/Elizabeth McGovern.

Il primo assemblaggio del film era lungo dieci ore. Sergio Leone riesce a ridurlo a sei, considerando la possibilità di farne due episodi di tre ore l’uno, prima di adattarsi a farne un film di quattro. Milchan e la Warner si aspettavano però un film di non oltre 160 minuti, quindi ingaggiarono il montatore Robert BrownRobert Brown per ridurre ulteriormente il film.

Milchan, preoccupato della eccessiva durata del film (236 minuti, poco meno di Via col vento…) e dalla frammentazione temporale della storia, decise di operare di taglio e di montaggio e, dopo la presentazione della versione originale al Festival di Cannes, fece in modo che negli Stati Uniti ne uscisse una versione tagliata di almeno un’ora e mezza, con le scene del De Niro vecchio e dell’infanzia dei ragazzi completamente eliminate. Il risultato fu un film “messo in ordine” temporale, ma del tutto incomprensibile, e perciò un vero flop al botteghino.

La prima proiezione del film si tenne a New York il 17 febbraio 1984, in Italia il 6 luglio dello stesso anno, vietata ai minori di 18 anni in Spagna, Regno Unito, Francia, Irlanda, Finlandia, Norvegia e Brasile; ai minori di 16 in Germania, Olanda e Nuova Zelanda; di 15 in Svezia; di 14 in Italia e negli Stati Uniti; di 13 in Canada.

Alla fine delle controversie la versione americana, con le scene rimontate in senso cronologico, dura 1 ora e 34 minuti e non viene firmata da Leone; la versione europea, presentata a Cannes nel maggio del 1984, dura 3 ore e 49 minuti.

Per Sergio Leone, che aveva lottato su quel progetto per 13 anni, fu un colpo letale e non sono pochi coloro che affermano che lo stress vissuto per C’era un volta in America fu alle origini della malattia che lo portò via pochi anni dopo, a soli sessant’anni.

In ogni caso C’era una volta in America in Italia e in Europa venne mantenuto nel suo formato iniziale e benché avesse una durata che non permettesse più di due spettacoli al giorno, fu comunque uno dei grandi successi della stagione. Molti anni dopo, grazie anche alle pressioni delle figlie di Leone (intervistate negli extra del DVD) il film fu ripresentato anche in America in una versione di 227 minuti, reinserendo sequenze eliminate

Per un problema burocratico dovuto dalla distribuzione statunitense la colonna sonora di Ennio Morricone non riuscì a candidarsi ad un Oscar che aveva parecchie probabilità i vincere.

Nonostante questo, il film si è aggiudicato nel 1984 il Los Angeles Film Critics Association Award per la Miglior colonna sonora a Ennio Morricone, e nel 1985 cinque Nastri d’Argento (Miglior regia, Miglior colonna sonora, Miglior fotografia, Miglior sceneggiatura e Migliori effetti speciali) e due Bafta (Migliori costumi e Miglior colonna sonora), oltre al miglior film straniero dell’anno conferito dalla Awards of the Japanese Academy e il Kinema Junpo Awards.

Il film è stato pubblicato in DVD il 7 luglio 2003, in un’edizione a due dischi con la versione integrale da 220′, nel formato 1,85:1 con audio Dolby Digital 5.1.

La nuova extended version di C’era una volta in America, realizzato dalla Cineteca di Bologna al laboratorio L’Immagine Ritrovata, in collaborazione con Andrea Leone Film, The Film Foundation e Regency Enterprises, e finanziata da Gucci e The Film Foundation di Martin Scorsese, è stata presentata il 18 maggio al 65º Festival di Cannes, alla presenza di un Robert De Niro emozionato, James Woods, Jennifer Connelly, Elizabeth McGovern ed Ennio Morricone. A Bologna oltre alla proiezione del 22 giugno per la rassegna di Cinema Ritrovato, la Cineteca di Bologna lo ha trasmesso dal 23 al 30 giugno. A Roma, città natale del regista, i più fortunati lo hanno visto lo scorso 16 ottobre, da oggi al 21 ottobre 2012 lo possiamo fare tutti nelle sale italiane del circuito THE SPACE CINEMA e in quelle selezionate da QMI.

I sei blocchi di scene ritrovate, appartenenti alle diverse epoche nelle quali il film è ambientato e reinserite esattamente dove furono tagliate offrono:

1) Seq. 75-76 int-est Cappella cimitero
Mt. 104, 8 / min. 3’ 49’’
Incontro di Noodles con la direttrice del cimitero di Riversdale (Louise Fletcher) nella cappella e apparizione inquietante della Cadillac nera nei viali del cimitero (1968). È una delle sequenze che Leone si rammarica di avere tagliato (“Cahiers” e “Cinecritica”). Grazie al recupero di questa sequenza Louise Fletcher torna nel film da cui era sparita a causa dei tagli.

2) Seq. 95 Est. Tuffo in acqua+draga Max e amici cercano Noodles
mt. 35,5 / min. 1’ 17’’ sequenza muta
L’automobile guidata da Noodles, con Max e Cockeye a bordo, sprofonda nelle acque del lago. Gli uomini si dibattono divertiti fra le acque mentre una gru draga terra e detriti (1933).

montata unitamente alla:
Seq.96 est villa Bailey, Noodles vede esplosione auto
mt. 53 / min. 1’ 56’’
Noodles camminando davanti alla villa vede uscire l’auto che dopo pochi metri esplode.

3) Seq.107 Teatro Noodles e autista arrivo Deborah
mt. 57,6 / 2’ 06’’
All’entrata del teatro, Noodles dialoga con l’autista prima dell’arrivo di Deborah (1933). (“Très belle scène” la definisce Leone ai “Cahiers”)

4) Seq.111 int. notte Eve incontra Noodles
mt. 66,2 / 2’ 25’’
Incontro di Eve con Noodles nel locale della 52ª, poi loro amplesso nella camera d’albergo dell’uomo (1933)

montata unitamente alla:
Seq.112 int. camera da letto Eve e Noodles
mt. 68,7 / 2’ 30’’
Seq.113 int camera da letto risveglio Noodles trova biglietto Eve
mt. 13,6 / 30’’
Seq.114 est. stazione Deborah prende caffè e esce dal bar
mt. 16,2 / 35’’
5) Seq 137 int. teatro Deborah interpreta Cleopatra
mt. 62,9 / 2’ 18’’
Deborah recita la Cleopatra shakespeariana a teatro. Noodles è presente fra il pubblico (1968).

6) Seq.142 int. villa Bailey incontro Max e Jimmy
mt. 140 / 5’ 08’’
Mentre arrivano gli ospiti, Bailey ha un colloquio nel suo studio privato con il sindacalista protagonista in passato di un “salvataggio” da parte della banda di Noodles e Max.

Un capolavoro divenuto una sorta di testamento spirituale per Sergio Leone, morto nel 1989 vedendo il film di Robert Wise Non voglio morire, ma anche una vera ossessione, stando anche alle dichiarazioni della figlia del regista, Raffaella Leone, durante l’anteprima romana

“Una vera ossessione che non so neppure quanto volesse togliersi davvero. Sembrava a un certo punto che questo film non volesse più finirlo. Dieci anni per avere i diritti del libro. E poi, un anno di preparazione, un altro per scrivere la sceneggiatura, un anno, infine, per le riprese. Insomma C’era una volta in America non finiva mai. Questo è il film a cui mio padre Sergio Leone ha dato di più e dove c’è di più il suo carattere”.

Un lungo viaggio mai concluso con quel sorriso che insinua dubbi sul lungo e frammentato flashback del protagonista, fatto di ricordi reali o solo allucinazioni da oppio … Once upon a Time o forse mai …

Once Upon A Time Premiere - 65 Annual Festival di Cannes
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Foto Cannes | © Getty Images