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La donna elettrica, recensione: una fiaba ecologista che si fa commedia tra le lande d’Islanda

Una supereroina dei nostri tempi, armata di bici e arco, per combattere le multinazionali. Arriva dall’Islanda il folgorante La Donna Elettrica.

pubblicato 8 Dicembre 2018 aggiornato 27 Agosto 2020 14:23

Presentato a Cannes ne la Semaine de la Critique, Premio LUX del Parlamento Europeo e in nomination per la miglior attrice agli European Film Awards, La donna elettrica di Halldóra Geirharðsdóttir arriva nelle sale d’Italia con tutto il suo carico di originalità, impegno sociale e ilarità.

Protagonista è Halla, 50enne direttrice single di un piccolo coro in Islanda. Una vita apparentemente normale e tranquilla, se non fosse che Halla viva una doppia esistenza, perché al di fuori della routine quotidiana indossa gli abiti di una sabotatrice, armata di arco e tanto coraggio per colpire quelle multinazionali cbe stanno devastando la sua splendida Terra. Tutto cambia, però, quando una sua vecchia richiesta d’adozione viene accolta, con una bimba ucraina di 4 anni che improvvisamente si affaccia nella sua vita.

Regista di Storie di cavalli e di uomini, Erlingsson ha scritto e diretto una fiaba moderna di sorprendente forza e originalità. L’incubo dei cambiamenti climatici, che i potenti della Terra trascurano colpevolmente continuando ad inquinare l’atmosfera, viene qui affrontato da una donna qualunque, da una supereroina che in sella alla propria bici, con travestimenti ridicoli e stratagemmi artigianali per sfuggire all’intelligence islandese (gli smartphone in freezer!), si tramuta in pericolo pubblico numero uno.

La straordinaria Halldóra Geirharðsdóttir, chiamata ad interpretare anche la sorella gemella decisa ad entrare in convento, incarna perfettamente i lineamenti di un’intrepida insegnante/terrorista in difesa dell’ambiente, mentre il Governo arranca sulle sue tracce e si impunta ciecamente nei confronti di un povero turista sudamericano, straniero e non a caso a prescindere ‘indiziato’.

Solo apparentemente thriller ecologista dai toni surreali, La donna Elettrica è una commedia dai rimandi fiabeschi, visivamente spiazzante ed eccentrica. Centrale la colonna sonora, perché fisicamente presente all’interno della pellicola. Tre musicisti seguono letteralmente la protagonista, di fatto suoi daimon insieme a tre donne ucraine, coriste nei momenti più drammatici. Musica diegetica che si fa extradiegetica, e viceversa, con Erlingsson costretto a registrarla tanto in studio quanto dal vivo, sul set, con pianoforti e tromboni tra le meravigliose lande d’Islanda, per la gioia del compositore e pianista e fisarmonicista Davíð Þór Jónsson, e dei colleghi Magnús Trygvason Eliasen e Ómar Guðjónsson.

Quanto mai contemporaneo, La Donna Elettrica del titolo ha il volto dell’eccezionale Geirharðsdóttir, da anni attrice più celebre e premiata d’Islanda, qui futura mamma e guerrigliera zen al cospetto di un’esperienza anche fisicamente parlando particolarmente complessa. Un’opera tutta al femminile, quella scritta da Erlingsson, che vede il simbiotico rapporto tra Hella e la sorella gemella Asa farsi sempre più decisivo (e pieno d’amore), per le sorti di una trama che si sviluppa spaziando tra i generi, sdrammatizzando con intelligenza, allegria e delicatezza un problema quanto mai scomodo e attuale. Le scenografie naturali dell’isola nordica, poi, completano un piccolo ma ambizioso quadro cinematografico di ipnotica bellezza.

[rating title=”Voto di Federico” value=”7″ layout=”left”]

La donna elettrica (Islanda, 2018, Kona fer í stríð, commedia) di Benedikt Erlingsson; con Halldóra Geirharðsdóttir, Jóhann Sigurðarson, Davíð Þór Jónsson, Magnu´s Trygvason Eliasen – uscita giovedì 13 dicembre 2018.