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Non ci resta che il Crimine, la recensione: Ritorno ai film di genere anni ’70

Viaggio nel tempo nella Roma del 1982, tra mondiali di calcio e banda della Magliana, con Non ci resta che il Crimine di Massimiliano Bruno, dal 10 gennaio al cinema.

pubblicato 7 Gennaio 2019 aggiornato 27 Agosto 2020 13:45

Il cinema italiano torna agli anni ’80, prassi ormai consolidata dell’industria telecinematografica degli ultimi anni, con Non ci resta che il Crimine, sesto film da regista di Massimiliano Bruno, qui anche attore al fianco di Alessandro Gassmann, Marco Giallini, Edoardo Leo, Gianmarco Tognazzi e Ilenia Pastorelli.

Sceneggiato a 8 mani dallo stesso Bruno, Andrea Bassi, Nicola Guaglianone e Menotti, Non ci resta che il Crimine guarda sin dal titolo all’indimenticato capolavoro del 1984 di Massimo Troisi e Roberto Benigni, impavidamente legato a Ritorno al Futuro di Robert Zemeckis e a Romanzo Criminale di Michele Placido. E se improvvisamente ci ritrovassimo negli anni’ 80, si sono chiesti i 4 sceneggiatori, spedendo tre improbabili amici che hanno fatto dell’arte di arrangiarsi uno stile di vita nel 1982, ovvero nel pieno dei mondiali di calcio in Spagna, quando l’Italia intera guardava con stupore le magie di Paolo Rossi e degli azzurri guidati da Enzo Bearzot.

Nella Roma di oggi tre amici di vecchia data organizzano un “Tour Criminale” alla scoperta dei luoghi simbolo della Banda della Magliana. Improvvisamente, e in modo del tutto casuale, oltrepassano un ‘portale spazio-temporale’ che li catapulterà indietro di 36 anni, nel principale bar in cui proprio i membri della Banda gestivano le scommesse clandestine della Città Eterna. Inizialmente invaghiti dall’idea di poter fare ‘i soldi con la pala’, perché avanti di 30 anni e conoscitori dei principali eventi sportivi, i tre scommettono, vincono e scialacquano, fino a quando non pestano i piedi a Enrico De Pedis, detto Renatino, storico boss della Banda…

Una commedia action che gioca con la fantasia e l’immaginazione, senza mai prendersi sul serio. Seguendo le tracce seminate dalla trilogia di Smetto quando Voglio, Non ci resta che il Crimine prova a indirizzare la tradizionale comedy all’italiana verso lidi inediti, negli ultimi tempo poco battuti ma decisamente meritevoli di attenzione se trattati con goliardico citazionismo. Omaggiando il cinema di genere degli anni ’70 e ’80, con zoom improvvisi sui volti dei protagonisti in stile poliziottesco, riprese deformanti dal basso in alto, split-screen e grana fotografica volutamente retrò, Bruno ha dato vita ad un prodotto divertente e dal ritmo battente, grazie anche ad un cast perfettamente assortito.

Al fianco del cialtronesco e come al suo solito strabordante Marco Giallini, il regista ha piazzato un Gassman insolitamente ‘bamboccione’ e un Tognazzi in forma smagliante. E’ lui, il pusillanime Giuseppe, la vera sorpresa del trio, deriso in lungo e in largo ma pronto ad esplodere, con l’ex gieffina Ilenia Pastorelli nei sexy e heatherparisiani abiti (occhio alla mitica tutina di Fantastico) di una succinta spogliarellista amante del boss Renatino, interpretato da un Edoardo Leo negli inconsueti ma convincenti panni del ‘cattivo’ di turno. Un De Pedis probabilmente anche troppo ‘spassoso’, se rapportato alla realtà dei fatti, tra rapine in banca con i costumi dei Kiss, iPhone da rivendere con decenni d’anticipo e tormentoni futuri (Tre parole di Valeria Rossi) da diffondere a scoppio anticipato.

L’evoluzione narrativa, così come la sua amalgama, è tutt’altro che impeccabile e priva di inciampi (con volti come quelli di Emanuel Bevilacqua e Marco Conidi che troppo frettolosamente scompaiono e product placement così sfacciatamente esplicitati), eppure Non ci resta che il Crimine va giù con piacere, grazie a quattro attori dai tempi comici impeccabili, ad una finta ingenua Pastorello tutta forme (con tanto di topless) e ad una regia che ha il merito di non cedere ai tempi morti, snocciolando battute e inseguimenti con il chiaro intento di sopperire ai no-sense di scrittura (Bruno che dal nulla appare in aiuto ai 3 odiati amici di un tempo, tanto a inizio quanto a fine film). Un giocoso salto carpiato nella Storia tutt’altro che logico, originale e dopo le Notti Magiche di Virzì ancora una volta congegnato su una vecchia estate mondiale (siamo passati dai maledetti rigori del ’90 al trionfo del 1982), ma genuinamente piacevole. E con potenziale sequel abbondantemente lasciato in sospeso, perché se il box office ne farà richiesta, sarà chiaramente capitolo 2.

[rating title=”Voto di Federico” value=”6″ layout=”left”]

Non ci resta che il Crimine (Commedia, Italia, 2019) di Massimiliano Bruno; con Alessandro Gassmann, Marco Giallini, Edoardo Leo, Gianmarco Tognazzi, Ilenia Pastorelli, Massimiliano Bruno, Marco Conidi – uscita giovedì 10 gennaio 2019.