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Torino 2012 – I.D.: recensione in anteprima (Concorso)

Il film che vincerà il 30. Torino Film Festival? Ultimo film del concorso, l’indiano I.D. ha sorpreso tutti: leggi la recensione di Cineblog.

pubblicato 1 Dicembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 20:10

Abbiamo un vincitore? Lo scopriremo tra pochissime ore, ma quel che è certo è che I.D., ultimo film in concorso al 30. Torino Film Festival, ha davvero lasciato il segno, e si prenota un posticino nel palmares. Magari si sta proprio prenotando il premio maggiore, per la sua capacità di scuotere e per la sua “diversità” rispetto alle altre opere in competizione.

Scritto e diretto da Kamal K.M., diplomato al Film and Television Institute of India, I.D. è una discesa graduale negli Inferi di una città, nel cuore di tenebra di Mumbai. Coraggioso e a suo modo decisamente forte, l’opera non è quella che un critico definirebbe “perfetta”, ma è senz’altro uno di quei film che fa delle sue imperfezioni dei punti di forza.

Charu è una giovane e benestante ragazza indiana, che da un paio di mesi si è trasferita a Mumbai. Prossima alla laurea, e sempre impegnata, decide di chiamare un operaio affinché le ritinteggi il salotto. Mentre è impegnata al telefono, l’uomo ha un malore. La ragazza si trova costretta ad occuparsi della faccenda, ma ignora l’identità dell’imbianchino. Ben presto deciderà di restituire un nome a quel volto che nessuno sembra riconoscere…


Charu è una donna energica e vitale, anche se distante rispetto all’uomo che le capita in casa. Lo guarda quasi con aria di sufficienza, e non gli chiede neanche il nome. Murari Kumar, la bravissima attrice che la interpreta, sposa completamente questo personaggio molto più complesso di quel che si può pensare, perché il suo è un vero e proprio percorso alla scoperta di una realtà di cui forse non immaginava nemmeno l’esistenza.

Lo spettatore s’impersonifica in lei sin da subito, e “vede” attraverso i suoi occhi tutto quel che accade. Viene a conoscenza dei dettagli sull’uomo assieme a lei, non sa mai nulla in più, e di conseguenza si perde assieme a lei all’interno di una città in cui domina il caos. Una Mumbai multiforme, divisa in zone diverse, e con una linea ben definita a separare le baraccopoli e le aree della gente più benestante.

Il percorso della protagonista è pieno di ostacoli sin dall’inizio, dal momento in cui corre a chiedere aiuto ai vicini dopo aver visto il corpo dell’imbianchino per terra: ascensori che non funzionano, porte che restano chiuse, telefoni che continuano a squillare senza soluzione di continuità. Deve anche pagare di tasca propria il ticket dell’accettazione in ospedale, e i vari esami che i medici devono fare all’uomo. Il quale non ha con sé un documento d’identità che possa identificarlo, quindi non si può chiamare nessun famigliare.

La prima parte del film è incentrata sulla protagonista, sui dubbi sul da farsi, i primi passi che muove verso l’identificazione dell’identità dell’uomo, ma anche sulle sue amicizie e i suoi impegni lavorativi (tra poco avrà un colloquio molto importante). La seconda parte, invece, vede per protagonista lei: Mumbai stessa, vista nei suoi bassifondi più poveri e caotici attraverso gli occhi di una ragazza borghese che non conosce neanche bene la città, essendoci arrivata da poco.

Girato con pochi soldi ma con creatività, un ottimo senso del ritmo – a suo modo discontinuo eppure “travolgente” – e con un montaggio non banale, I.D. sposa lo stile guerrila shooting proprio nella parte in cui Charu si addentra tra la gente della Mumbai più povera mostrando alle persone una foto dell’uomo. Viene mandata da una parte all’altra, da persona a persona, in cerca di quella che forse potrebbe sapere qualcosa in più.

L’odissea è lunga e travagliata, ed è un insieme affollato di volti, cantieri, strade, ambienti, voci, rumori, sorprese… Ne esce fuori un’elegia politica e morale, in cui la mancanza di anima di una fetta di società fa i conti in prima persona con tutto ciò che non vuole vedere. E ciò che l’India evidentemente non vuole (far) vedere di sé stessa ha un sapore inquietante e di infinita tristezza.

Voto di Gabriele: 8

I.D. (India 2012, drammatico 87′] di Kamal K.M.; con Murari Kumar, Geetanjali Thapa, Rukshana Tabassum, Shinjini Raval, Shashi Sharma, Bachan Pachera, Alok Chaturvedi.

Torino Film Festival