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Troppo Amici: Recensione in Anteprima per il ritorno in sala dei registi di Quasi Amici

Prima di girare Quasi Amici, i francesi Olivier Nakache ed Eric Toledano hanno girato un’altra commedia, che arriva solo ora in Italia. Con 3 anni di ritardo

pubblicato 1 Dicembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 19:46

Prima dei 166,126,377 dollari incassati solo in patria (che diventano quasi 400 worldwide) e della nomination agli Oscar in rappresentanza del proprio Paese con Quasi Amici, Olivier Nakache ed Eric Toledano avevano realizzato un’altra commedia, uscita nel 2009 in Francia, capace di incassare circa 7 milioni di dollari. Quella commedia, Tellement Proches il titolo originale, è rimasta a lungo nei cassetti della distribuzione italiana. Fino al boom epocale di Quasi Amici, per l’appunto.

Perché grazie alla presenza di Omar Sy, protagonista di Quasi Amici, la Moviemax ha ben pensato di lanciare al cinema proprio Tellement Proches, anche se ‘vecchio’ di 3 anni, cambiandone il titolo in Troppo Amici. Una furbata di tipo distributivo da standing ovation, che proverà, a partire dal prossimo 6 dicembre, a ridare ancor più fiato ad un’industria, quella della cinematografia francese, che non conosce più sosta.

Film meno ambizioso rispetto a quello successivo, più immediato e scontato, corale ed eccessivo, giocando volutamente con l’assurdo e con una risata da commedia dura e pura, Tellement Proches non arriva ai livelli di Quasi Amici, ma dimostra la vitalità del genere all’ombra della Torre Eiffel, tanto da far sorgere un quesito più che spontaneo, ovvero: possibile che negli ultimi 3 anni non si sia mai trovato modo per distribuire nei nostri cinema una pellicola simile, tanto dal dover attendere il boom di un altro film dei suoi stessi registi?


La famiglia è tutto. A dar forza a questa assoluta verità i due nuovi ‘prodigi’ del cinema francese, ovvero Olivier Nakache ed Eric Toledano, in odore di nomination all’Oscar per Quasi Amici. Prendendo spunto da alcuni aneddoti privati, i due registi hanno infatti partorito uno script che trasuda pazzia.

Al centro della trama, tre fratelli e i loro cari. Quando Alain sposa Nathalie, infatti, non sapeva minimamente che avrebbe sposato anche tutta la sua famiglia. E che famiglia. Perché al suo interno troviamo Jean-Pierre, il cognato avvocato e squattrinato; sua moglie Catherine, ossessionata dall’ordine e dall’educazione dell’impeccabile figlia Gaëlle; ed infine Roxane, la cognata, che in preda all’accelerazione del suo orologio biologico assilla la vita di Bruno, medico conosciuto per puro caso in un supermercato e praticamente ‘accalappiato’ con l’obbligo di metterla incinta. Tra una cena e l’altra a casa di Jean-Pierre, Alain e Nathalie proveranno ad affrontare le prime crepe matrimoniali, nate anche per ‘colpa’ di un figlio decisamente sovreccitato, finendo per scoprirsi non solo ‘troppo parenti’, ma anche, se non soprattutto, ‘troppo amici’.

L’immancabile critica sociale alla Francia razzista, che implicitamente non riesce proprio ad accettare l’idea che un uomo di colore possa anche non vendere accendini in strada; l’educazione familiare, quando totalmente assente e quando eccessivamente presente; l’importanza delle relazioni sociali, che siano parentali o di pura amicizia; il progredire del tic tac biologico che accelera la voglia di maternità di molte donne; l’ebraismo, con tutti i suoi cliché annessi e connessi; e soprattutto una amalgama che strappa risate per buona parte del film, per poi lasciar strada ai sentimenti e alla commozione classica.

Con il loro terzo film da registi, Olivier Nakache ed Eric Toledano nel 2009 spianavano la strada a quello che 3 anni dopo sarebbe diventato un film da guiness. Ovvero il titolo dai maggiori incassi internazionali nella Storia del Cinema francese. Tratteggiando i lineamenti di una famiglia anormale, Nakache e Toledano non fanno altro che rappresentare una parte di Francia, troppo spesso nascosta, dietro l’immancabile dose di autocompiacimento. Un Paese multietnico, fondato sull’apparente ‘diversità’, ma ancora oggi restio all’accettazione dell’uomo di colore, e della religione altrui, sviscerato attraverso un racconto che esagera, dall’inizio alla fine, nel far maturare l’amicizia all’interno di una famiglia.

I protagonisti disegnati dai due registi sono esilaranti e volutamente incredibili. Abbiamo Alain, animatore disoccupato che non sopporta più vedere l’attaccamento morboso che hanno sua moglie e la sua famiglia, «come le cozze a uno scoglio», tanto dal dover correre tutti i sabati sera dal cognato Jean-Pierre. Quest’ultimo è un avvocato da quattro soldi, telecomandato dalla moglie di ferro, sconcertato dal suo amore improvviso nei confronti dell’ebraismo e stanco della presenza in casa dei suoceri. Sorella di Jean-Piere, e moglie di Alain, è Nathalie, esausta dal comportamento infantile del marito, che si comporta come un amico con i figli e non come un padre, tanto da spingerla ad affidarsi ad un consulente familiare. Roxane è invece la sua isterica e schizzata sorella, che vuole talmente tanto un figlio da prenderne uno in prestito al supermercato, per poi chiederlo disperatamente a Bruno, da poche ore conosciuto. Lui, proprio Bruno, chiude l’allegra combriccola. E’ un medico di grido, alto, giovane ed affascinante, ma tutti lo scambiano per un badante, un infermiere, un portiere o un venditore ambulante. Solo perché grosso e di colore.

Mischiando le varie caratterizzazioni, Olivier Nakache e Eric Toledano realizzano un film molto divertente, tecnicamente ineccepibile, tanto dal punto di vista registico, che è basico e privo di evidenti difetti, quanto da quello ‘fotografico’. Il ritmo tiene, gag dopo gag, sorpresa dopo sorpresa, eccesso dopo eccesso, grazie anche ad un montaggio battente, legato a doppio filo alla coralità della storia, per poi arrivare ad un finale persino commovente, che riannoda i fili del racconto sviscerando la complessa evoluzione del rapporto padre-figlio. Un rapporto fondato sull’esuberanza dei due e sulle difficoltà che il più grande si trova a dover affrontare nel dover crescere, maturare, diventando così finalmente ‘adulto’. Passando da Bollywood a Gerusalemme nel giro di un paio di scene, Troppo Amici ha la rara capacità di intrattenere senza mai essere volgare, o anche solo gratuito, finendo così per rimanere una spanna sopra alla commedia ‘media’ tricolore. Ancora una volta battuta dagli ormai inarrivabili cugini, anche se con 3 anni di ritardo.

Voto di Federico: 7

Troppo amici (Francia, 2009, Tellement proches, commedia) di Olivier Nakache, Eric Toledano; con Vincent Elbaz, Isabelle Carré, Omar Sy, Audrey Dana, François-Xavier Demaison, Joséphine de Meaux, Jean Benguigui, Lionel Abelanski, Talina Boyaci – uscita in sala: 6 dicembre qui il trailer italiano