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Courmayeur 2012: The Man Nobody Knew – la recensione (Docnoir)

Ecco a voi la recensione di The Man Nobody Knew, documentario di Csrl Colby sul padre, ex-capo della CIA, che apre la sezione Docnoir

pubblicato 12 Dicembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 19:25

Il film considerato più interessante nella sezione dedicata ai documentari è senza dubbio The Man Nobody Knew, scritto e diretto da Carl Colby, figlio di William Colby, ex-capo della CIA. Un documentario per certi versi introspettivo, per ammissione stessa del regista. Un percorso alla scoperta o riscoperta di un uomo che fu un enigma, irrisolto soprattutto per chi lo amava di più, ossia la sua famiglia.

Basato in larga parte su materiale di repertorio, Carl (d’ora in avanti ci serviremo dei nomi per agevolarci le cose) ripesca una cospicua mole di foto, immagini e più avanti pure filmati, condendo il tutto con una serie di interviste che con l’intensificarsi della vicenda divengono basilari. Ricordi, aneddoti, versioni più o meno parziali, riguardo ad una delle vicende più delicate nella storia della CIA.

Quella che vide William sostenere ben 32 sessioni di interrogatori di fronte ai membri del Congresso, chiamato a rispondere di numerose irregolarità di cui la sua agenzia si macchiò nel corso degli anni. Ma Carl torna in maniera a dire il vero suggestiva su un argomento ampiamente dibattuto, anche se non di rado in maniera poco opportuna, ossia la campagna in Vietnam.

Termine (camapagna) generalmente poco adoperato, The Man Nobody Knew calca fortemente la mano sulla natura profondamente militare della guerra in Vietnam. Partendo da lontano, il regista americano ci introduce in maniera graduale nel cuore della vicenda. E per riuscirci parte senza mezzi termini col descriverci chi fosse suo padre e cosa significasse far parte della famiglia Colby. Un’infanzia tutto sommato felice, trascorsa a Roma e poi in Vietnam. Non viene affatto nascosta la stima incondizionata per un uomo, a quanto pare, immeritatamente ammirato da una famiglia di cui si è curato poco e nulla.

Ma il discorso non si risolve certo nell’uomo totalmente dedito al proprio lavoro, che pone il proprio dovere al di sopra di tutto e di tutti. Certo, di questo si trattava nel caso di William; tuttavia quello che si evince dal documentario su di lui incentrato è che con ogni probabilità non sarà mai possibile venire a capo della questione. L’ex-capo della CIA era uno che adorava l’azione, al punto da non poterne fare a meno. Amore che divideva con quello verso la propria Patria e che lo portò a muovere i suoi primi passi nel corpo dei paracadutisti nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Fu lì che arrivarono i primi riconoscimenti e che William cominciò a farsi un nome.

Eppure, per quanto possa sembrare strano, nemmeno la sua prima moglie ad oggi è in grado di stabilire quando entrò a far parte della CIA. C’è tutto William Colby in questo celarsi, quasi negarsi, nel suo essere schivo e diffidente. Un fardello che il diretto interessato si porterà d’appresso fino alla fine dei suoi giorni, dopo aver attraversato il momento più doloroso della sua vita.

Anni vissuti in un quasi totale isolamento auto-indotto, intrappolato all’interno di un guscio costruito lungo l’intero arco della sua carriera, mattone su mattone. Un processo che lo rese impermeabile, meno però di quanto egli stesso probabilmente credeva. E la sua, più che una pensione anticipata, fu un vero e proprio esilio, condotto si può dire in simbiosi con la caterva di segreti e fantasmi con cui il suo passato lo assaliva.

Ben bilanciato, The Man Nobody Knew si inserisce quasi clandestinamente in quel filone di documentari a carattere investigativo (d’inchiesta, per usare una terminologia più tecnica), servendosi di un personaggio che ci viene descritto come un integerrimo patriota, un uomo tutto d’un pezzo, che non accettava compromessi in fatto di verità. Fu proprio a causa di questa sua ostinazione nel voler affrontare onestamente il processo al quale fu sottoposto in prima persona che perse il posto quale capo della CIA, e che di fatto gli cambiò per sempre la vita. Anni di macchinazioni dietro le quinte, rospi estremamente amari da ingoiare, giochi politici troppo smaliziati per uno che ha trascorso buona parte della propria vita sul campo, anche quando non lo era.

Una vita vissuta nel segno di dualismi tremendi: da una parte il suo Paese, dall’altra la propria coscienza. Dilemmi morali lancinanti, acuiti da una fede cattolica che sembrerebbe essere venuta meno proprio con l’approssimarsi dei suoi giorni. Quando il temporale passò ed il cielo era più terso; solo che William Colby continuò a tenere l’ombrello in mano. Ne aveva viste troppe per fidarsi di qualche raggio di sole.

Voto di Antonio: 7,5

The Man Nobody Knew: In Search of My Father, Cia Spymaster William Colby (USA, 2011), di Carl Colby.