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Vita di Pi di Ang Lee: curiosità, note di produzione e colonna sonora

Curiosità, storia produttiva e colonna sonora per Vita di Pi, dal 20 dicembre in sala

pubblicato 18 Dicembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 19:17

120 milioni di dollari di budget, e 200 già in cassa grazie agli ottimi risultati raggranellati in giro per il mondo. Manca ormai davvero poco all’uscita italiana di Vita di Pi, atteso e spettacolare ritorno in sala di Ang Lee. In odore di Premio Oscar, e ancora in lizza per la candidatura dedicata agli effetti speciali, il titolo Fox ha sbalordito i critici per l’uso massiccio di CG, impreziosita da una terza dimensione finalmente non solo ‘necessaria’, ma a tratti (si dice) ammaliante.

Oggi, in attesa di poter leggere la nostra recensione, andiamo ad esplicitarvi alcune curiosità legate alla lunga e complessa produzione della pellicola, tratta da libro di Yann Martel (vincitore nel 2002 del Booker Prize), e per anni rimasto nei cassetti della Fox in cerca di un regista. Fino all’arrivo di Ang Lee, per l’appunto. Dopo il saltino, se vorrete, potrete infatti un lungo e dettagliato ‘viaggio’ produttivo, oltre alla ricca colonna sonora del film, impreziosita dalle musiche di Mychael Danna, già collaboratore con Lee in Tempesta di ghiaccio e Cavalcando col diavolo.



Soundtrack

1. Pi’s Lullaby
2. Piscine Molitor Patel
3. Pondicherry
4. Meeting Krishna
5. Christ in the Mountains
6. Thank you Vishnu for Introducing me to Christ
7. Richard Parker
8. Appa’s Lesson
9. Anandi
10. Leaving India
11. The Deepest Spot on Earth
12. Tsimtsum
13. Death of the Zebra
14. First Night, First Day
15. Set Your House in Order
16. Skinny Vegetarian Boy
17. Pi and Richard Parker
18. The Whale
19. Flying Fish
20. Tiger Training
21. Orphans
22. Tiger Vision
23. God Storm
24. I’m Ready now
25. The Island
26. Back to the World
27. The Second Story
28. Which Story do you Prefer?

Vita di Pi:

VITA DI PI inizia e finisce a Montreal con l’autore che, in cerca dell’ispirazione, s’imbatte nella storia incredibile di Piscine Molitor Patel (Pi a 17 anni di età è interpretato da Suraj Sharma, mentre il personaggio contemporaneo è interpretato da Irrfan Khan e l’adolescente delle scene iniziali del film da Ayush Tandon). Piscine, che tutti conoscono come Pi, cresce a Pondicherry, in India, durante gli anni ‘70, e conduce una vita serena. Suo padre (Adil Hussain) possiede uno zoo e Pi trascorre le giornate tra tigri, zebre, ippopotami e altre creature esotiche. Il ragazzo ha le sue teorie riguardo alla fede e alla natura umana (e animale) ma, dopo avere tentato di fare amicizia con una tigre del Bengala di nome Richard Parker, impara dal padre una dura lezione sui rapporti tra uomini e animali. “La tigre non è tua amica!” tuona il Signor Patel. “Gli animali non pensano come noi e chi trascura questo fatto viene ucciso!”. Pi non dimenticherà mai questa lezione, che ha un impatto profondo
sulla sua insaziabile curiosità nei confronti del mondo e, poi, sul viaggio in cui si troverà coinvolto. Il mondo di Pi viene scosso dai cambiamenti di vasta portata che accadono nel suo paese e, quando il ragazzo ha diciassette anni, il padre e la madre (interpretata da Tabu) decidono di emigrare in cerca di una vita migliore. Il trasferimento promette nuove avventure in un mondo nuovo, ma comporta per Pi anche l’abbandono del suo primo amore. Avendo deciso di trasferirsi in Canada, i genitori di Pi chiudono lo zoo, preparano i bagagli (che comprendono alcuni animali dello zoo) e s’imbarcano su una nave giapponese, dove incontrano un perfido chef francese (Gérard Depardieu). Durante la notte, quando la nave è al largo, l’impetuosità della natura che tanto piace a Pi si trasforma all’improvviso in una tragedia. La nave affonda, ma Pi miracolosamente sopravvive e si trova alla deriva in pieno oceano Pacifico su una barca con un inaspettato compagno di viaggio: Richard
Parker. Quando inizia la loro avventura, la feroce tigre, la cui vera natura è chiaramente
impressa nella memoria di Pi fin dai tempi dello zoo di famiglia, è per il ragazzo un nemico mortale. Poi, man mano che va avanti la convivenza, Richard Parker diventa la migliore speranza di Pi nella ricerca di un modo per tornare a casa. Il loro legame è rafforzato da un’altra esperienza in comune: entrambi conoscono poco il mondo reale ed entrambi sono stati allevati dallo stesso maestro: il padre di Pi. Ora, ad entrambi non resta nulla di quel
passato, se non loro stessi. I due naufraghi affrontano difficoltà inimmaginabili, tra cui la furia grandiosa e la maestosità della natura, che sferzano la piccola scialuppa. Una tempesta particolarmente violenta diventa per Pi un’esperienza spirituale che lo porta a domandarsi quale destino Dio abbia in serbo per lui. “Ho perso tutto! Mi arrendo! Cosa vuoi di più?”, Pi inveisce contro il cielo. Ma, nonostante tutto, il ragazzo non perde mai la speranza e prova gioia per le cose semplici, come un vecchio manuale di sopravvivenza o il conforto che deriva dalla bellezza dell’oceano: la bioluminescenza dalle sfumature cangianti degli incredibili banchi di pesci volanti, i blu scintillanti delle onde e una megattera lucente che emerge dalle profondità oceaniche.

Grazie all’utilizzo del 3D, gli spettatori si trovano accanto a Pi e a Richard Parker, e vivono momenti straordinari e visivamente stupefacenti insieme a loro, immersi come non mai in un’avventura epica intrecciata a un percorso spirituale ed emotivo. Il viaggio cinematografico è iniziato con l’amato libro di Yann Martel, uno dei maggiori eventi letterari dell’ultimo decennio. Il romanzo ha vinto il prestigioso Man Booker Prize ed è rimasto nella classifica dei bestseller del New York Times per oltre un anno. Il produttore Gil Netter, che ha un proficuo rapporto con la Fox 2000 Pictures, ha portato il libro alla responsabile della produzione della società, Elizabeth Gabler, che ha acquistato i diritti per la Fox nel 2002. Netter è stato attratto immediatamente dalla storia che, come afferma: “Ha tutto ciò per cui si va al cinema e che non si trova da nessun’altra parte”. Insieme, Netter e la Gabler hanno sviluppato e alimentato il progetto per vari anni, fiduciosi che la storia per la quale nutrivano tanta passione sarebbe alla fine diventata un grande film. Hanno poi aspettato di trovare il regista giusto per abbracciare le formidabili sfide e opportunità del progetto. Come spiega Netter: “Ang Lee è un artista con il quale da tempo aspiravo a lavorare, dotato del talento magico e della maestria necessari per intraprendere questo progetto”. Elizabeth Gabler aggiunge: “Questo è un film grandioso e Ang è un visionario al quale piacciono le sfide che offrono l’opportunità di esplorare nuovi territori. Analogamente a Pi e a Richard Parker, i timori iniziali di Ang per le difficoltà all’apparenza insormontabili si sono trasformati in un trionfo”. Martel, un altro ammiratore dell’opera di Ang Lee, afferma: “Ang è stato la scelta perfetta perché sa realizzare film emotivamente forti. I suoi progetti spaziano dai film minori e intimi a quelli grandiosi e spettacolari. Da ‘Ragione e sentimento’ – Sense and Sensibility a ‘I segreti di Brokeback Mountain’ – Brokeback Mountain fino a ‘Tempesta di ghiaccio’ – The Ice Storm e ‘La tigre e il dragone’ – Wo hu cang long, il suo lavoro è incredibilmente vario. Ed è questo che serviva per VITA DI PI, dramma intimo di un ragazzo che perde la famiglia e deve affrontare sfide inimmaginabili in un’ambientazione imponente.

Realizzare tutto ciò dal punto di vista cinematografico, mantenendo intatto il cuore emotivo della vicenda, è stato straordinariamente complicato, ma Ang e il suo team avevano la conoscenza, la determinazione e la creatività per riuscire nell’impresa”. Osservare il suo libro prendere vita è stata un’esperienza inebriante per Martel, che
osserva: “Life of Pi è stato tradotto in quarantadue lingue. Vederlo rappresentato come film è stato quasi come fosse la quarantatreesima traduzione. Il linguaggio del cinema è universale e vedere la storia sullo schermo è stato emozionante”. David Magee (“Neverland – Un sogno per la vita” – Finding Neverland) è stato scelto
per il complesso lavoro di adattamento dell’opera di Martel, che coniuga profondità e magia con avventure epiche e un’introspezione profonda. Lo sceneggiatore aveva letto il libro per puro piacere poco prima di essere coinvolto nel progetto e, quando gli è stato assegnato l’incarico, si è domandato come sarebbe riuscito a tradurre la storia per il grande schermo. La chiave è stata semplicemente di narrare una storia su una storia. “Nel libro Pi narra la sua storia all’autore, proprio come Ang ci racconta una storia attraverso il film”, afferma Magee. “Da una prospettiva più ampia, VITA DI PI è una storia di speranza”, aggiunge Lee. “Sotto diversi aspetti, rappresenta il valore della narrazione e il valore della condivisione delle storie”.

DIVENTARE PI

Le profonde connessioni emotive che permeano VITA DI PI richiedevano delle interpretazioni eccezionali da parte degli attori, e ancor più da parte dell’artista che avrebbe interpretato il ruolo del protagonista. Dopo un’estesa ricerca in tutta l’India, durante la quale sono stati esaminati più di 3.000 giovani, il regista, il direttore del casting Avy Kaufman e il suo team hanno scelto il diciassettenne Suraj Sharma per il ruolo di Pi Patel. Suraj è uno studente che, all’epoca, viveva con i genitori a Delhi, in India. Piuttosto ironicamente, i genitori di Suraj sono due matematici il cui figlio si accingeva a interpretare un personaggio di nome Pi – che rappresenta una costante matematica e un numero trascendente. Suraj non aveva neanche pensato di partecipare alle audizioni, era il fratello che intendeva candidarsi per il ruolo. Nel corso di sei mesi, Suraj ha sostenuto quattro sessioni di audizioni, trovando il processo piuttosto emozionante, considerando che la sua vita fino ad allora era stata quella di un normale adolescente. “Ero veramente nervoso, specialmente durante l’ultimo provino”, ricorda il ragazzo. “Tremavo. Ho parlato alcuni minuti con Ang, che ha la dote di riuscire a calmare chiunque si trovi accanto a lui. Così Ang mi ha tranquillizzato e abbiamo provato la scena. Non ero proprio soddisfatto di quello che avevo fatto, perché ero ancora un po’ nervoso. Ang e io abbiamo parlato ancora, poi abbiamo provato nuovamente. Non so cosa sia successo ma, fra tutti i provini fatti, quello è stato forse il mio miglior lavoro. Tutti nella stanza avevano l’aria contenta”. Durante le ultime fasi delle audizioni, Suraj ha letto un monologo emozionante tratto dalla sceneggiatura e l’interpretazione piena di sentimento, il calore e l’innato talento hanno conquistato Lee e tutto lo studio.

“Cercavamo un giovane abbastanza innocente da catturare la nostra attenzione, che avesse la profondità d’animo per colpirci al cuore e la fisicità necessaria per incarnare Pi durante il suo viaggio”, ha dichiarato il regista. “Durante l’audizione Suraj ha riempito la stanza di emozioni, molte delle quali trasmesse semplicemente attraverso gli occhi. La sua naturale abilità di immedesimarsi e calarsi nel mondo della vicenda è un dono raro”. “Il coinvolgimento di Suraj nella storia ci ha fatto credere che, qualunque difficoltà avessimo dovuto affrontare, saremmo riusciti a realizzare il film”, aggiunge il regista. “Quando abbiamo visto Suraj, abbiamo visto il film”. Per segnare l’inizio del viaggio del figlio nel nuovo mondo della recitazione e del cinema (analogamente a Pi, che si trova coinvolto in un’avventura che non avrebbe mai immaginato), la madre di Suraj ha compiuto una piccola cerimonia, durante la quale ha conferito ad Ang Lee il ruolo di guru del figlio. Lee, uomo modesto e schivo, ha pensato sulle prime di non essere all’altezza di questa formidabile responsabilità. Ma la cerimonia lo ha coinvolto e lui si è impegnato a fare il possibile per meritare l’onore. Verso la fine della produzione, era Suraj ad essere diventato il leader spirituale sul set. Lee si è meravigliato dell’innocenza di Suraj e degli sforzi che ha compiuto, e ha osservato: “Noialtri abbiamo tutti una lunga esperienza alle spalle e forse siamo un po’ stanchi. Suraj ci ha ricordato le ragioni che ci spingono a voler fare questo lavoro. Ogni giorno è stato un miracolo”.

Tra le molte nuove esperienze vissute da Suraj durante la realizzazione di VITA DI PI, una che si è dimostrata poco invidiabile ma indispensabile è stata la necessità d’imparare a nuotare. Dato che Pi trascorre gran parte della storia su o dentro l’acqua, l’addestramento acquatico è stato fondamentale. Sotto l’occhio vigile di Lee e con il duro lavoro e la disciplina imposti dallo stunt coordinator Charlie Croughwell e dal figlio, lo stuntman Cameron Croughwell, Suraj è diventato un nuotatore provetto e ha imparato a girare le sue sequenze con particolare vigore e determinazione. Per rappresentare la trasformazione fisica di Pi, Suraj ha dovuto acquistare peso per poi perderlo in tempo reale e senza interruzioni (l’impressionante perdita di peso di Tom Hanks in “Cast Away” è stata facilitata da una sosta prolungata della produzione). Seguendo un rigido programma fatto di dieta e allenamento, i Croughwell hanno trasformato l’esile Suruy di 68 chili in un muscoloso ragazzo di 75 chili. Poi, durante le riprese, il suo peso è calato spaventosamente, fino a poco più di 58 chili, per incarnare visibilmente le vicissitudini di Pi. Per evocare ulteriormente la trasformazione di Pi, Suraj ha imparato le tecniche di sopravvivenza nell’oceano. Steve Callahan è stato chiamato come consulente marittimo e di sopravvivenza. Spiega il produttore David Womark: “Steve ha scritto il libro Adrift, in cui narra la sua esperienza di sopravvivenza alla deriva in mare per settantasette giorni. Lui e Ang hanno messo a punto un programma per insegnare a Suraj a pescare, costruire una vela e raccogliere acqua dolce, perciò tutto questi aspetti del film e le difficoltà che Pi deve affrontare sono diventati parte della sua interpretazione”. Suraj ha trascorso gran parte della produzione nel più grande bacino in grado di generare onde mai progettato e costruito per un film. Situato a Taichung (Taiwan), sul sito di un ex aeroporto, il bacino misurava 70 metri di lunghezza, 30 di larghezza e 4 di profondità,
con una capacità di poco meno di 8 milioni di litri d’acqua, e ha permesso alla produzione di creare diversi scenari acquatici. Per l’affondamento della nave Tsimtsum e per la sequenza della tempesta letale, il bacino e l’acqua sono stati rimpiazzati dalla CG.
“Il bacino ha iniziato a sembrarmi casa”, afferma Suraj che, grazie alle esperienze vissute, ha imparato molte cose sul mare. “Come vedrete nel film, l’oceano ha i suoi umori”, spiega il ragazzo. “Può essere mostruoso o somigliare a uno specchio. È al tempo stesso un killer e un salvatore. L’oceano è meraviglioso”. Il compagno di Pi nella sua odissea oceanica, Richard Parker, è in prevalenza stato creato con avanzate tecniche CG, sotto la supervisione del responsabile degli effetti visivi Bill Westenhofer (“Le cronache di Narnia: Il leone, la strega e l’armadio” – The Chronicles of Narnia: The Lion, the Witch and the Wardrobe). La magia digitale si basa sul rivoluzionario lavoro CG realizzato per i personaggi de “L’alba del pianeta delle scimmie” (Rise of the Planet of the Apes), grazie al quale è stata creata una creatura senziente che appare reale come le quattro vere tigri del Bengala utilizzate come modelli per la rappresentazione di Richard Parker. Il team degli effetti visivi si è sforzato di mantenere delle sottili nuance animali, evitando di antropomorfizzare l’animale. Westenhofer ha molto apprezzato le centinaia di ore di riprese alle tigri, che hanno fornito prezioso materiale di riferimento per le creazioni CG (gli animali hanno comunque. contribuito alla realizzazione di alcune scene). Il responsabile dell’addestramento degli animali, Thierry Le Portier (“Il gladiatore” – Gladiator) ha trovato tre dei quattro animali in Francia e uno in Canada. I loro nomi: King, Min, Themus e Jonas. King è stato scelto per la sua vicinanza all’idea che Ang Lee aveva di Richard Parker ed è quindi diventato il modello principale per il personaggio.

LA PRODUZIONE

VITA DI PI è stato filmato prevalentemente in esterni in India e a Taiwan. Il sub- continente indiano ha lasciato un segno indelebile su tutto il team. “L’India è un luogo in cui tutto è possibile”, afferma Yann Martel. “È un luogo dalle storie infinite… storie magiche, storie realistiche. L’India è una fonte di storie infinita”. Ang Lee non ha mai considerato la possibilità di girare le scene ambientate nella città natale di Pi, Pondicherry, in India – vale a dire l’intera prima parte – in nessun altro luogo se non l’ex colonia francese. “Mentre lavoravamo alla sceneggiatura, ho effettuato alcuni sopralluoghi e, effettivamente, non vi è nulla di paragonabile all’India francese”, spiega il regista. “È unica e in qualche modo diversa dal resto del mondo. Ovunque punti la macchina da presa, le immagini risultano bellissime”. La produzione si è sistemata in un’area di circa 20.000 metri quadrati destinata alle riprese e agli uffici, in prossimità del quartiere musulmano. Le riprese sono state effettuate in diciotto location in città e nei dintorni di Pondicherry, e un cast tecnico composto da 600 persone – di cui metà locali – è stato impegnato nelle sequenze iniziali del film. Sono stati ingaggiati circa 5.500 abitanti del luogo come figuranti per le spettacolari scene in esterni.
La produzione ha trasformato il giardino botanico cittadino nello zoo di Pondicherry.
Lo scenografo David Gropman spiega com’è avvenuta la trasformazione: “La prima cosa che Ang ha voluto vedere, quando ha visitato Pondicherry, è stata lo zoo, essendo ampiamente descritto nel libro di Yann Martel. Ma non c’era né c’è mai stato uno zoo a Pondicherry. C’era invece un giardino botanico, costruito dai francesi nei primi del ‘900, e Ang ha così immaginato che lo zoo della storia fosse, in realtà, l’ex giardino botanico di Pondicherry, scoperto dal padre di Pi e trasformato in uno zoo privato. La cosa singolare è che Ang ci ha incoraggiati ad aggiungere un tocco tipicamente francese all’architettura e al paesaggio del giardino botanico, mescolandolo con l’estetica tipicamente indiana. Così, con gli appunti di Ang in mano, ci siamo dedicati alla costruzione dello zoo”. La produzione ha ottenuto il permesso di effettuare le riprese nell’area del tempio millenario di Villanur a Pondicherry. Duemila comparse in costume hanno lavorato durante
la notte e fino all’alba, mentre tutti gli operai liberi erano impegnati a mantenere accese 20.000 candele diya tradizionali. Una sequenza in cui la famiglia Patel si gode una vacanza è stata girata a Munnar, una stazione collinare piccola ma famosa nel Kerala, sulla costa sud- occidentale dell’India.
Nel frattempo, a migliaia di chilometri di distanza, a Taichung (Taiwan), veniva ultimato il più grande bacino del mondo costruito per la realizzazione di un film e in grado di creare onde. Oltre a ciò, e con il generoso sostegno delle autorità taiwanesi sia locali sia nazionali, Lee e il team della produzione hanno allestito presso l’aeroporto Sui Nan di Taichung e negli annessi hangar uno studio cinematografico funzionale. Infine, in cima alle massicce pareti del bacino sono state orgogliosamente esposte tutte le bandiere in rappresentanza di ciò che il regista ha chiamato “il cocktail internazionale della produzione” di VITA DI PI. L’isola misteriosa e surreale abitata da un enorme branco di suricati è stata creata abbinando le riprese realizzate all’interno di una foresta locale di baniani, in una riserva botanica taiwanese, ai set ideati dallo scenografo David Gropman e agli ambienti creati digitalmente. Gropman osserva che la foresta di baniani ha avuto un ruolo fondamentale. “Ero
certo che avremmo trovato a Taiwan l’ispirazione per le scene sull’isola dei suricati. Una delle maggiori difficoltà è stata l’individuazione della location e la progettazione dell’isola. Ero convinto che non potessimo creare l’isola in modo convincente senza avere qualche tipo d’ispirazione da Madre Natura. Ang sapeva di una riserva di baniani nascosta all’interno della Kenting National Forest di Taiwan e ci ha condotti lì per un sopralluogo. La riserva è diventare fonte d’ispirazione per il look misterioso dell’isola. Si tratta di un’immensa struttura olistica, proprio come il baniano che, non a caso, è un albero indigeno tipico dell’India. Era
quindi qualcosa di perfettamente riconoscibile per Pi”. Quando sono ultimate le riprese, Ang Lee ha dato inizio al laborioso processo della post-produzione, affiancando Tim Squyres, A.C.E. al montaggio e il compositore Mychael Danna, e partecipando alla realizzazione degli essenziali effetti visivi. Nel frattempo, il giovane protagonista del film si è preparato a un nuovo capitolo del suo viaggio – l’iscrizione al corso in discipline del cinema al St. Stephen’s College dell’università di Delhi. E qualunque avventura entusiasmante gli riservi il futuro, per Suraj Sharma la realizzazione di VITA DI PI
resterà sempre un’esperienza indimenticabile. “Non riesco neanche ad esprimere quanto la partecipazione al film mi abbia arricchito. Come Pi, ho vissuto un’esperienza straordinaria e incredibile – emotivamente, fisicamente, mentalmente e spiritualmente”. “Lavorare in VITA DI PI mi ha permesso di osservare il mondo da una prospettiva differente. Sono più forte ora e so di essere capace di molte più cose di quante ne avessi mai immaginate possibili. Penso di poter dire che quest’anno appena trascorso è stato la cosa migliore che potesse capitarmi”.