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Eyes Wide Open a Documè

La storia della protagonista del prossimo film (28.02.2005) di documè, Eyes Wide Open, ha il dovere di essere raccontata e conosciuta: Catherine è la donna che ha lottato con coraggio e determinazione contro l’Aids e per la diffusione di una cultura della prevenzione in Africa, e che per questo nel dicembre 2000 ha ricevuto il

26 Febbraio 2005 12:02

La storia della protagonista del prossimo film (28.02.2005) di documè, Eyes Wide Open, ha il dovere di essere raccontata e conosciuta: Catherine è la donna che ha lottato con coraggio e determinazione contro l’Aids e per la diffusione di una cultura della prevenzione in Africa, e che per questo nel dicembre 2000 ha ricevuto il Poverty Award dal Programma delle Nazione Unite per lo Sviluppo.
Attraverso il coraggio di Catherine e la sua battaglia contro l’Aids, ma anche contro l’indifferenza della gente, Eyes Wide Open dimostra che è possibile dare un volto umano al dolore, offrendo un modello di solidarietà e di impegno.
E immortalando la determinazione di chi, come Catherine, ha combattuto fino alla fine per essere una persona, non un malato.

Documè
Circuito Indipendente del Documentario Etico e Sociale
Lunedì 28 febbraio ore 21.30
Cinema Baretti, via Baretti 4
Ingresso 3 euro

Catherine Phiri era un’ infermiera di 40 anni, madre di due bambini, che ha scoperto di essere sieropositiva dopo la morte del marito. Rischiando di essere isolata e di subire ogni sorta di violenza da parte di una società chiusa e conservatrice, Catherine decide di parlare pubblicamente dell’AIDS, partendo dalla propria esperienza per abbattere il muro di silenzio che circonda la malattia. Catherine diventa così un simbolo, un punto di riferimento per molte persone. Nel 1994 fonda una Organizzazione (SASO), che si occupa di informare la popolazione sulla trasmissione dell’AIDS, della cura dei malati, della sistemazione degli orfani provocati dalla malattia.
L’organizzazione SASO, composta esclusivamente da volontari, in dieci anni è cresciuta enormemente, coinvolgendo migliaia di persone del distretto di Salima, Malawi. Catherine era –ed è- uno straordinario esempio della capacità di reagire a qualsiasi avversità, un esempio di solidarietà, di auto organizzazione e di creatività. Catherine ha continuato così la propria missione fino al suo ultimo giorno di vita, con la stessa determinazione e lo stesso coraggio che ha dimostrato in tutta la sua vita.

La regista: regista e documentarista, si dedica in particolare al documentario antropologico e alle tematiche dello sviluppo nel Sud del mondo. Ha conseguito la Laurea in Interdisciplinary Studies presso l’Empire State College (New York, 1984). Ha frequentato corsi universitari sul cinema antropologico e la produzione televisiva (New School of Social Research e New York University). Ha lavorato per diversi anni presso la RAI Corporation di New York come produttrice e assistente alla regia, collaborando, tra gli altri, con Furio Colombo e Franco Lazzaretti, e partecipando alla realizzazione di numerosi programmi dagli Stati Uniti, dal Centro America, dall’Australia e dalla Gran Bretagna. Dal 1979 al 1984 si è occupata di teatro, lavorando con diverse compagnie teatrali in qualità di attrice e regista. Ha conseguito il diploma di Drammaterapista presso il Dramatherapy Institute di New York. Ha condotto workshops presso centri di riabilitazione per tossicodipendenti, alcolisti, ed ex-pazienti psichiatrici. A partire dal 1990 pubblica articoli sulle proprie esperienze di documentarista per varie riviste italiane. Ha partecipato come relatrice alle Giornate dell’Acqua, organizzate dal Centro Civiltà dell’Acqua (Trento, dic. 2000).

Filmografia: Ha curato la realizzazione della serie televisiva “Economia e ambiente: una sfida per le donne senegalesi”, prodotta da Ethnos con il contributo della Commissione Europea – DGVIII/Sviluppo e la regia di due episodi. Dalla serie: “Ritratto di Altinè nella stagione secca” e “Per non restare a braccia conserte”. Realizza filmati sulla cooperazione allo sviluppo per conto di diverse organizzazioni non governative; tra questi il reportage “Gerusalemme Città contesa”, e due reportages sulla desertificazione in Italia e in Burkina Faso per il COSPE (Cooperazione allo Sviluppo dei Paesi Emergenti). Per l’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau) ha curato la regia, tra gli altri, di “Hopeful Steps” e “Il mugnaio, il contabile e altre storie”, su progetti di Riabilitazione su Base Comunitaria in Guyana e in Indonesia. Dal 1987 collabora con l’antropologa americana Judith Gleason, con la quale ha realizzato diversi documentari: “Mother of the Waters” (Madre delle Acque, 1988), sul culto della dea del mare Yemanjà nella cultura afro-brasiliana; “Diventare donne a Okrika” sui rituali di iniziazione femminile nel Delta del Niger (Nigeria); “The King does not Lie” (Il Re non Mente, 1992), sull’iniziazione nella religione Afro-Cubana della Santeria; “Fiori per Guadalupe”, sul culto delle Madonna di Guadalupe in Messico.