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Festival di Locarno 2008: i film di Piperno, Civeyrac e Rambert

Nella seconda giornata del Festival di Locarno sono stati presentati nella sezione “Filmmakers of the present competition” i due cortometraggi francesi Malika s’est envolée di Jean Paul Civeyrac e Avant que tu reviennes di Pascal Rambert e nella sezione “Ici et ailleurs” il lungometraggio Cimap! Cento italiani matti a Pechino di Giovanni Piperno.Malika s’est envolèe

11 Agosto 2008 08:10

Festival du Locarno

Nella seconda giornata del Festival di Locarno sono stati presentati nella sezione “Filmmakers of the present competition” i due cortometraggi francesi Malika s’est envolée di Jean Paul Civeyrac e Avant que tu reviennes di Pascal Rambert e nella sezione “Ici et ailleurs” il lungometraggio Cimap! Cento italiani matti a Pechino di Giovanni Piperno.

Malika s’est envolèe (Francia, 2008, color., 35 min.) di Jean Paul Civeyrac (nella produzione c’è Olivier Assayas) è un film che narra dell’amicizia di due giovani francesi che sognano una vita migliore, che passano le giornate al lavoro o a chiacchierare al bar e che aspettano qualcosa che possa cambiare loro la vita. Malika, una ragazza di origini nordafricane che conoscono in discoteca, sembra rappresentare l’occasione per un riscatto. Ma si tratta di un’impressione sbagliata: Malika è, difatti, una ragazza superindipendente che concede a sprazzi una semplice amicizia e che ha una propensione al nomadismo. Il giovane ragazzo innamorato non può che seguirla ed inseguirla, ma nulla può quando scopre che la ragazza si è gettata dalla finestra, nel momento in cui alcuni poliziotti stavano sfrattando una famiglia africana.

Il film alterna uno stile da chiacchiera filosofica alla Rohmer, ad incursioni nella realtà più cruda. La doppia anima del film a volte stride un pò e troppa è la carne al fuoco per non risultare semplicemente illustrativo. Nonostante qualche caduta nel deja vu e qualche ambizione di troppo il film è tutto sommato guardabile e la cura della regia e i dialoghi ne sono la cosa migliore. Voto Fabio: 6


Avant que tu reviennes (Francia, 2008, color., 20 min.) di Pascal Rambert è un film ambientato per intero in discoteca. Narra della autodistruzione di un gruppo di giovani che ballano per ore alternando (troppe) sniffate e scopate. A sottolineare il concetto espresso, oltre all’uso reiterato di una stessa sequenza come in un loop malato, il regista inserisce l’immagine di un uomo che cade da un palazzo.

Inutile dire che l’effetto trasgressivo iniziale (coca, baci omosex, rapporti a tre), mescolato alla coazione a ripetere dei protagonisti ha un intento nauseante. Un film che vorrebbe andare oltre la filosofia “no future”, l’orizzonte del film, difatti, è quella del “no present”: l’unica cosa da desiderare è la morte. Ma l’effetto finale del film è di un moralismo illimitato, ci sembra quasi sia stato commissionato da un comitato di mamme rock, quelle che vorrebbero chiudere le discoteche alle undici. Anche le metafore usate sono di un didascalismo sconsolante. Voto Fabio: 2

CIMAP! Cento italiani matti a Pechino (Italia, 2008, color., 82 min.) di Giovanni Piperno. Un documentario folle di quelli che hanno un canovaccio ma non una sceneggiatura. Il regista Piperno si accontenta di seguire questi settantasette ragazzi malati mentali nel loro viaggio in treno da Roma a Pechino, sicuro che qualcosa davanti alla sua cinepresa esca fuori. La scommessa è vinta, perchè i personaggi hanno veramente qualcosa da dire, nonostante il film in apparenza sembra avere un’idea un pò costruita (il viaggio, pubblicitario ed autoreferenziale, sicuramente lo è). Sono appunto i ragazzi che lo affollano a darne un senso compiuto, che è quello di relazionarsi e di conoscersi.

Un film appassionatamente relazionale, dunque: la comunicazione non avviene solamente tra i simpatici personaggi del film ma avviene anche con il pubblico in sala. Piperno è bravissimo a evitare le trappole del patetismo e della deriva autoconsolatoria e il viaggio che i “matti” affrontano non sembra trasparire dalle immagini: assomiglia tanto a una fuga da fermi, le città che si alternano nel percorso (Budapest, San Pietroburgo, i villaggi mongoli e Pechino) sembrano semplicemente sfondi. Un viaggio folle che assomiglia a quello del cinema. Voto Fabio: 7

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