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Oscar 2013 Miglior corto documentario: Inocente, Kings Point, Mondays at Racine, Open Heart, Redemption

Scopri e vota tutti i candidati agli Oscar 2013 nella categoria Miglior corto documentario

pubblicato 8 Febbraio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 17:45

Ancora un sondaggio per i prossimi Oscar 2013 in vista della cerimonia di premiazione che si terrà il prossimo 24 febbraio. Oggi ci occupiamo della cinquina in lizza nella categoria Miglior cortometraggio documentario.

I candidati di questa ottantacinquesima edizione sono Inocente di Sean Fine e Andrea Nix Fine; Kings Point di Sari Gilman e Jedd Wider; Mondays at Racine di Cynthia Wade e Robin Honan; Open Heart di Kief Davidson e Cori Shepherd Stern; Redemption di Jon Alpert e Matthew O’Neill.

Vi ricordiamo che tra i candidati appena elencati in prima battuta c’è il regista del corto e in seconda il produttore. A seguire trovate un sondaggio in cui potete esprimere la vostra preferenza per questa categoria, mentre subito dopo il salto trovate tutti i trailer dei corti in competizione e link ai nostri speciali post di approfondimento, in cui troverete tutto quello che c’è da sapere su ogni singolo candidato.

Inocente

Il documentario racconta la toccante storia di Inocente, un’adolescente senzatetto di San Diego (California) con un grande talento per la pittura, un travagliato trascorso famigliare e un futuro incerto su cui incombe la sua posizione di immigrata irregolare. Il suo talento però è stato finalmente notato e se riesce ad avere un numero di opere sufficienti, la ragazza avrà la possibilità di allestire la sua prima mostra d’arte. Nel frattempo la sua vita familiare si trova ad un’impasse, perchè se Inocente si emancipa legalmente dalla madre mette i suoi fratelli a rischio affidamento, ma per lei la situazione è divenuta davvero insostenibile.

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Kings Point

Negli anni ‘70 e ‘80, centinaia di migliaia di anziani emigrarono da New York City a Kings Point, una tipica comunità di pensionati, che si trova appena fuori West Palm Beach, in Florida. Attirati dal cielo azzurro, sole, palme e la promessa di una intensa vita sociale, hanno comprato la loro strada per il paradiso per soli 1.500 dollari di acconto. Ora che la comunità composta da anziani affronta la sua mortalità, il paradiso ha iniziato a costare un prezzo più elevato. Attraverso le esperienze di sei residenti di lunga data, ‘Kings Point’ cattura sia il fascino che la complessità più oscura del vivere in un mondo a cui nessuno si avvicina troppo. Commovente, divertente e dark, ‘Kings Point’ è un ritratto profondamente empatico dell’ultimo atto del sogno americano.

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Mondays at Racine

Il corto racconta di due sorelle, entrambe parrucchiere, che una volta al mese accolgono nel loro negozio donne sottoposte a chemioterapia per diagnosi di cancro, aiutandole ad affrontare il rapporto con un corpo che cambia a causa delle cure, in primis con l’inevitabile perdita dei capelli.

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Open Heart

 

Nel corto si racconta l’odissea di otto bambini del Ruanda, di cui alcuni hanno solo pochi mesi di vita, che separati dalle loro famiglie si apprestano ad affrontare dei delicati interventi a cuore aperto che decideranno della loro sopravvivenza. L’unico centro specializzato in cardiochirurgia che opera gratuitamente in Africa è il Centro Salam realizzato da Gino Strada e dall’organizzazione non governativa Emergency, questo è l’unico luogo in grado di accogliere e curare quegli otto bambini che giungeranno alla clinica stremati e in stato letargico, indeboliti da diverse complicanze che si sono aggiunte ad un complesso quadro clinico.

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Redemption

Il corto ci porta in quel di New York, per mostrarci uomini e donne, chiamati in gergo “Canners” o “riciclatori”, che sopravvivono vendendo bottiglie e lattine che raccolgono in mercati, bidoni della spazzatura e condomini. Li si vede spesso setacciare la spazzatura, ma pochi hanno avuto modo di incontrarli e condividere con loro qualche pensiero su una vita vissuta ai margini della società. Il corto di Alpert e O’Neill è uno sguardo inedito e intimo nel difficile quotidiano di questi veri e propri “spigolatori post-industriali”.

 

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