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Il “Franco” e potente Oz

Il magico e splendente mondo di Oz o un forsennato trip a base di droga, pupe e pistole? Chiedetelo a James Franco che cosa sceglierebbe tra le due. Probabilmente farebbe montare le quattro gallinelle in bikini sulla sua decappottabile e le porterebbe in quel di Oz a fumare l’erba delle siepi, spandendo gas di scarico sugli stucchevoli paesaggi e magari divertendosi a prendere a calci dietro le fatate creaturine del posto.

pubblicato 10 Marzo 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 16:53


Perché James Franco è così; prima ti incanta con la sua immagine rassicurante e il sorriso durbans senza pietà e poi d’un colpo spazza via le certezze delle mamme sfoderando denti d’oro, tatuaggi e treccine afro che neanche Snoop Dogg.

Cinematograficamente poi neanche a parlarne: un momento prima è spalla o figliol prodigo in lussuosi blockbuster per famiglie (Spiderman, L’alba del pianeta delle scimmie e adesso Oz), l’attimo dopo ti vibra stilettate da cineasta indipendente che farebbero tremare i polsi a tanti colleghi più scafati (perché chi mai imbastirebbe un lungometraggio -Interior.LeatherBar- basato sull’ orgia sadomaso tagliata nel contestatissimo “Cruising” di William Friedkin ?).

Ruoli not ordinary e una esibita, e cinematograficamente riscontrabile, empatia per l’universo gay (Milk, Urlo, il documentario sul Sal Mineo di “Gioventù Bruciata”) gli hanno fatto meritare un posto speciale nel cuore del popolo arcobaleno, facendo insorgere più di un sospetto sulla sua (pan?)sessualità.

La nebbia sulla realtà delle cose lui non l’ha mai diradata ma, benché sostenga (a ragione) che “a nessuno dovrebbe fregargliene”, si vede chiaramente che su questa ambiguità il bravo James ha costruito – con qualche compiacimento- tanta parte del suo sornione carisma. E se poco ci è dato di sapere sui suoi desideri sessuali è certo che i suoi appetiti cinematografici ne fanno un attore abbastanza poliedrico e un’artista al limite della bulimia.

Così, tra installazioni d’arte, videoclip e pittura, gli capita di incappare anche in lavori cinematografici prettamente “alimentari”come (appunto) “Mangia, prega, ama”, “Notte folle a Las Vegas” e “Sua maestà” (flop ovunque). Certo, spiace un po’ vederlo sacrificato in ruoli che non gli si addicono o nello “strafumato” a tutti i costi, ma se questo è il prezzo da pagare per poter finanziare ben altre sperimentazioni allora qualche “marchetta” è ancora la benvenuta.

Senza contare che lui sembra sempre divertirsi da matti e trovarsi beatamente a suo agio sia fra le scimmie in motion-capture de “L’alba” o quelle alate di “Oz”, che nei panni strafatti di “Alien”, rapper- spacciatore del folle e amorale “Spring Breakers”. “Bene o male purchè se ne parli ” potrebbere essere il suo mantra, mutuato da un maestro -Oscar Wilde- anch’esso campione di ambiguità. E così puntualmente accade visto che le sue numerose e controverse incarnazioni cinematografiche fanno sempre discutere tutti, pubblico e critica. D’altronde, per il successo, anche uno come lui sarebbe capace di “tagliarsi un braccio”… Ma questa è un’altra storia…