Home Curiosità Il 18 marzo al Bari Film Festival “Via Veneto Set”: com’era, come si diventa o si diventava inquilini di Cinecittà

Il 18 marzo al Bari Film Festival “Via Veneto Set”: com’era, come si diventa o si diventava inquilini di Cinecittà

Cinecittà com’era e in parte com’è almeno nei ricordi.

pubblicato 14 Marzo 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 16:44

L’altro giorno ero a Cinecittà e incontro un giovane regista che si aggirava con lo scopo di avere qualche contatto per una proposta. Un giovane molto spiritoso, un poco deluso della faticosa strada da percorre. Gli piaceva l’idea di Cinecittà d’antan in cui Federico Fellini voleva non solo girare tutti i suoi film, ma anche possedere, o affittare, un piccolo appartamento per diventarne un inquilino. Pagato dai produttori!

Gli ho spiegato che il genio Federico era un genio compreso, e cioè viveva in un tempo in cui, sempre tra molte difficoltà, le speranze c’era, a patto di essere umilissimi. Bisognava andare, laureati o non, diplomati o non al Centro Sperimentale romano, a comprare le sigarette o il caffè da portare al produttore o regista o attori famosi di turno, fargli trovare tutto in ordine del camerino, fornirgli una breve rassegna stampa, prenotare due posti al ristorante: uno per il personaggio very famous, l’altro per qualche simpatica amica in carriere nel cinema o con il sogno di…

Gente come Fellini o come Leone era stata umile o umilissima, anche se il mio è un paradosso però molto vicino alla realtà di Cinecittà d’altri tempi.

Per chiarire questa realtà affascinante e misteriosa, invito gli amici che ci leggono al Bari Film Festival la sera del 18 marzo alle 21 presso il Cinema Galleria, Corso d’Italia, in centro, anzi in centrassimo, per assistere alla proiezione di “Via Veneto Set”, un film che ho realizzato qualche anno fa e ritorna per ricorda Fellini e la Dolce Vita, nell’anno in cui si compiono dieci anni dalla morte del regista. Cinecittà com’era e in parte com’è almeno nei ricordi.

Il film doc è un affresco della Roma e del cinema con Anita Ekberg, Marcello Mastroianni , Richard Burton, Elizabeth Taylor, Kirk Douglas, Gregory Peck, Gloria Swanson, Jane Mansfield, Charlton Heston, i muscle boys del cinema storico-mitologico di cartone, le miss Italia e così via…ma anche l’ex Faruk e i principi arabi, i grandi industriali e affaristi, i latin lovers, i play boys, le spogliarelliste, i prestigiatori, i gay, le soubrette, gli assassini e le assassinate o le scomparse. Il mondo del cinema, proveniente da Hollywood e da Parigi, Londra, Berlino e dalla Cinecittà di Roma. E oltre, verso la cronaca, più spesso la cronaca nera. Via Veneto, una strada- simbolo e una realtà variegata poiché qui, in questi trecento metri nel centro storico romano da piazza Barberini a Villa Borghese, il cinema e Roma hanno trovato scene e backstage. Qui in questi pochi metri si sono affollati anche scrittori, artisti, uomini politici mescolandosi a milioni di turisti che tornano a visitarla nei loro viaggi a Roma.

Il racconto affascinante di Via Veneto è fatto da una serie di incontri e incroci, oltre che delle immagini prima dei cinegiornali ,poi della tv, e dei libri ad essa dedicati (come non ricordare tra gli altri “La sera andavamo a Via Veneto” di Eugenio Scalari ?). Pagine di storia, di storie, di vita.

Via Veneto è anche lo sfondo- da protagonista- di numerosi film, al di là di quello di Fellini. Ad esempio, si possono ricordare “Il signor Max” di Mario Camerini del 1937, interprete Vittorio De Sica, e vent’anni dopo “Il conte Max” di Giorgio Bianchi, sempre con De Sica nel ruolo del conte e di Alberto Sordi in quello del giornalaio che era di De Sica. Quest’ultimo, grande attore e regista, diresse nel 1946 “Sciuscià” che si apre con una scena girata a Via Veneto tra i lustrascarpe del dopoguerra.

Il racconto comprende la lavorazione di “Cleopatra”, l’ultimo famoso kolossal con Burton e la Taylor, le cui vicissitudini artistiche e amorose divamparono proprio a Via Veneto. Non mancano immagini e storie dei personaggi dell’arte, del giornalismo, dell’aristocrazia, della moda, della mondanità in un confronto divertente e istruttivo tra passato e presente. Compaiono a fare un bilancio della strada e della dolce vita alcuni dei protagonisti, personaggi intervistati venti anni e più dopo la grande stagione della strada. Un confronto contrappuntato dai fatti più significativi di cronaca nera o degli scandali come quello dello spogliarello di Aichè Nana che fecero tremare la società intorno alla strada forse più nota del mondo.

Ai documenti filmati sono, ovviamente, affiancati quelli fotografici. Non sarebbe pensabile non farlo. I “paparazzi” costituiscono una parte integrante della vita e della storia della strada,e ne costituiscono forse la testimonianza più ricordata e forte. Davanti ai loro puntuali obiettivi, è il caso di dirlo, sono passati tutti i protagonisti di quegli anni, divi e nobili, capi di stato detronizzati, esuli di lignaggio. I “paparazzi” sono stati i testimoni veloci ed efficaci della cronaca in tutte le sue sfaccettature.

Uno degli scopi del film è quello di viaggiare verso il mito, la leggenda di Via Veneto, creati dal film di Fellini che segnano in pratica la fine degli anni della cosiddetta Hollywood sul Tevere. L’idea-base è quella di mostrare solo immagini in cui sia presente e obbligatorio anche solo uno scorcio di Via Veneto. Ossia, Via Veneto ribalta, passerella, set di una leggenda che ancora non si è appannata del tutto se i turisti vanno a visitare Via Veneto dopo essere stati al Colosseo e gli altri luoghi storici e artistici della Capitale. Esattamente quello che il giovane regista incontrato a Cinecittà deve sapere, lui come altri.