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Stasera in TV: Il momento di uccidere su Rete 4

Rete 4 quest’oggi propone in prima serata “Il momento di uccidere” legal-thriller tratto dall’omonimo romanzo di John Grisham, diretto da Joel Schumacher e interpretato da Sandra Bullock, Matthew McConaughey, Samuel L. Jackson e Kevin Spacey.

pubblicato 5 Marzo 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 15:16

Film dalle tematiche pesanti e sempre attuali nel cinema (e nella società americana): è lecito per un padre la cui figlia è stata violentata farsi giustizia da solo ed evitare la condanna a morte per aver assassinato i due colpevoli? E quanto conta il colore della pelle quando l’omicida è afroamericano? Un grande cast e una storia intrigante, purtroppo, non bastano a dirimere la questione.

Cast

Matthew McConaughey: Jake Brigance
Sandra Bullock: Ellen Roark
Samuel L. Jackson: Carl Lee Hailey
Kevin Spacey: Procuratore Rufus Buckley
Charles S. Dutton: Sheriffo Ozzie Walls
Donald Sutherland: Lucien Wilbanks
Kiefer Sutherland: Freddie Lee Cobb
Oliver Platt: Harry Rex Vonner
Patrick McGoohan: Giudice Omar Noose
Ashley Judd: Carla Brigance

Trama

Mississippi, profondo sud degli States: due balordi violentano la figlia di Carl Lee Hailey (Samuel L. Jackson) ma riescono a farla franca. L’uomo decide di farsi giustizia da solo e uccide entrambi i colpevoli: arrestato, rischia la condanna a morte. Un giovane avvocato, Jake Brigance (Matthew McConaughey), decide di assumere la sua difesa, aiutato da una brillante e avvenente studentessa di legge, Ellen (Sandra Bullock) e da uno spregiudicato avvocato dal passato non troppo limpido (Oliver Platt): i tre dovranno affrontare un inflessibile procuratore (Kevin Spacey) e le diffidenze della giuria.

Critica

Film del ’96 diretto dal sempre puntuale Joel Schumacher, garanzia di solidità, che dopo Il cliente, prosegue il sodalizio con il romanziere John Grisham con questa trasposizione cinematografica: un cast eccezionale, con Matthew McConaughey, all’epoca nemmeno trentenne, Sandra Bullock all’apice della carriera e Samuel L. Jackson reduce dal successo di Pulp Fiction. Ad accompagnarli un convincente Kevin Spacey più guest stars del calibro di Donald Sutherland, il figlio Kiefer (per la seconda volta sul grande schermo assieme al padre) e Ashley Judd. Una parata di stelle per un film poco più che discreto: troppa carne al fuoco, troppi temi problematici ma poca vera introspezione nei personaggi. Il tema è duplice: se un uomo debba essere condannato a morte per essersi fatto giustizia da solo e quanto il colore della sua pelle possa influenzare una giuria.
I conflitti interiori dei protagonisti occupano un ruolo marginale e comunque non vengono ben sviscerati: Jake è favorevole alla pena capitale ma ritiene che il suo assistito sia innocente, Ellen è una progressista contraria alla pena di morte ma giustifica l’operato dell’imputato che avrebbe avuto il diritto di vendicarsi. C’è un vizio di forma piuttosto evidente e, come spesso accade, la parte del leone viene fatta dagli avvocati in aula, con arringhe spettacolari e dai toni catoniani a imbambolare l’ennesima giuria di “redneck” influenzabili. Si è osato tanto ma non si è ottenuto il massimo: con un cast meno blasonato saremmo sotto la mediocrità.

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