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Stasera in TV, Pomodori verdi fritti alla fermata del treno, su La 7

Pietra miliare del cinema al femminile tratto dal best seller Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop.

pubblicato 5 Maggio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 15:04

Trasposizione cinematografica del bestseller internazionale della scrittrice britannica Fannie Flagg Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop, il film può essere considerato una pietra miliare nel cinema al femminile: ambientato nel Sud degli Stati Uniti degli anni ’30 racconta una lieve e profonda storia d’amore tra due giovani donne, anche se nel film, rispetto al romanzo, troviamo un’estrema pudicizia che lascia solo intuire la realtà del rapporto, sullo sfonda della bigotta e razzista società americana dell’epoca.

Cast

Kathy Bates: Evelyn Couch
Mary Stuart Masterson: Idgie Threadgoode
Mary-Louise Parker: Ruth Jamison
Jessica Tandy: Ninny Threadgoode
Gailard Sartain: Ed Couch
Stan Shaw: Big George
Cicely Tyson: Sipsey

Trama

Evelyn (Kathy Bates) è una donna di mezza età, timida, goffa e sovrappeso, sposata a Ed (Gailard Sartain), corpulento e alieno a ogni romanticheria: la sua vita scorre placida e noiosa fino a quando incontrerà in una casa di riposo l’anziana Ninny (Jessica Tandy) che inizia a raccontarle la storia di due formidabili amiche, Idgie (Mary Stuart Masterson) e Ruth (Mary-Louise Parker), che decisero di prendere in mano il proprio destino e di aprire un Café nella sonnolenta cittadina di Whistle Stop.

Critica

Cast eccezionale, con due attrici vincitrici del Premio Oscar, Kathy Bates (per Misery non deve morire) e Jessica Tandy (A spasso con Daisy, dell’anno precedente a Pomodori verdi fritti), dirette da Jon Avnet al suo esordio nel grande schermo. Un grande affresco che indaga con molta, forse troppa prudenza, la storia d’amore tra due giovani emancipate nella conservatrice società pre bellica degli States, soffocata dal caldo torrido delle lunghe estati e dalla pesante intolleranza rivolta alla gente di colore e a tutti i “diversi”.

Da sottolineare le interpretazioni di Mary Stuart Masterson e Mary-Louise Parker, nei ruoli di Idgie e Ruth che riescono a recitare con vigorosa freschezza i non facili ruoli di amiche e di amanti destinate a non rivelarsi. Il film , pur essendo basato su una solidissima sceneggiatura, riprende un filone al femminile inaugurato anni prima con lo straordinario Il colore viola, proseguito nel 1989 con Fiori d’acciaio ma un po’ spentosi negli anni successivi prima del recente The Help. Un film molto delicato e piacevole che non scade mai nei cliché e nei luoghi comuni del femminismo per forza, ma che anzi riesce a condurre il pubblico nei meandri della società dell’epoca, dove il maschilismo imperante confinava le donne a ruoli marginali e totalmente dipendenti.

Splendida fotografia, dai toni molto caldi e quasi accecanti, che ben rendono il calore e l’eccessiva solarità del Sud degli Stati Uniti, storica la colonna sonora imperniata sul brano What Becomes of the Brokenhearted del famoso cantante afroamericano Jimmy Ruffin che la incise nel ’66.