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È morto Giulio Andreotti: su di lui, Il Divo di Paolo Sorrentino

Giulio Andreotti è morto il 6 maggio 2013 all’età di 94 anni: Cineblog ricorda la pellicola dedicata alla sua vita, girata da Paolo Sorrentino.

pubblicato 6 Maggio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 15:01

Giulio Andreotti è morto. Lo ha annunciato poco fa la famiglia del senatore a vita nato nel 1919, sulla cui vita politica si sono inevitabilmente susseguiti nel corso degli anni innumerevoli dibattiti. Una serie di discussioni alimentate in parte anche da Il Divo, pellicola del 2008 diretta da Paolo Sorrentino con un magistrale Toni Servillo nel ruolo di uno dei personaggi pubblici più importanti degli ultimi cento anni di storia d’Italia.

Presentato in concorso al Festival di Cannes 2008, Il Divo ha ottenuto il premio della giuria nella rassegna francese, dove arrivarono anche 10 minuti di applausi, approdando anche agli Oscar 2010 grazie alla nomination nella categoria miglior trucco per il lavoro svolto da Aldo Signoretti e Vittorio Sodano, per rendere proprio Servillo simile quanto più possibile alla classica figura di Giulio Andreotti.

La reazione

Giulio Andreotti ebbe modo di vedere Il Divo grazie a una proiezione privata, dopo la quale le sue parole furono:

“Non sono così cinico. È molto cattivo, è una mascalzonata, direi. Cerca di rivoltare la realtà facendomi parlare con persone che non ho mai conosciuto. […] Si può dire che esteticamente è bello, ma a me dell’estetica non frega un bel niente. Capisco che la storia va caricata. Il regista doveva girare così. La mia vita è talmente tranquilla che ne sarebbe venuto fuori un prodotto piatto e senza pepe. Ma la mia corrente, per esempio, beh non era un giardino zoologico come la rappresenta il film. C’erano le invidie, gli scontri, gli scavalchi, la carriera, ma questa è la politica.”

Parole che portarono il regista del film a pronunciarsi nel seguente modo, in occasione di un’intervista rilasciata a Liberazione il 24 maggio 2008:

Andreotti ha reagito in modo stizzito e questo è un buon risultato perché di solito lui è impassibile di fronte ad ogni avvenimento. La reazione mi conforta e mi conferma la forza del cinema rispetto ad altri strumenti critici della realtà.

Il parere di Andreotti, dipinto come furibondo da chi era presente alla proiezione privata, assunse poi dei toni un po’ più leggeri dopo il riconoscimento ottenuto dal film a Cannes, al quale il politico dedicò una battuta:

“Ha vinto il film su di me? Se uno fa politica pare che essere ignorato sia peggio che essere criticato. Dunque…”

Con Alberto Sordi

Al di là del film dedicato alla sua vita, Giulio Andreotti ha avuto altri incroci col cinema che chi ha qualche anno in più sulle spalle sicuramente ricorderà: su tutti, quello legato a Il Tassinaro, film del 1983 con Alberto Sordi, nel quale il politico appariva come passeggero del mezzo di trasporto, naturalmente nei panni di sé stesso.

Per forza di cose, il dialogo tra Pietro “Zara 87” Marchetti e Andreotti andò ben oltre la semplice rappresentazione cinematografica più superficiale, toccando temi reali e attuali come la condizione giovanile e la validità dei titoli di studio. Grazie alla memoria di YouTube, ecco il video della suddetta scena: