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Cineblog consiglia: Poison

Poison (Poison, Usa, 1991) di Todd Haynes; con Edith Meeks, Millie White, Buck Smith, Anne Giotta.Stanotte 6 novembre ore 01.55, RaiTreOrigine di un autore. Poison è il germe, imperfetto fin che si vuole, ma coraggioso, audace, persino originale, di quella che sarà la poetica di uno dei giovani registi americani più interessanti del momento. Per

pubblicato 6 Novembre 2009 aggiornato 2 Agosto 2020 08:53

Poison (Poison, Usa, 1991) di Todd Haynes; con Edith Meeks, Millie White, Buck Smith, Anne Giotta.

Stanotte 6 novembre ore 01.55, RaiTre

Origine di un autore. Poison è il germe, imperfetto fin che si vuole, ma coraggioso, audace, persino originale, di quella che sarà la poetica di uno dei giovani registi americani più interessanti del momento. Per approcciarsi al cinema di Todd Haynes iniziando dal suo esordio, bisogna tenere ben a mente la tripartizione Hero, Horror, Homo, i titoli dei tre corti che vanno a formare Poison.

Tre storie con tre stili differenti: documentaristico-televisivo il primo, in bianco e nero per omaggiare la sci-fi anni ’50 il secondo, colorato ma cupo e intervallato da flash-back il terzo. Poison non è un film a tematica omosessuale, e nemmeno per sogno un queer horror; è cinema sperimentale, e per questo anche rischioso, ma di horror ce n’è poco. Inutile, forse, tentare di catalogare il film sotto un’etichetta: vorrebbe dire tentare di catalogare anche Haynes, la cui cultura e amore per il cinema non permettono a nessuno di bollarlo facilmente.

E già con Poison, si diceva, si mettono in tavola le carte che torneranno nella filmografia del regista: l’omosessualità, la società per bene che cade a pezzi, lo spettro delle malattie (AIDS su tutte), un repertorio tutt’altro che banale nelle citazioni, e una cura per la messinscena che, anche se questo è un film indipendente a bassissimo budget, è già evidente. Da Poison parte un percorso che è tutto da seguire, e che approda ad un grande film come Io non sono qui: ormai sicuro delle sue potenzialità, ma sempre convinto che il cinema sia terreno per sperimentare ed esprimere in modo non banale tematiche e personalità importanti, Haynes può permettersi di far diventare Bob Dylan sei diversi attori, e non è un’idea da poco.