Home Notizie Le 10 più grandi interpretazioni cinematografiche secondo TotalFilm

Le 10 più grandi interpretazioni cinematografiche secondo TotalFilm

Ecco i 10 attori che hanno dato il meglio di sé in 10 film capolavori

di carla
pubblicato 7 Giugno 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 13:39

Girovagando per la rete ho trovato la classifica The 200 greatest movie performances of all time e spinta dalla insana curiosità di vedere chi c’è al primo posto, me la sono spulciata tutta. Vi riporto le prime 10 posizioni con le motivazioni di TotalFilm e ditemi cosa ne pensate.

10. Liam NeesonSchindler’s List (1993): Dato l’argomento delicato, che richiede una mano ferma per non scivolare nel melodramma, è un compito che Neeson porta sulle spalle virilmente, fornendo al film il suo nucleo morale senza passi falsi nella santità. Per il ruolo è stato nominato agli Oscar 1994 come miglior attore. Fu battuto da Tom Hanks con Philadelphia.

9. Paul Newman – Lo spaccone (1961): un mix di arroganza e di fragilità. Per il ruolo fu nominato come miglior attore agli Oscar 1962. Vinse: Maximilian Schell con Vincitori e vinti.

8. Jane Fonda – Una squillo per l’ispettore Klute (1971): Più che un film, Klute ha segnato una pietra miliare nella carriera di Jane Fonda. Per questo ruolo vinse il premio Oscar come miglior attrice nel 1972 battendo attrici del calibro di Julie Christie – I compari, Glenda Jackson – Domenica, maledetta domenica, Vanessa Redgrave – Maria Stuarda Regina di Scozia, Janet Suzman – Nicola e Alessandra.

7. Denzel Washington – Malcolm X: “Tutto ciò che ho fatto come attore è stato in preparazione per questo” ha detto Washington nel 1992. “Ho studiato tanto, sapevo anche che tipo di occhiali indossava in un giorno particolare”. Il risultato è uno spettacolo di straordinaria profondità e carisma. Per questo ruolo Denzel è stato nominato agli Oscar 1993 come miglior attore protagonista. Vinse Al Pacino – Profumo di donna.

6. Marlon Brando – Fronte del Porto (1954): guardate il peso di ogni sillaba, la contrazione del linguaggio del corpo, il guizzo di ogni espressione facciale. Ispirato e istintivo, la Perfezione. Per questo ruolo Marlon vinse il Premio Oscar 1955 sbaragliando Humphrey Bogart – L’ammutinamento del Caine, Bing Crosby – La ragazza di campagna, James Mason – È nata una stella, Dan O’Herlihy – Le avventure di Robinson Crusoe.

5. Emily Watson – Le onde del destino (1996): Lars von Trier sceglie una completa sconosciuta per la parte da protagonista: Emily Watson. E’ una rivelazione in questo ruolo strano, intenso ed esigente. Vertiginosa, convincente e miseramente straziante nella sua discesa nel degrado. L’attrice fu candidata al premio Oscar come miglior attrice protagonista nel 1997 ma vinse Frances McDormand con Fargo.

4. Al Pacino – Il Padrino Parte II (1974): Se Shakespeare avesse scritto un poema epico tentacolare su Cosa Nostra, non avrebbe potuto creare un eroe più tragico di Michael Corleone. Michael è il più grande ruolo di Pacino. Perché? Perché, secondo Coppola, è “uno dei pochi personaggi cinematografici che raggiunge una dimensione autenticamente tragica”. E Pacino ha interpretato la tragedia in modo magistrale. Per il ruolo fu nominato agli Oscar 1975. Fu battuto da Art Carney con Harry e Tonto.

3. Daniel Day-Lewis – Il petroliere (2007): e si sente la voce: un tuono gutturale che ringhia in un baritono abbaiare, poi viene il viso: brizzolato, irsuto, gli occhi lampeggianti di pazzia. Il risultato finale di Daniel Day-Lewis è una forza della natura, uno spaccone misantropo. L’attore vinse l’Oscar nel 2008 contro George Clooney – Michael Clayton, Johnny Depp – Sweeney Todd, Tommy Lee Jones – Nella valle di Elah, Viggo Mortensen – La promessa dell’assassino.

2. Robert De Niro – Toro scatenato (1980): “Ha mangiato ogni notte fino a sembrare un maiale”, ricorda lo sceneggiatore Mardik Martin. Robert De Niro ha mangiato per due mesi per ottenere i 30 chili di cui aveva bisogno per impersonare La Motta in declino. Ed è diventato così bravo a boxe che ha fatto tre incontri a Brooklyn e ne ha vinti due. Ma qual è il vero il segreto? “Ha messo su non solo il peso, ma anche il degrado”, ha sottolineato il critico David Thomson. Per la parte vinse il Premio Oscar nel 1981 fronteggiandosi contro Robert Duvall – Il grande Santini, John Hurt – The Elephant Man, Jack Lemmon – Serata d’onore, Peter O’Toole – Professione pericolo.

1. Jack Nicholson – Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975): il mito Nicholson è fondato sulla follia, è squilibrato, con gli occhi sporgenti. Tutto nasce in questo dramma corale, una potente allegoria in cui – ironicamente – il pazzo Jack interpreta l’unica persona sana di mente in un reparto psichiatrico. Contro il potere forte – impersonato dall’infermiera interpretata da Louise Fletcher – Nicholson aiuta i detenuti prendendo il controllo del manicomio. Ha studiato tanto per il ruolo? Non proprio. La maggior parte di McMurphy viene da dentro. Nicholson lo interpreta come un millantatore e un attaccabrighe. Per il ruolo vinse l’Oscar nel 1976 battendo Walter Matthau – I ragazzi irresistibili, Al Pacino – Quel pomeriggio di un giorno da cani, Maximilian Schell – The Man in the Glass Booth, James Whitmore – Give ‘em Hell, Harry!.