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New Moon: i commenti della critica

La nostra recensione di New Moon l’avete letta e commentata. Ora tocca ai critici della carta stampata: Roberto Nepoti – La Repubblica: (…) I giovani esegeti della saga di Twilight spiegano che il suo fascino risiede nella storia d’ amore impossibile; però l’attrazione sembra piuttosto la sexiness di palestrati toraci maschili, in un’ iconografia da

di carla
pubblicato 2 Dicembre 2009 aggiornato 2 Agosto 2020 07:48


La nostra recensione di New Moon l’avete letta e commentata. Ora tocca ai critici della carta stampata:

Roberto Nepoti – La Repubblica: (…) I giovani esegeti della saga di Twilight spiegano che il suo fascino risiede nella storia d’ amore impossibile; però l’attrazione sembra piuttosto la sexiness di palestrati toraci maschili, in un’ iconografia da pubblicità di D&G. Il resto sono lunghi duetti sulle conseguenze dell’ amore tra Bella e Edward, Bella e Jacob. Con esito in moratoria, fino alla prossima puntata. New Moon.

Alessio Guzzano – City: In attesa che incisivi Scary Movie lo addentino, il seguito di “Twilight” fa già di tutto per sembrare la propria parodia: emostatiche lungaggini da fotoromanzo emotivo, un protagonista che (ehm) recita con un polmone solo, vampiri e licantropi così protettivi da far suicidare VanHelsing, scene madri nel bosco in stile telenovela uzbeka (o Sandra&Raimondo quando scimmiottavano Tarzan). Nel giorno del 18° compleanno dell’amata non consumata, il 109enne cavaliere pallido sceglie di allontanarsi per salvarla. E lei? Bella coi lupi. Uno è il muscoloso esemplare mannaro che la ama da sempre (migliora quando taglia la criniera). A causa di un comico equivoco telefonico, e di una ‘cognata’ telepatica solo quando serve alla trama, il vampiRomeo si crede già vedovo e va a cercar la morte a Volterra (è Montepulciano) per mano di uno che in “Underworld” stava coi Lycans. Ma lei accorre col miglior pezzo del cast: una Porsche Turbo gialla. Cosa di questo poco originale miele fantasy conquista ragazzine adoranti e (imperdonabili) mamme? L’unione impossibile? Il primo/ultimo amore? I dialoghi da sms? La sofferenza a vita bassa? O, come sostiene Er Lepre, romantico kickboxer di Anzio: «Alle pischelle de oggi piace soffrì al cinema, poi uscite fanno le peggio cose». Nuova cinetrasfusione il 20 giugno.

new moon jacob wallpaper

Alessandra Levantesi – La Stampa: Diciotto anni non sono tanti, ma quando si è innamorati pazzi di un affascinante vampiro che da un secolo e passa è fermo ai diciassette, possono diventare un problema. (…) se Edward non può possedere Bella per paura di perdere il controllo e stamparle il canino sul collo vampirizzandola, Jack teme in uno scatto d’ira di poterle saltare addosso e sbranarla. Ammettiamolo, è un po’ troppo: e sullo schermo la situazione sfiora più di una volta il ridicolo (magari non per i fan), perché Kristen Stewart/Bella ha stampata sul viso la stessa noiosa espressione di infelicità dall’inizio alla fine; e Taylor Lautner/Jacob non fa che ostentare con malcelata soddisfazione una massa muscolare da body builder. Il migliore in campo, anche per l’indubbia avvenenza, è Robert Pattinson, ma si vede poco. Se in Twilight, primo dei film ispirati alla fortunata saga vampiresca di Stephenie Myers, la cineasta Catherine Hardwicke aveva con una certa sensibilità evidenziato il motivo della fatale attrazione dei giovanissimi verso la morte e la diversità come rispecchiamento del subbuglio interiore che accompagna il passaggio all’età adulta; Chris Weitz, regista di questo secondo capitolo New Moon, si limita ad accentuare il lato cupo e gotico della storia dando per scontato che personaggi e fatti siano noti al pubblico. Il che amplifica il senso di staticità del racconto che si anima solo alla fine, quando nella cornice medioevale di un borgo italiano rientra in scena Edward e insieme a lui i Vulturi, supremi e crudeli signori dei vampiri. Efficaci i lupi creati in computer graphic.

new moon bella wallpaper

Valerio Caprara – Il Mattino: Al critico le folle al cinema piacciono. Perciò è vietato ipotizzare nel suo approccio i consueti e molesti segnali del moralismo cipiglioso o del fanatismo anti-industriale. Parliamo, però, di «New Moon» e non del culto dell’intera saga: alla quale, del resto, sappiamo che sono dedicati un mare di libri, trionfalmente capeggiati niente di meno che dall’antologico «La filosofia di Twilight – I vampiri e la ricerca dell’immortalità» (Fazi Editore). Accertato che non è questa la sede per soppesare ponderosi saggi dal titolo «Il superpotere della compassione», «Mordere o non mordere» o «Spazio, tempo e ontologia dei vampiri», è chiaro che non è il caso di prendere sottogamba lo strenuo bisogno di neo-romanticismo che la furba e dotata Stephenie Meyer ha profuso nel prodotto a vagonate. La delusione non riguarda, così, il dna del fenomeno globale, bensì l’unità e la tenuta del secondo capitolo dall’altroieri nelle sale, alla cui comprensione, tra l’altro, si può aspirare solo se si conoscono già temi e personaggi principali. (…) Certi passaggi figurativi e certe incarnazioni animalesche del film possono risultare all’altezza delle sue ambizioni ipnotizzanti: basti pensare alla trovata del branco degli uomini-lupo che squarciano l’inquadratura con lo slancio degli incubi catartici o alle locations italo-toscane di ovvia eppure possente fotogenia. In generale, però, il mestierante Chris Weitz, subentrato alla pioniera Catherine Hardwicke, non ha altra idea del potere della fantasia che quella coincidente col kitsch più consolatorio e patinato. Gli attori, tutti bellissimi, fanno a gara nel non concedere un briciolo di calore alle loro performances ed è strano (o forse chiarissimo) come possano identificarvisi milioni di teenager investiti nella realtà da scariche fisiche ed emotive urgenti e incalzanti. Prima che gli opinionisti possano metterci sopra le mani, spiegandoci che si tratta di metafora sul diffuso bisogno di estasi romantica post-razionale, si dovrebbe pretendere che i dialoghi siano meno melensi e il ritmo meno ingolfato, che il riferimento a Romeo e Giulietta acquisti un tono più smaliziato o che l’accompagnamento sonoro non faccia il verso ai videoclip. Il cattivo esempio di Harry Potter ha fatto sì che le sublimi perlustrazioni della settima arte nei territori tenebrosi cari a Dracula, si siano trasformate nell’ennesima parafrasi della Bella e la Bestia: dove, peraltro, persino l’omonimo capolavoro della Disney osava adombrare un pizzico in più di sesso, droga e rock’n roll.

new moon licantropi

Boris Sollazzo – Liberazione: «Pensa a Romeo che ha ucciso il suo amore per pura stupidità. Ma una cosa, comunque, gliela invidio: il suicidio». Frase tra le migliori (sic) del sequel migliore dell’anno, riassunto della ricetta perfetta per il box-office: prendi vampiri belli e dannati, o almeno che si credano tali, mettici tanto (troppo) Shakespeare, e avrai Twilight , la miniera d’oro della letteratura per adolescenti, il fratello minore, ma neanche tanto, dell’accoppiata Rowling- Harry Potter. (…) Stephenie Meyer (…) ha solleticato le fantasie, soprattutto sessuali, di una generazione che definire solo “Emo” è davvero riduttivo. Seppure i nostri protagonisti, Robert Pattinson e Kristen Stewart sono di un pallore inquietante, nel mondo di Twilight c’è molto altro. Lo racconta bene, per i più curiosi, “La filosofia di Twilight” (di William Irwin, edito da Fazi), interessante viaggio in questo miracolo commerciale, generazionale e letterario. Il successo e la complessità della saga è nell’intensità e nella molteplicità di emozioni e simboli che trascina con sé: gli uomini, anzi i ragazzi, qui si sentono dannati dai loro bisogni primari. Ne sentono il peso, pur essendo praticamente irreprensibili e avendo persino desideri borghesi e rassicuranti come il matrimonio (sono molto più profondi e altruisti di chi un’anima e magari una religione ce l’ha: qui, e la cosa è interessante, non ci sono croci e simili a combattere i succhiasangue), si consumano nel desiderio di una donna che, anche quand’è costretta a subire una decisione altrui, non perde mai la sua indipendenza. Definirla un’eroina femminista forse è troppo, ma di sicuro Bella è il sesso forte nel racconto d’amore e morte della Meyer, fin da quel desiderio d’immortalità contro tutto e tutti. Peccato, quindi, che Twilight: New Moon , nella sua versione cinematografica, sia una delusione cocente. Se già il libro aveva perso lo smalto del primo capitolo, qui il passaggio di consegne alla regia dall’ottima Catherine Hardwicke al mestierante Chris Weitz è davvero traumatico. Due ore e dieci minuti di noia imbarazzante, nonostante l’aggiunta dei giovani allupati mannari.

new moon bacio bella e edward

Silvia Colombo – FilmTv: New Moon è un film che dilata in maniera spasmodica il tempo dell’adolescenza. È un film che si colloca nell’intervallo sospeso della giovinezza, età che si conclude con l’ingresso dei ragazzi nell’età adulta, di solito segnato dal primo rapporto sessuale. Rarefatto, ripetitivo, estenuante nel suo prolungare all’infinito il tempo dell’attesa, il secondo episodio della saga di Twilight mette al centro del racconto il desiderio adolescenziale che si gonfia di paure, ossessioni e tentazioni indicibili, che affiorano piano sul pelo della coscienza. Poco dopo il diciottesimo compleanno di Bella, il vampiro Edward decide di andarsene perché convinto di rappresentare un pericolo per la ragazza. Rimasta sola, Bella stringe l’amicizia con Jacob, che però presto scopre la sua natura di licantropo. Il desiderio sessuale scatena impulsi incontrollabili, espressi tramite la retorica della mutazione. Per questo, ogni volta che i corpi si avvicinano, il contatto accende la miccia di furiose trasformazioni (il lupo) oppure rievoca la sete di sangue della bestia (il vampiro). Ed è per questo che il desiderio, sempre presente e sempre rinviato, cercato e fuggito, tanto più palpabile quanto proibito, infiamma il film dalla prima all’ultima sequenza. Chris Weitz gira un melodramma congelato in infinite contrattazioni tra i sessi (i rapporti d’amore o di amicizia sono guardinghe valutazioni su quello che si è disposti a prendere e a concedere) che ha il coraggio di operare una mutazione tutta interna al genere. New Moon, horror e storia d’amore, mette in scena una vittima che implora dall’inizio alla fine di essere morsa (Bella invoca la mutazione mostruosa come una salvezza) e un vampiro che si sottrae nel nome del controllo sui propri istinti. Un romanzo freddo e appassionato, intinto nei colori desaturati delle foreste dell’Oregon, un film che implora il sangue, il morso, l’incontro. Un teenmovie sull’orlo del ridicolo, tentato da raffinatezze inusuali, chiuso nel corpo acerbo di Kristen Stewart.