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Soul Kitchen – di Fatih Akin: recensione in anteprima

Soul Kitchen (Soul Kitchen, Germania, 2009) di Fatih Akin; con Adam Bousdoukos, Moritz Bleibtreu, Birol Ünel, Wotan Wilke Möhring, Jan Fedder, Peter Lohmeyer, Dorka Gryllus, Lukas Gregorowicz, Maria Ketikidou, Catrin Striebeck, Marc Hosemann.ll giovane Zinos, proprietario di un ristorante, non naviga in buone acque. La fidanzata Nadine si è trasferita a Shanghai, i clienti del

pubblicato 4 Gennaio 2010 aggiornato 2 Agosto 2020 07:45

Soul Kitchen (Soul Kitchen, Germania, 2009) di Fatih Akin; con Adam Bousdoukos, Moritz Bleibtreu, Birol Ünel, Wotan Wilke Möhring, Jan Fedder, Peter Lohmeyer, Dorka Gryllus, Lukas Gregorowicz, Maria Ketikidou, Catrin Striebeck, Marc Hosemann.

ll giovane Zinos, proprietario di un ristorante, non naviga in buone acque. La fidanzata Nadine si è trasferita a Shanghai, i clienti del suo “Soul Kitchen” stanno boicottando la cucina del nuovo cuoco e Zinos soffre anche di mal di schiena. Per il locale, le cose iniziano a girare nel verso giusto quando l’innovativo stile culinario comincia a venire apprezzato da un pubblico alla moda. Zinos, invece, continua a soffrire per amore. Decide quindi di andare a trovare Nadine in Cina, lasciando il ristorante in mano all’inaffidabile fratello Illias, ex-detenuto…

Non è la prima volta che Fatih Akin dimostra di saperci fare con la commedia. Certo, Soul Kitchen a suo modo è una rivelazione, un film che è una commedia tout court, ma basta vedere il film per cui il regista di origini turche è diventato famoso nel mondo cinefilo per rendersi conto che l’energia e il controllo del genere appartengono già al dna del regista. Si tratta de La sposa turca, Orso d’Oro a Berlino, bel melò che però ha una prima parte divertente, travolgente ed energica. Proprio come tutto Soul Kitchen.

Certo, poi c’è stata la conferma di talento con un’altra storia drammatica, l’altrettanto bello e forte Ai confini del paradiso, premio per la sceneggiatura a Cannes. Il tutto per dire che, qualunque storia racconti e qualunque stile narrativo decida di adottare per raccontare le storie dei suoi personaggi, Fatih Akin resta una forza della natura, a tratti esagerata, e per questo davvero godibile e a tratti liberatorio.

Scritto assieme all’attore feticcio Adam Bousdoukos, che qui interpreta Zinos, Soul Kitchen ripropone altri attori feticcio che hanno già lavorato con Akin, come Moritz Bleibtreu, già in Im Juli. e Solino, e qui fratello di Zinos (“sembrano davvero fratelli!”, ha dichiarato lo stesso Akin), e Birol Ünel, anche lui in Im Juli. e soprattutto indimenticabile protagonista de La sposa turca. E’ un fatto non di poco conto, perché indica il motivo di particolare affiatamento che c’è fra tutto il cast, che si comporta come una grande e collaudata compagnia di teatro che non sbaglia un colpo e vince con spontanea naturalezza.

Il nuovo lavoro di Fatih Akin in fondo sembra viaggiare col pilota automatico, ma non nel senso negativo di quelle regie piatte e senza guizzi, ma con il pilota automatico di chi ha la sicurezza di poter contare sulle proprie capacità e su quelle di un team affiatato, che vuole divertirsi ma soprattutto divertire. Il risultato è una commedia vivace, brillante, che misura i tempi col cronometro e crea un contesto che viaggia tra il leggero e il grottesco in cui ci si può permettere di usare anche alcune gag volgari, senza mai infastidire.

Akin con Soul Kitchen ci parla di cucina, di affetti e di amicizia, di musica e sesso, con un film vitale sulla vita. Partendo da una semplice idea: per tenere in piedi un progetto, per portarlo in porto e per far sì che funzioni, bisogna fare fatica e bisogna essere uniti. Anche nelle difficoltà, che siano economiche o d’amore. E per raccontarci tutto ciò, il regista tedesco usa tutta la sua energia e tutta la sua capacità tecnica, come dimostra il montaggio soprattutto nelle sequenze “coreografiche” delle ricette culinarie.

Fra macchiette varie (proprio il cuoco interpretato da Ünel risulta forse quella più folle e divertente), sequenze stralunate (cibo afrodisiaco per tutti…) e idee registiche che assicurano divertimento, Soul Kitchen si è guadagnato il Premio della Giuria, aiutato forse dal fatto che nel concorso era una delle poche commedie, assieme a Solondz, per giunta arrivata quasi a fine corsa dopo giorni di drammi e film impegnati: per questo c’è chi ha storto il naso. Sinceramente, noi avremmo gradito comunque.

Voto Gabriele: 8

Dal 08 gennaio al cinema.

Festival di Venezia