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L’uomo d’acciaio: le recensioni dagli Usa e dall’Italia

Un’occhiata alle parole dei critici sul Superman di Zack Snyder

di carla
pubblicato 24 Giugno 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 13:09

Superman è arrivato nelle sale italiane con il film L’Uomo d’Acciaio, diretto da Zack Snyder e interpretato da Henry Cavill. L’avete visto? Piaciuto o no? Siete d’accordo con la nostra recensione? Oggi guardiamo le critiche Americane e Italiane.

Richard Roeper – Richard Roeper.com: C’è molto poco umorismo o la gioia in questa storia di Superman.

Lisa Kennedy – Denver Post: Il problema principale qui è di ritmo e di equilibrio nella narrazione e nella regia.

Dana Stevens – Slate: Snyder fornisce una rivisitazione elegantemente illuminata della storia delle origini del più santo dei supereroi, Superman.

Glen Weldon – NPR: L’uomo di violenza di acciaio semplicemente, noiosamente, itera. Restiamo in attesa di emozionarci, esultarci… Quando le luci si accendono stiamo ancora aspettando.

Peter Travers – Rolling Stone: Man of Steel è un percorso accidentato. Ma non c’è modo di rimanere cieco per le sue meraviglie.

Joe Williams – S. Louis Post-Dispatch: Ogni opportunità di umorismo, compassione o risposte plausibili a fenomeni ultraterreni è sepolto sotto il product placement ed effetti speciali CGI.

Moira MacDonald – Seattle Times : è occasionalmente mozzafiato; ma non è divertente.

Richard Corliss – TIME Magazine: L’azione è abbondante e martellante.

Kenneth Turan – Los Angeles Times: Cavill è una scelta eccellente per chi ha bisogno di trasmettere in maniera convincente modestia innata, confusione occasionale ed eventuale resistenza.

Ty Burr – Boston Globe: “Man of Steel” ha un obiettivo a cui è difficile resistere, ma quello che manca è un senso di leggerezza, di gioia pop.

Peter Howell – Toronto Star: Il casting è impeccabile, a cominciare da Cavill come un Superman insolitamente meditabondo ma piacevolmente profondo. Il copione non gli dà molto da dire, ma non ha bisogno di farlo.

Chris Nashawaty – Entertainment Weekly: Mai una corsa per salvare il destino del genere umano sembrava così noiosa.

Dave Calhoun – Time Out: è incisivo, coinvolgente e divertente, anche se si scivola in un finale di 45 minuti di esplosioni e scontri durante i quali la ragione comincia a svanire e la scienza diventa fango.

Stephanie Zacharek – Village Voice: C’è quasi una storia qui. E gli attori, tra cui Henry Cavill, fanno l’impossibile per tirarla fuori.

Maurizio Porro – Il corriere della sera: Volare, oh oh… nel blu dipinto di blu digital 3D. Il nuovo Superman (Henry Cavill) vola coi pugni chiusi nel prequel del fumetto nato nel ’38. Che, prodotto da Nolan e diretto da Snyder, diventa super eroe prima di fare il giornalista, cacciato da papà Crowe dal dittatoriale pianeta Krypton e vincitore del nemico spaziale per amore della Libera Terra. Assonanze mistiche casuali? Superman è sempre un efferato frastuono di effetti speciali, con novità solo apparenti.

Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: Affidato al regista pulp Zack Snyder di 300, Man of Steel è soprattutto una grande macchina spettacolare che inanella una scena d’azione e di catastrofe dietro l’altra, con qualche pausa opportuna a introdurre gli altri caratteri: il cuore morale e semplice dell’America rappresentato da Costner e Lane, genitori adottivi di Superman; l’intrepido coraggio della giornalista Amy Adams, sua futura fidanzata; l’illuminata saggezza del padre naturale Russell Crowe e la terribile crudeltà del generale Michael Shannon. Per il resto si comincia con l’apocalittica distruzione di Krytpon e si finisce nell’apocalittico scenario di una Metropolis (ovvero New York), salva, sì, ma ridotta a un ammasso di macerie. Il tutto è di una visionarietà molto barocca, all’insegna dell’estetica dell’eccesso oggi in voga. Noi preferiremmo più selezione, più essenzialità, ma è indubbio che il film ha le carte in regola per conquistare una salda prima posizione nel botteghino estivo mondiale.

Maurizio Acerbi – il Giornale: E’ tutto troppo esagerato tranne un cast col freno a mano tirato.

Roberto Nepoti – la Repubblica: Anche la versione cinematografica del 1978, quella con lo sfortunato Christopher Reeve, cominciava su Krypton: pianeta dalla cui estinzione lo scienziato Jor-El (Marlon Brando) salvava il neonato Kal-El spedendolo sulla Terra. Però nel reboot diretto da Snyder, Krypton diventa un’ossessione (…) Dove il film tradisce il fumetto, in ogni caso, non è tanto nella storia che racconta: è piuttosto nel tono con cui lo fa, cupo e lugubre quanto quello della vecchia saga era leggero e un po’ ingenuo. Qui Superman soffre fino dalla prima giovinezza a Smalville per la sua “diversità”; poi non c’è scena dove non patisca pene fisiche o morali. Perfino il vecchio costume azzurro, un po’ da uomo forzuto del circo, diventa una specie di cotta medievale dal colore assai più scuro. Intorno al (non entusiasmante) neoeroe Henry Cavill si affollano, in ruoli genitoriali, star della generazione precedente.

    L’uomo d’acciaio (Man of Steel – Usa 2012) di Zack Snyder; con Henry Cavill, Amy Adams, Kevin Costner, Diane Lane, Russell Crowe, Laurence Fishburne, Richard Schiff, Tahmoh Penikett, David Paetkau, Michael Kelly, Dylan Sprayberry, Alessandro Juliani, Joe Minoso, Cooper Timberline, Carmen Lavigne, Rebecca Spence, Robert Gerdisch, Jack Foley, Rowen Kahn, Salomon Passariello, Brad Kelly, Christina Ghubril, Bridgett Newton, Rondel Reynoldson, Alexa Gengelbach, Benjamin Blankenship, Cynthia Rose Hall, Richard Cetrone, Revard Dufresne, Ayelet Zurer, Christopher Meloni, Harry Lennix, Michael Shannon, Antje Traue.