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Venezia 2010: La Passione nel giorno delle parodie

Venezia- Prima di soffermarci su La passione, piatto del giorno, un pizzico di menu non guasta. La Mostra vive edificanti giornate ecumeniche. E’ cominciata così e si andrà avanti così. Forse è la risposta che merita la situazione del cinema di oggi che cerca il suo domani, e non sa dove. Il principe della ecclesia

pubblicato 4 Settembre 2010 aggiornato 1 Agosto 2020 20:52

Venezia- Prima di soffermarci su La passione, piatto del giorno, un pizzico di menu non guasta. La Mostra vive edificanti giornate ecumeniche. E’ cominciata così e si andrà avanti così. Forse è la risposta che merita la situazione del cinema di oggi che cerca il suo domani, e non sa dove.

Il principe della ecclesia veneziana, Muller, ha alzato gli occhi al cielo e ha coniato la formula: andiamo a cercare i film dove c’è la voglia di vedere modelli nuovi di racconti. Tradotto nel lessico scaturito dalla prima parte della rassegna, che si è rassettata con sole dopo il nubifragio, significa che siamo stati guidati dal desiderio di avere un po’ di tutto. Amen.

Nel week end film in concorso divisi fra commedie e solennità poetiche. I francesi l’hanno fatta da padroni con Happy Few di Antony Cordier e con Potiche di Francois Ozon. Mentre, da una landa sconosciuta della Russia, è giunto impacchettato nel silenzio il dramma poetico Ovsyanki (Silent Souls) di Aleskei Fedorchenko, che ha colpito.


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Gli italiani sono al secondo film, affidato a Carlo Mazzacurati, La passione, commediolona su un regista in crisi che cerca riscatto in una sacra rappresentazione impostagli dalla sindachesse toscana Stefania Sandrelli con ricatto (vedremo come); la parte del regista sfigato poteva farla solo il più simpaticamente sfigato tra gli attori di casa nostra, il bravo Silvio Orlando, molto ben abituato a fare e stesso.

Cordier con “Happy Few” affronta il tema dei temi, quello delle coppie scambiste, in un intrigo di sospiri e giochi erotici, con vedute kamasutriche. Non succede niente, anche perché non resta né da dire né da vedere, una volta consumati gli esercizi piuttosto banali delle coppie che peraltro si stancano presto e che, dopo aver ascoltato la parabola del figliol prodigo, tornano nel rifugio antistress dei reciproci, “legittimi”, letti. Amen. Film invisibile, nel senso che nella giostra dei sensi rimane sfocato in ricordi fastidiosi, con la domanda: perché è stato invitato qui? Gesto ecumenico.

Gesto che si allarga alla pellicola di Ozon che si presenta con due divi- la Deneuve e il cuoco francese dal cuore italiano Gerard Depardieu, fan del nostro sugo di pomodoro, e con una commedia carica di anni e di polvere firmata da Barillet e Gredy, autori di quel teatro boulevard della Francia dopo la rivoluzione del 1789 e la contestazione del 1968: ovvero rapporti sociali in fermento, piccanti amori fugaci, la moglie del padrone che si schiera con gli operai e che dimostra come le casalinghe non desperate woman possono fare assai meglio del marito-padrone-adultero. Un testo scritto bene, con battute spiritose, recitazione da gran prof dei due divi. Passato affettuoso in salsa d’eleganza. Atto ecumenico: anche l’ancien teatro ha diritto alla vernice prestigiosa di Venise.

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Veniamo a “La passione”, che è piaciuto al pubblico della prima per i critici, anche -tendendo le orecchie- alla fine, uscendo dalla sala, si poteva sentire un commento come questo: “Divertente, incasserà,e però manca il soffio creativo”.

Personalmente, mi sono annoiato per tutto la prima parte, in cui il regista sfigato e il suo produttore altrettanto sfigato litigano perché non si trova un soggetto che piaccia ad una giovane attrice della tv che pretende di debuttare nel cinema. Quando il produttore e l’attricetta si tolgono dalla balls ecco che le prove e gli incidenti della sacra rappresentazione danno un piccolo soffio, un soffietto alla storiella.

La passione viene messa in scena dal non eroe, anzi dalla vittima Silvio Orlando, che si è reso responsabile di guasti a un importante affresco nel paesino toscano dove ha comprato una casetta. Stefania- sindaco gli promette che non verrà denunciato se farà gratis in pochi giorni la regia della notte della passione cristiana. Fantastico ecumenismo vissuto in provincia, basato sulla parodia della sacra passione, la cui faticosa recita che va avanti fra incidenti, fraintendimenti, espedienti comici o semicomici sul prevedibile finale d’apoteosi.

A fare Cristo in un primo momento si prova Corrado Guzzanti ma poi cede al pingue Giuseppe Battiston. Battuta da sceneggiatura: “Se Gesù vivesse oggi sarebbe grasso anche lui”, applauditissima. Nel finale risorge la creatività spenta del regista sfigato e spompato, che troverà ispirazione anche in amore. Ma non vi diciamo nulla. Amen laico.

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