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Amici miei – Come tutto ebbe inizio: le recensioni della carta stampata

Noi non abbiamo visto Amici Miei Come tutto ebbe inizio ma siamo decisamente curiosi di sapere cosa ne pensano i critici cinematografici. Ecco alcuni stralci. Decisamente positiva è la recensione di Rondi de Il Tempo. Che ne pensate voi che avete visto il film?Alessandra De Luca – Avvenire: (…) Convince davvero poco l’operazione revival di

di carla
pubblicato 23 Marzo 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 13:43

Noi non abbiamo visto Amici Miei Come tutto ebbe inizio ma siamo decisamente curiosi di sapere cosa ne pensano i critici cinematografici. Ecco alcuni stralci. Decisamente positiva è la recensione di Rondi de Il Tempo. Che ne pensate voi che avete visto il film?

Alessandra De Luca – Avvenire: (…) Convince davvero poco l’operazione revival di Neri Parenti che in “Amici miei… come tutto ebbe inizio” (costato – secondo il regista – “oltre 15 milioni di euro”) mette in scena gli antenati dei protagonisti del film di Monicelli (…)

Gian Luigi Rondi – Il Tempo: Aurelio De Laurentiis ancora una volta fa centro. Con il sostegno sempre più felice di Neri Parenti regista e sceneggiatore che, volendo rendere omaggio al mitico “Amici miei” del caro e compianto Mario Monicelli, ha ritenuto giusto non dargli un seguito, anche perché non era semplice sostituire in quelle parti quei magnifici interpreti di allora, e così, chiamato nuovamente in campo Piero De Bernardi, aggiungendovi Fausto Brizzi e Marco Martani, ha preferito anticipare le zingarate dei cinque burloni addirittura nella Firenze del Quattrocento, regnante Lorenzo il Magnifico. […]

Valerio Caprara – Il Mattino: Neri Parenti, punching ball dei cinéfili in servizio permanente effettivo, ritorna nella sua Firenze (dove il padre fu rettore) con una certa accuratezza e il fermo principio di non prendersi troppo sul serio. È ovvio, dunque, che girando il prequel di «Amici miei» non ha commesso sacrilegio e non merita anatema; anche perché il culto delle zingarate – cioè gli scherzacci intrapresi da goliardi fuori età – venne spesso fustigato al tempo dell’uscita come espressione dell’edonismo maschilista che stava seppellendo il ’68 («il mestiere infame di Germi, Risi e altri Monicelli» scrivevano i papà degli odierni integralisti). […]

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Alessandra Levantesi – La Stampa: Tutto nel mondo è burla» canta il Falstaff di Verdi, riallacciandosi a una tradizione dello sberleffo usato per esorcizzare i mali della vita e i terrore della morte che ha lontane radici nella nostra cultura. Essendosi ispirati per la trilogia di Amici miei a quell’antico modello, gli indimenticati sceneggiatori Benvenuti, De Bernardi e Pinelli ebbero qualche anno fa l’idea di un numero quattro ambientato nella Firenze medioevale in cui «tutto ebbe inizio». […]

Paola Casella – Europa: Poiché questa settimana siamo in vena di profanazione delle icone pop italiane, ecco il prequel di Amici miei: al fine di non sentirsi torcere le budella bisogna dimenticare il capolavoro di Monicelli e fare finta che quello girato da Neri Parenti sia un film ex novo. In tutta onestà, non si tratta di un cinepanettone, nonostante la presenza di De Sica e Ghini: c’è lo sforzo di costruire una commedia con un inizio, un centro e una fine, anche perché fra gli sceneggiatori c’è quel Piero De Bernardi che firma anche il soggetto con Leo Benvenuti e Tullio Pinelli (gli autori dell’originale, cui è dedicato il film); ma l’aggiunta della coppia cinepanettonica Fausto Brizzi e Marco Martani e il tocco letale di Neri Parenti rendono questa storia ambientata a fine ’400 un pateracchio colossale ricco solo di occasioni mancate. […]

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Fabio Ferzetti – Il Messaggero: Il primo Amici miei, diretto da Monicelli, è del 1975. Gli altri due, di Nanni Loy, sono del 1982 e del 1985 e sono sempre più fiacchi e funerei. All’epoca la voglia di scherzare su tutto, morte compresa, fu presa giustamente come canto funebre per la commedia italiana al tramonto. […]

Alessio Guzzano – City: Vacanze a Firenze, tra brutte facce da Natale in crociata medievale, al tempo di Lorenzo il Magnifico, Savonarola e – grazie al Cielo – non più di Monicelli. Panariello fa l’oste svogliato, Michele Placido il politico assenteista, Massimo Ghini il fannullone con troppa prole, Paolo Hendel il medico col vizietto sodomita, Christian De Sica – incredibile a dirsi – il nobile cornuto e cornificatore. Gli antichi neri parenti di “Amici miei” sprecano ogni eco boccaccesca lanciando nani superdotati tra le suore come nei film per yankee brufolosi e si guardano bene dal pungere papati e potentati, al massimo tormentano il legnaiolo Ceccherini, l’unico con la faccia e i tempi comici giusti. Qui non si tratta di voler fare gli integralisti della ‘supercazzola prematurata’, o i vedovi dell’immortale gag del vedovo; qui il punto è che non si ride punto: ovvero mai, detto alla toscana. Un’operuccia indegna come prequel, sciatta come commediola, volgare proprio perché incapace persino di inventarsela, una parolaccia. Noiosa senza ritegno, ma così boriosa da iniziare dichiarandosi un antidoto alla noia. Il (sigh) fiorentino Hendel ha osato dire: “Anche i primi Amici miei – (sottinteso: come noi) – non erano capolavori, ma facevano ridere”. Mai sentite tante bischerate in così poche parole.

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Maurizio Acerbi – Il Giornale: Altro che prequel di una delle saghe più innovative, ciniche, intelligenti ed aggressive mai prodotte sul nostro grande schermo. “Amici miei… come tutto ebbe inizio” è un cinepanettone fatto e finito, con pregi (pochissimi) e difetti (tanti). Manca la solita sfilza di parolacce e la Belen di turno ma, per il resto, il tono delle scenette, leggi scherzi, è identico a quello flebile di un qualsiasi “Natale a vattelapesca”. Non azzardiamoci a paragoni offensivi con gli “Amici miei” di Germi (il progetto originale era suo), Monicelli e Loy. Va bene la nostalgia, va bene l’atto d’amore, va bene l’omaggio, ma non scherziamo. Qui, dell’essenza dei cinque amici che non si rassegnavano al sapore amaro della vita, esorcizzando la morte e fuggendo dalle responsabilità della vita adulta prolungando, alla loro maniera, la giovinezza spensierata, non vi è la minima traccia. È mutato il contesto storico per un film del genere, sono cambiati i volti e, soprattutto, lo spessore di trama e zingarate, qui tendenti al debole. (…) Si ride poco, quasi per nulla. Un film così può decollare solo per l’inventiva dei raggiri o delle beffe che, invece, scorrono sullo schermo senza lasciare traccia, prevedibili anche nell’esito. Non vi è una sola idea, come i famosi schiaffi alla stazione, per la quale vi ricorderete di questa pellicola. E se fosse proprio questo lo scherzo più riuscito? VOTO 4,5.

Alessandra Levantesi – La Stampa: “Tutto nel mondo è burla” canta il Falstaff di Verdi, riallacciandosi a una tradizione dello sberleffo usato per esorcizzare i mali della vita e il terrore della morte (…) Essendosi ispirati per la trilogia di “Amici miei” a quell’antico modello, gli indimenticati sceneggiatori Benvenuti, De Bernardi e Pinelli ebbero qualche anno fa l’idea di un numero quattro ambientato nella Firenze medioevale in cui “tutto ebbe inizio”. Scomparsi loro, il soggetto è stato ripreso in spirito di affettuoso omaggio da Neri Parenti, con la sola infedeltà di trasporre l’azione (su bella scenografia di Frigeri) nella Firenze Medicea. Dove cinque mariuoli – impersonati da una complice, giocosa squadra di attori ben calati negli splendidi costumi d’epoca della sartoria Tirelli – sfidano noia, corna, il flagello della peste e gli anatemi di Savonarola a suon di bravate che a volte si traducono in atroci scherzi del destino. D’altronde, che fare? Tanto tutto passa e del doman non v’è certezza.

Update con l’aiuto di Franco Bagnasco:

Paolo Mereghetti – Corriere della sera: Cast da cinepanettone e ambientazione senza forza … Ma (purtroppo) questi scherzi non fanno ridere … I loro scherzi sono troppo innocui per graffiare e troppo poco inventivi per colpire la fantasia … Qui di colpi di genio simili, non c’è nemmeno l’ombra.

Simon Fortuna – La Repubblica (Firenze): Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione” recitava il vecchio Amici miei. Ecco, nel nuovo non c’è traccia di tutto questo … Il fatto è che “Come tutto ebbe inizio” non funziona proprio. Non fa ridere. Gli scherzi descritti sono arzigogolati e poco credibili, il ritmo spezzettato, le invenzioni sanno di cose già viste in tanti titoli più o meno gloriosi della commedia italica in costume.

Federico Pontiggia – Il Fatto Quotidiano: Il vero problema del sequel-prequel Filmauro è l’opposto: gli mancano le gambe per reggersi in piedi e provare a camminare da solo.

Roberto Nepoti – La Repubblica: Si sente la marca del cinepanettone; e non solo per la presenza del suo team abituale di attori più o meno comici, ma per una tendenza a volare basso che è tutta contemporanea.

Maria Pezzi – Libero: Il nuovo Amici miei si boicotta da solo. Delude il rifacimento del capolavoro di Monicelli (…) proteste sul web, ma più che sacrilegio è un filmetto.