Home Venezia 2011: Il cinema del Lido si è assestato o almeno così sembra

Venezia 2011: Il cinema del Lido si è assestato o almeno così sembra

Marco Bellocchio premiato con un Leone alla carriera, consegnato da Bernardo Bertolucci. Italo Moscati scrive di entrambi…

pubblicato 24 Agosto 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 09:03


Andiamo. La stampa (la tv dorme) dedica alla 68esima Mostra cinematografica di Venezia un’attenzione come sempre molto assidua. Sono giorni che escono notizie, interviste, indiscrezioni, polemiche (suggerite o addirittura invocate). La stampa non può fare a meno del Lido e lo difende anche quando l’attacca. Due tendenze, leggendo, mi sono parse quelle che sono state indicate, come cornice, prima dell’inaugurazione.

1) La Mostra “toccante”, cioè commoventi, tenera, nostalgica dei tempi che furono.
2) La Mostra che cerca tra gossip e brividi di sesso, e di orrore.

La prima tendenza mi è parsa chiara in un paio di occasioni. Nella notizia del Leone d’oro alla carriera dedicato a Marco Bellocchio, Leone che verrà consegnato da Bernardo Bertolucci. Mi sono dovuto frenare. Qualche goccia di lacrime si è affacciata al mio ciglio. Da anni sono amico ed estimatore di entrambi – pur non rinunciando alla libertà di giudizio sui loro film. Anzi, penso che sia giusto dire l’indicibile: voglio loro molto bene.

bernardo-bertolucci Ho imparato tantissimo dai lavori, dalle dichiarazioni, dalle prese di posizione anche in politica che ho pedinato con curiosità, passione, interesse. Li considero, insieme a pochi altri, i registi coraggiosi di una generazione che ha vissuto fra neo-realismo, commedia all’italiana, Sessantotto, anni di piombo, anni di cipria e di corruzione, anni di soubrette e di fiction. Marco e Bernardo si sono “salvati” dal qualunquismo e dal conformismo, abilmente, bravi nel fare i loro passi, mai compromessi. Sarà bello vedere Bernardo (che spero non sia più sulla sedia a rotelle) consegnare il Leone a Marco, che continua ad operare con grande umiltà.

Non ho qui lo spazio per ricordare il perché e il come hanno inciso con profondità nel nostro cinema. Basti dire che avevano e hanno i “pugni in tasca” (titolo del primo film di Marco) per poi tirarli fuori nella protesta, e le “strategie del ragno” (titolo di uno dei primi film di Bernardo) da adoperare fra mercato sfigato e burocrazia corrotta del cinema che hanno molto amato e amano.
La seconda tendenza, quella del gossip e dei brividi, salta fuori come il sudore di questi giorni di calura, nei giornali molto eccitati. Ecco il tam tam. In sintesi, ci mancherebbe.

Tutte scene da film da vedere. Sigmund Freud in un triangolo sex con molti audaci nudi (non vediamo l’ora, trattandosi di psicanalisti). Meno sorprese dovrebbe dare Monica Bellucci naked, visto che ci esce dagli occhi, anche se è un bel vedere. Ci saranno frustate sado-maso, in un altro film, senza psicanalisti. Noir e delitti a go go all’ombra di pozzi petroliferi. Stefania Rocca coinvolta in un amplesso con vista da un grattacielo di Bruxelles. Il ritorno al baby doll, camicetta da notte vezzosa e capriccio del demonio. Tre ragazze e iniziazioni prima prova di orgasmi a vita. Salsa erotica giapponese su sfondo tsunami. Sotto con il revival, peggiorato, di sex, drug and rock and roll.

Voglio chiudere con le lacrimucce, mi sembra meglio. Tengo molto a incoraggiare Pupi Avati che, proprio in questi giorni, ha dichiarato di sentirsi un fallito perché gli manca “un capolavoro”. Coraggio, Pupi, hai fatto dei bei film. Sei ancora troppo giovane per rinunciare a fare il capolavoro atteso. Un consiglio: non fare un film l’anno, non c’è bisogno. Capisco è una pillola salva vita. Ma fanne uno ogni due-tre-quattro anni: sarà un capolavoro. E ti daranno il Leone d’oro alla carriera. Via i fazzoletti, please.

(Nella foto ad inizio post: Marco Bellocchio, qui sopra Bernardo Bertolucci)

Festival di Venezia