Home Curiosità Cineblog intervista Valeria Graci, sugli schermi con Baciato dalla Fortuna

Cineblog intervista Valeria Graci, sugli schermi con Baciato dalla Fortuna

La giovane attrice milanese si racconta a Cineblog: ‘non voglio fossilizzarmi nel personaggio di Valeriana’. Leggete l’intervista!

di simona
pubblicato 1 Ottobre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 07:58

Valeria Graci, uno dei volti femminili più amati di Zelig, è fra le protagoniste della commedia di Paolo Costella Baciato dalla Fortuna, nelle sale da ieri (qui il trailer). La ritroveremo in Ex: Amici come prima! e nel Cinepanettone in arrivo a Natale. Abbiamo avuto il piacere di fare con lei una lunga chiacchierata telefonica a proposito del suo lavoro e dei suoi progetti passati, presenti e futuri.

Ciao Valeria, quante cose sono cambiate dai tempi in cui trascorrevamo insieme ogni santo venerdì sera fra piume, calze a rete e tacchi alti! Sono passati più di 10 anni, siamo cresciute…e ti ritrovo addirittura sul grande schermo! Il Rocky Horror ed il Cinema Mexico portano fortuna. Sono partiti da lì Claudio Bisio, Francesco Sarcina delle Vibrazioni, Gianmarco Pozzoli…….
Ho appeso oggi un quadro del Rocky Horror con la cornice di paillettes. Quando sono stata a vederlo per la prima volta un amico mi ha detto “questo film cambierà la tua vita”. E così, effettivamente, è stato. Tornata a casa mi sono detta: “voglio salire su quel palco” e mi riferivo proprio al piccolo palcoscenico del Cinema Mexico, non a quello del Teatro Smeraldo dove veniva rappresentato il musical. Il mio sogno sarebbe stato quello di fare Janet o Magenta, invece ho cominciato come transylvana, poi sono stata promossa narratrice (prima ed unica narratrice donna ‘di ruolo’ negli annali della storica sala milanese n.d.r.).

Ma tu ti senti Baciata dalla Furtuna?
Sul piano personale mi sento senz’altro privilegiata e fortunata: perchè ho trovato un uomo che amo e che mi ama moltissimo, perchè ho un bambino bellissimo e sano che sorride ogni giorno, perchè mi posso permettere una bella casa ed ho accanto delle persone che mi danno una mano a gestire tutto; da sola non ce la farei. Per quanto riguarda la carriera…più che di fortuna parlerei di merito. Quello che ho conquistato me lo sono guadagnato veramente, ci ho sempre creduto ed ho sempre tenuto duro; nessuno mi ha mai fatto sconti. Il lavoro nel mondo dello spettacolo è altalenante, ti dà tanto ma ti toglie altrettanto. Magari oggi lavori, poi stai fermo 6 o 8 mesi; e se poi rimani incinta… Io ho avuto la fortuna di ritrovare subito lavoro dopo che è nato Pierluigi, anche se preferirei poter restare a casa a godermi mio figlio (Valeria è diventata mamma da otto mesi n.d.r.)

Baciato dalla Fortuna: raccontaci il film, tu che parte fai?
In Baciato dalla Fortuna sono la moglie di Giuseppe Giacobazzi ma ci provo spudoratamente con Alessandro Gassman. Putroppo hanno tagliato un paio di mie scene perchè le hanno ritenute un po’ troppo sopra le righe, un po’ troppo forti. In una mi spalmavo sopra un tavolo di cristallo per sedurlo. Nel film siamo tutti vigili urbani, abbiamo girato nella caserma di Parma fra luglio e agosto 2010. All’epoca ero incinta di tre mesi e mi fa davvero tenerezza riguardare il film adesso.


Baciato dalla Fortuna

Due aggettivi per descrivere i tuoi colleghi sul set: Vincenzo Salemme, Asia Argento, Alessandro Gassman…
Oh mamma, due aggettivi proprio non mi vengono….Mi sono trovata benissimo con tutti sul set. Nessuno si è mai comportato da divo, si sono tutti dimostrati persone normalissime, umili, molto semplici. Anche Asia Argento ed Elena Santarelli, che mi ha anche fatto un regalo per la nascita di mio figlio.Vincenzo Salemme è un grandissimo professionista, anche se forse riesce ad emergere maggiormente a teatro. Con alcuni sono rimasta in contatto, con Dario Bandiera ho lavorato anche nel film di Natale della Filmauro, ma più che altro ho lavorato con Gassman (che poi ho ritrovato anche sul set di Ex); le mie scene sono tutte con lui. Sul set era sempre molto concentrato e silenzioso. Alessandro è “di tutto di più”, una bellissima persona.

Che parte fai in Ex: amici come prima?
In Ex la mia parte è davvero minima. Sono nell’episodio con Gassman ed Anna Foglietta, il mio ruolo è quello dell’amica del cuore, che tenta di convincerla a dimenticare il suo ex.

Avevi visto il primo capitolo? Ti era piaciuto? Questo sequel riuscirà a bissarne il successo, oppure il cambio di regista e squadra ha cambiato qualcosa?
Il primo Ex, diretto da Fausto Brizzi, mi è piaciuto moltissimo; l’ho trovato molto originale e divertente. Non posso fare paragoni con questo sequel perchè ancora non ho avuto modo di vedere il film finito e non ho nemmeno mai letto per intero la sceneggiatura. Conosco solo la parte sulla quale ho lavorato. Posso, però, dire che con Carlo Vanzina si lavora alla grande. C’è una scena in cui io sono a letto con un uomo. Ero molto agitata prima di girarla, mi imbarazzava moltissimo trovarmi in quella situazione davanti a telecamere, operatori e tecnici. Invece Carlo mi ha fatta sentire a mio agio, alla fine è stato divertente. Sono strafelice di avere fatto anche questa esperienza, nonostante si tratti di una parte piccina, perchè fa tutto parte di un bagaglio più ampio; e poi mi piace sperimentare cose nuove, fare nuove conoscenze e instaurare nuovi contatti. Per esempio, dalla conoscenza con i Vanzina è arrivato il ruolo nel film di Natale, nel quale ho un ruolo da protagonista.

ValeriaGraci a proposito del Cinepanettone, ci puoi anticipare qualcosa?
Il film è composto da tre episodi. Il primo con Sabrina Ferilli e Christian De Sica, il secondo con Ivano Marescotti e Daria Bandiera; il terzo, quello in cui recito io, con Ricky Memphis, Katia e Giuseppe Giacobazzi. E’ una storia semplice, molto nazional-popolare, ispirata al primo Vacanze di Natale, dell’83. Nel film io gestisco un’edicola assieme a mio marito e sono appassionatissima di gossip. Leggo tutte le riviste e so tutto di tutti, sono innamorata di tutti i V.I.P. Poi, in vacanza a Cortina un po’ per caso, finisco per incontrali di persona. Ci sono una coppia buona e una coppia cattiva, l’inevitabile scontro…e non ti dico come va a finire!

Al cinema è più difficile far ridere o far piangere?
Far ridere è molto più difficile che fare piangere. Se sei un’attrice appena discreta ed hai alle spalle una bella storia, un buon regista ed una colonna sonora adatta, non ci vuole nulla per commuovere lo spettatore. Per farlo divertire, invece, ci vuole – oltre naturalmente ad un buon testo – la faccia adatta, dei tempi perfetti…è molto più difficile. In futuro vorrei fare sempre personaggi diversi, non necessariamente drammatici ma nemmenio caberettistici, per non rischiare di fossilizzarmi. Voglio dimostrare di essere in grado di fare altro oltre a quello che il pubblico è abituato a vedermi fare. La soddisfazione più grande è quando qualcuno mi ferma per strada, non perchè mi ha riconosciuta come quella del “brava brava”, ma perchè mi vuole fare i complimenti per un piccolo ruolo in una fiction o perchè una volta mi ha vista presentare una serata.

Hai sempre voluto fare l’attrice ‘da grande’, oppure quando eri bambina ti vedevi in altre vesti?
Fare l’attrice è sempre stato il mio sogno, da quando ero piccola. A cinque anni ho dichiarato le mie intenzioni a mia madre e crescendo ho coltivato la passione per la recitazione. Quando a 17 anni sono tornata da mia mamma dicendole che volevo studiare recitazione, lei mi ha detto che prima avrei dovuto sudiare e mettere da parte i soldi. Per un anno ho messo da parte le mance, le paghe dei primi lavoretti come baby-sitter o barista, ho risparmiato su tutto. Ho finito la scuola e nel ’98 mi sono iscritta all’Accademia dello Spettacolo, dove ho studiato con Luca D’amico. E se da una parte c’era lo studio e l’impegno, dall’altro – con l’esperienza del Rocky – c’era la follia, il divertimento ed i lustrini (per altro, ho imparato a truccarmi proprio nei camerini del Mexico). E tramite il Rocky e Gianmarco (Pozzoli, precedente narratore ‘di ruolo’ n.d.r.) ho cominciato a fare qualche serata con il laboratorio Scaldasole, dove ho conosciuto Katia nel 2001…e quindi torniamo al punto di partenza, Il Rocky mi ha proprio comabiato la vita!

Inseguendo il tuo sogno, ti vedevi come sei ora o come attrice drammatica?
Ai tempi in cui facevo parte dei Diabolical Plan al Mexico, prima ancora del laboratorio Scaldasole, avevo già fatto una fiction e il mio sogno era quello di continuare su quella strada, mi vedevo come attrice drammatica. Poi grazie a Gianmarco ho conosciuto Katia Follesa e tutto il resto è venuto di conseguenza. Zelig, che all’epoca andava in onda su Italia Uno in seconda serata, praticamente non sapevo nemmeno cosa fosse prima di conoscerla. Era lei quella che sognava di calcare quel palcoscenico. Avrei dovuto trasferirmi a Roma 10 anni fa, invece sono cominciate ad arrivare delle proposte e mi sono fermata a Milano. Grazie allo Zelig, a questi 10 anni di serate e di cabaret, ho imparato moltissime cose.

Un tuo pregio e un tuo difetto?
Un mio pregio: sono molto buona e generosa. Il che può rivelarsi essere un grande difetto, dipende dalle persone che incontri. Ho preso tante di quelle batoste… Un difetto: sono testarda. Testarda in senso buono, perchè sono una che persevera, che vuole raggiungere gli obiettivi che si è prefissata. Ma anche in senso negativo, perchè voglio avere sempre ragione. E poi sono impulsiva ed egocentrica. Ma in fondo chi fa spettacolo deve essere egocentrico per forza, no? Ebbene sì, sono meravigliosa e perfetta!

Raccontaci anche dei tuoi prossimi progetti. cosa c’è nel tuo futuro: cinema, televisione, teatro…?
Nel mio prossimo futuro c’è la sit-com E-band, una serie dedicata ai ragazzi di Disney Channel, in cui interpreto la segretaria pazzerella del protagonista. E’ stata girata quest’estate e dovrebbe andare in onda a fine gennaio. Poi c’è Sweet Dream, un progetto che – con la sceneggiatrice Francesca Cucci – abbiamo in ballo da tre anni. Abbiamo girato la puntata zero fra giugno e luglio, ma c’è ancora qualche cosa da limare e da mettere a posto.

Infine c’è il progetto a cui tengo maggiormente. Un monologo teatrale scritto da Valeria Anci che si intitola 90 Gradi. E’ una sfida, un sogno che sto curando ed accudendo come se fosse un mio secondo bambino. Dovrebbe andare in scena qui a Roma, è molto attuale, parla del mondo del lavoro del giorno d’oggi. Lo stress, le raccomandazioni. Non siamo nel territorio del cabaret ma nemmeno del dramma. E’ un po’ una via di mezzo, a tratti un po’ spiazzante. Il teatro è un mondo completamente diverso rispetto a quello della televisione o del cinema, molto più immediato. Si deve lavorare sodo per prepararsi e quando si apre il sipario ci sei tu da solo per un’ora, con gli spettatori (che di solito fanno parte di una fetta di pubblico totalmente differente da quella che va al cinema) a mezzo metro. E non puoi rifare una scena come al cinema, se non sei soddisfatto di come ti è venuta.

L’importante è rimanere sempre umili, stare attenti alle scelte che si fanno. Ci vuole un attimo per montarsi la testa. Non capisco certi miei colleghi che si scocciano quando qualcuno li ferma per un autografo o una fota. Io ne sono ben felice! Senza il pubblico non esisteremmo nemmeno noi!

Grazie Valeria per il tempo che ci hai dedicato, in bocca al lupo per tutto!