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Le avventure di Tintin – Il segreto dell’Unicorno di Steven Spielberg: la recensione in anteprima

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pubblicato 28 Ottobre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 07:12

Non è difficile capire le motivazioni profonde che hanno spinto Steven Spielberg nello scommettere 85 milioni di dollari in un film che, apparentemente, potrebbe sembrare un salto nel buio. Le avventure, sulla carta stampata, del giovane giornalista Tintin, iniziate oltre ottant’anni fa, sono state fonte di ispirazione per le generazioni che hanno subito la grande crisi del 1929 e il dramma della Seconda Guerra Mondiale. Le chine del belga Hergé, (al secolo George Remi) hanno conosciuto una diffusione planetaria che ha fatto conoscere il ciuffo rosso di Tintin dalle Ande Peruviane agli altipiani del Tibet, oltre 200 milioni di copie vendute e traduzioni in 70 paesi. Gli ingredienti che condiscono le avventure di Tintin nelle sue imprese, che lo hanno portato anche sulla Luna, sono quelle classiche dei romanzi di avventura della sua epoca che Spielberg ha omaggiato con la strepitosa modernizzazione della saga di Indiana Jones.

Misteri legati ad antiche tradizioni, inganni e tranelli, enigmi da risolvere, inseguimenti in side-car o su biplani a motore, viaggi avventurosi in giro per il mondo, sono tutti elementi che riportano l’immaginario di Steven Spielberg alle peripezie di Mr. Jones. Spielberg torna al cinema di puro intrattenimento, quello capace di lasciare lo spettatore (di qualsiasi età) a bocca aperta per lo stupore e la magia della storia che viene raccontata dalle sue immagini.

C’è tutto Spielberg in Tintin, ma si percepisce anche la presenza di Peter Jackson (produttore e regista della seconda unità) grazie agli sforzi della Weta Digital, compagnia fondata nel 1993 per dare vita alle figure fantastiche de Creature del cielo. Il segreto dell’unicorno nasce dalla fusione di tre albi a fumetti (Il granchio d’oro, Il segreto dell’Unicorno e Il tesoro di Rackham il rosso) editi tra il 1942 e il 1944. Un modellino di una nave, acquistato per pochi spiccioli in un mercatino di Parigi, proietta il giovane reporter Tintin in un mistero fatto di pirati, sceicchi, battaglie navali e inseguimenti aerei. Qualcuno è disposto a uccidere pur di scoprire il segreto contenuto dal modello dell’Unicorno d’Oro, ma solo una persona è in grado di risolvere l’enigma, un capitano di vascello dedito al Whisky ma dallo spirito eroico.

Tintin

Il primo elemento che colpisce l’occhio dello spettatore è lo sbalorditivo utilizzo della tecnica della performance capture, tecnologia ideata dal discepolo spielberghiano Robert Zemeckis ed evoluta grazie agli sforzi della Weta per la trilogia tolkeniana de Il Signore degli anelli e il kolossal King Kong. Il risultato però è un ulteriore passo avanti rispetto a quello che è stato ottenuto dai suoi predecessori.

Sebbene il character design rispecchi fedelmente il tratto grafico della penna di Hergé, la sensazione (tattile) che i corpi degli attori trasferiscono nei rispettivi personaggi è straordinaria, dalle texture delle superfici ai movimenti dei muscoli sottocutanei, dai capelli mossi dal vento alla percezione che ogni corpo abbia un suo peso concreto. I personaggi non aderiscono alle caratteristiche fisiche degli attori coinvolti (come aveva fatto Tom Hanks per Polar Express), ma è possibile riconoscerli dalle posture e dalla prossemica di ciascun personaggio (si pensi agli agenti Dupond e Dupont, Thomson e Thompson in inglese, interpretati dalla coppia comica Simon Pegg e Nick Frost). Sebbene Spielberg si diverta a costruire rutilanti sequenze dove il punto di vista cambia in continuazione attraverso piani sequenza impossibili da realizzare nel cinema live action, stupisce la precisione maniacale per i dettagli e (in particolare) per l’uso della luce e della messa a fuoco di ciascuna inquadratura.

La sceneggiatura scritta da Steve Moffat e Edgar Wright & Joe Cornish (quelli di L’alba dei morti dementi e Scott Pilgrim) è un vortice di situazioni adrenaliniche e battute argute (come nei comics di Hergé), forse un po’ troppo calcolata e non certo perfetta dal punto di vista cinematografico, ma straordinariamente efficace per un film che offre libero sfogo alla fantasia infantile di ciascuno spettatore per quasi due ore senza fiato. Meravigliose le musiche di John Williams e strepitosi i titoli di testa che, da soli, valgono il motivo per indossare gli occhialini 3D per tutto il resto del film.

Le avventure di Tintin – Il segreto dell’Unicorno (The Adventures of Tintin: The Secret of the Unicorn, animazione, Usa, Nuova Zelanda, Belgio 2011) con Jamie Bell, Andy Serkis, Daniel Craig, Simon Pegg, Nick Frost, Gad Elmaleh, Toby Jones, Mackenzie Crook, Sebastian Roché, Daniel Mays, Tony Curran, Mark Ivanir, Phillip Rhys, Sonje Fortag, Joe Starr, Enn Reitel, Kim Stengel, Ian Bonar.

Voto Carlo: 8,5
Voto Federico: 8,5
Voto Gabriele: 7

“Le avventure di Tintin – Il segreto dell’Unicorno” è distribuito da venerdì 28 ottobre nei cinema italiani. Qui potete vedere il trailer italiano e delle clip in italiano.

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