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Roma 2011: numeri e considerazioni finali

Il Festival Internazionale del Film di Roma 2011 ha chiuso i battenti, con il trionfo dell’argentino Un Cuento Chino. I numeri snocciolati in testa al post sono i numeri che perfettamente rappresentano questa manifestazione, sempre più fondamentale come ‘mercato del cinema’, autentica ‘festa’ per il pubblico romano, che per poco più di una settimana ha letteralmente affollato l’Auditorium ideato da Renzo Piano, sempre meno ‘considerata’ dalla stampa estera, e sempre più ricca di proiezioni e pellicole, spesso tranquillamente evitabili.

pubblicato 5 Novembre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 06:56



123.000 spettatori, contro i 118.000 dell’anno passato, 472.000 euro d’incasso con la vendita dei ticket, il 95% dell’occupazione delle sale, il 79% dei votanti per il premio del pubblico, 8.510 accreditati, 192 scuole di Roma e Provincia coinvolte, 15.717 alunni, tra gli 8 e i 17 anni, 110 film proiettati nelle selezioni ufficiali, 42 nazionalità dei film, 510 proiezioni totali, 12 incontri, 17 schermi, 820 accreditati per il mercato del cinema, 140 patner e sponsor, 453 addetti ai lavori, 173 collaboratori, stagisti e volontari, 22 interpreti, 60 hostess, 72 addetti alla sicurezza, 16 facchini, 25 addetti alle pulizie, 71 autisti, 14 vigili del fuoco, 2.704 giornalisti accreditati, 2.901 articoli pubblicati dalla stampa nazionale, 927 servizi tv e radio, un tappeto rosso.

Il Festival Internazionale del Film di Roma 2011 ha chiuso i battenti, con il trionfo dell’argentino Un Cuento Chino. I numeri snocciolati in testa al post sono i numeri che perfettamente rappresentano questa manifestazione, sempre più fondamentale come ‘mercato del cinema’, autentica ‘festa’ per il pubblico romano, che per poco più di una settimana ha letteralmente affollato l’Auditorium ideato da Renzo Piano, sempre meno ‘considerata’ dalla stampa estera, e sempre più ricca di proiezioni e pellicole, spesso tranquillamente evitabili.

Al suo sesto anno di vita il Festival capitolino conferma pregi e difetti del passato, dimostrando di rinnovarsi con eccessiva e preoccupante lentezza. Scovate le pecche, bisognerebbe lavorare per limarle, per non dire cancellarle. Qui vengono aihnoi mantenute inalterate, confermando la spiacevole sensazione di una manifestazione dalle potenzialità enormi, ma ancora non del tutto sfruttate. La macchina c’è, gli ingranaggi e la benzina anche, ma troppo spesso si fatica ad essemblare il tutto. Troppe sezioni, troppi film, per un programma sbilanciato ed ingestibile in alcune giornate, per poi essere povero e al rallentatore in altre.

Se la crisi economica, e i tagli ai finanzamenti, si son fatti sentire, con un red carpet mai così povero di autentici ‘divi’ come quest’anno, il Festival si è confermato uno straordinario appuntamento culturale e mondano per l’intera città di Roma, che l’ha ormai fatto suo, sposandolo e promuovendolo. Tralasciando le beghe politiche con Venezia, che è altro e rimarrà sempre altro, il Festival di Roma deve tornare alle sue antiche e recenti origini. Trasformandosi in ‘Festa’, perché di ‘Festa’ si parla. Semplificare il programma con un’unica sezione che unisca ‘Concorso’ e ‘Fuori Concorso’ sarebbe cosa buona e giusta, così come provare con ancor più forza a raccogliere il ‘meglio’ dei tanti altri Festival sparsi in giro per il mondo. Dal Sundance al Tribeca, passando per Toronto, buttando a mare l’obbligo non scritto di presentare solo e soltanto anteprime mondiali, ormai in ‘esclusiva’ a pochi e rinomati Festival, ovvero Venezia e Cannes. Altri pianeti, altre Storie, altre aspettative. Semplicemente altro.

Se la conferma di Piera Detassis , sinceramente meritata visto il delirio politico/organizzativo a cui il Festival va incontro ogni anno, non si è ancora materializzata, un sentito e sincero plauso andrebbe a Mario Sesti, straordinario ‘direttore’ della sezione che ogni stagione incanta e appassiona i cinefili della Capitale, ovvero quell’Extra capace di reinventarsi anno dopo anno, raccogliendo il meglio della cinematografia internazionale. Grazie ad un mercato diventato negli anni ‘decisivo’, e a Venezia praticamente inesistente, e ad un pubblico sempre più presente e festoso, il Festival di Roma è diventato una realtà difficilmente cancellabile.

Tutto sta nel riuscire ad esaltarne ancor di più le palesi potenzialità, tralasciando le stupide e provinciali beghe pseudo ‘concorrenziali’, in modo da trasformarlo in un appuntamento fisso nato non tanto per compiacere la stampa capitolina e i critica nazionali, quanto per quei 123.000 spettatori paganti che anche quest’anno, in una sola settimana, hanno ‘riempito’ l’Auditorium, festeggiando quel mondo, quello del Cinema, che tutti noi amiamo.

Questi i voti e le recensioni dei film visti dal sottoscritto:

Un Cuento Chino: 7

Il Re Leone 3D: 7


Comic­-Con Episode IV: A Fan’s Hope
: 7

Un giorno questo dolore ti sarà utile: 6,5

La Kryptonite nella Borsa: 7 –

Il Cuore Grande delle Ragazze: 5

My Week With Marilyn: 6,5

Voyez comme ils dansent: 4,5

Babycall: 4

Mon Pire Cauchemar: 7

The Eye of the Storm: 7 – –

La femme du cinquième: 3

Like Crazy: 7,5


Une vie Meilleure
: 7-

A Few Best Men: 6,5

Il mio Domani: 4

Hysteria: 7

The Lady: 6,5