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The Twilight Saga: Breaking Dawn (Parte I) – Recensione in Anteprima

Tra i film più attesi dell’anno, The Twilight Saga: Breaking Dawn (Parte I) è finalmente diventato realtà. Ecco la nostra recensione!

pubblicato 15 Novembre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 06:51

Attenzione possibili SPOILER!
Come fare ancora più soldi, dopo aver sbancato il box office con i tre titoli precedenti? Facile, dividendo l’ultimo capitolo della saga in due parti, finendo così per raddoppiare gli incassi ed allungare all’estremo accettabile il brodo. Questo è The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte I (pen)ultimo capitolo di un franchise che nel giro di 4 anni ha frantumato record su record. Diventata improvvisamente fenomeno di costume, la Saga Twilight non ha arricchito solo la sua autrice, ovvero la casalinga mormone Stephenie Meyer, bensì anche la Summit Entertainment e i giovani protagonisti che l’hanno resa possibile. Il mondo del Cinema, dal canto suo, è andato incontro più che ad un arricchimento, qualitativamente parlando mai raggiunto nei 4 ‘episodi’ visti fino ad oggi in sala, ad un vero e proprio imbarbarimento, con l’ormone brandito come clava in fase di sceneggiatura.

Perché se con Potter la magia del ‘salto’ autoriale era diventata realtà, con le ultime due parti firmate David Yates innegabilmente notevoli, con The Twilight Saga l’impresa non solo non si è verificata, ma è addirittura riuscita ad indietreggiare, in un’ipotetica scala di valori. Dividendo in due parti un ultimo capitolo già lento e noioso di suo, con quasi 700 interminabili pagine, i produttori hanno automaticamente ‘giustiziato’ le due attese trasposizione cinematografiche, finendo per dar vita ad una prima parte che è l’apoteosi della noia, ingigantita e alimentata per 115 minuti in cui non succede praticamente nulla.

Se con Eclipse l’azione si era finalmente fatta vedere all’uscio di casa Twilight, con Breaking Dawn (Parte I) rasentiamo il fondo della telenovela, tra matrimoni infiniti, viaggi di nozze talmente vuoti da reggersi su lunghe partite a scacchi, e un parto finale che finalmente, negli ultimissimi 10 minuti, torna a far svegliare lo spettatore, oggettivamente narcotizzato da una storia d’amore talmente stucchevole da non meritare consensi. Di nessun tipo.

Breaking-Dawn-Robert-Pattinson-and-Kristen-Stewart

Cosa c’entra Bill Condon, regista di gioielli come Demoni e Dei, Kinsey e Dreamgirls, film che l’ha portato a vincere un Oscar per la Sceneggiatura non Originale, con vampiri e licantropi aitanti, sexy, muscolosi e adolescenti? Nulla, apparentemente nulla. Se non fosse che Condon abbia accettato di dirigere l’ultimo capitolo di Breaking Dawn, sdoppiato dalla Summit per far ancora più cassa. Con tutte le ovvie conseguenze del caso. Se in casa Potter l’operazione era riuscita, grazie ad uno script comunque denso di avvenimenti e ad una storia di tutt’altro peso, con l’ultimo melenso capitolo della Meyer la ‘divisione’ del librone ha semplicemente causato un terremoto contenutistico, dando vita ad una prima parte sinceramente indigeribile.

Perché in Breaking Dawn – Parte 1 tutto appare forzatamente ‘rallentato’, allungato, per riuscire a giustificare 2 ore che potevano tranquillamente andare incontro ad un dimezzamento secco, in modo da far rientrare l’intero capitolo conclusivo della Meyer in un unico film. Ma in casa Summit hanno deciso diversamente, senza riuscire a rendere il ‘nulla’ della trama minimamente commestibile. Lo script della Rosenberg, responsabile dell’intera trasposizione cinematografica della saga, non ha saputo sopportare l’onere della responsabilità, annaspando in una scrittura con il freno a mano tirato e priva di ritmo, stucchevole tanto nei dialoghi quanto nei momenti clou, così attesi dai fan da risultare a dir poco deludenti.

Escluso il matrimonio ‘del Secolo’, da guiness per l’insostenibile lunghezza, Bill Condon finisce per non osare neanche con la tanto reclamizzata scena di sesso tra Kristen Stewart, spaventosamente dimagrita per interpretare il ruolo della donna incinta di un ‘mostro’, e Robert Pattinson, senza andare mai oltre a dei semplici e appassionati baci. Tanto teneri quanto stancamente e banalmente ripetuti. Non pervenuto il supporto di Guillermo Navarro, storico direttore della fotografia di Guillermo Del Toro, qui ‘costretto’ ad illuminare corpetti e bagni con tintarella di luna, Breaking Dawn dal punto di vista prettamente registico non va oltre il livello medio di un qualsiasi prodotto televisivo, fino a 15 minuti dalla fine.

Perché una volta giunti ad un passo dal traguardo Bill Condon e Melissa Rosenberg si sono probabilmente resi conto della necessità di svegliare un’intera sala dormiente, facendo Cinema. Con un finale ovviamente ‘aperto’ alla parte conclusiva del capitolo, Breaking Dawn (Parte I) sembra finalmente ingranare la marcia, con ‘solo’ 105 minuti di ritardo. Perché ciò che si vede prima rasenta non tanto la follia autoriale, di cui è responsabile solo e soltanto Stephenie Meyer (il sesso? Solo dopo il matrimonio. L’aborto? Giammai, meglio rischiare la morte anche se stai per partorire il Diavolo), quanto la povertà di una saga che con quest’ultimo assurdo sdoppiamento ha finito per ridare forza ai capitoli precedenti, sicuramente più ‘vivi’, commestibili e per questo sopportabili.

Se tra i tre attori l’insieme recitativo raschia sempre più il fondo del minimo sindacale, con un ridicolo Taylor Lautner da Razzies Awards, dopo 5 secondi 5 già senza t-shirt e nel finale ‘fulminato’ dall’imprinting con gli occhioni computerizzati della bimba appena nata da indimenticabile stracult, Breaking Dawn riesce comunque nel suo intento. Quale? Continuare sfacciatamente a battere il ferro della scarsa qualità cinematografica finché caldo. Ovvero per un altro anno ancora, fino all’arrivo di Breaking Dawn – Parte 2. Poi sarà ufficialmente finita. Finalmente.

Voto Federico: 4
Voto Carla: 2 (Il film è imbarazzante da tutti i punti di vista: lei sembra sempre che stia per vomitare, anche prima della gravidanza intendo. Lui sembra sempre che stia cercando di risolvere a mente una divisione difficilissima; ricordate le tattiche di recitazione di Joey in Friends? La regia è inesistente e non c’è assolutamente il minimo di pathos o di emozione. Mai. Né al matrimonio, né alla prima notte di nozze, né durante il parto. Qualcosa (?) non funziona eh!).

Uscita in Sala: mercoledì 16 novembre
Qui il trailer italiano

The Twilight Saga: Breaking Dawn (Parte I) (Usa, 2011) di Bill Condon; con Kristen Stewart, Robert Pattinson, Taylor Lautner, Ashley Greene, Peter Facinelli, Kellan Lutz, Jackson Rathbone, Elizabeth Reaser, Nikki Reed, Billy Burke, Lee Pace, Maggie Grace, Dakota Fanning, Anna Kendrick, Christian Serratos, Rami Malek, Sarah Clarke, Michael Welch, BooBoo Stewart, Julia Jones, Gil Birmingham, Alex Meraz, Kiowa Gordon, Justin Chon, Chaske Spencer, Guri Weinberg, Alex Rice, Bronson Pelletier, Tinsel Korey, Tyson Houseman, MyAnna Buring, Casey LaBow, Christian Camargo, Mia Maestro, Mackenzie Foy, Olga Fonda, Janelle Froehlich, Masami Kosaka, Sebastião Lemos, Amadou Ly, Ty Olsson, Wendell Pierce, Carolina Virguez