Home Notizie La Russia di Putin ‘frena’ il biopic su Pëtr Il’ič Čajkovskij perché era gay

La Russia di Putin ‘frena’ il biopic su Pëtr Il’ič Čajkovskij perché era gay

Morto 120 anni fa, Pëtr Il’ič Čajkovskij sarà presto al cinema con un biopic

pubblicato 6 Ottobre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 08:50

Pëtr Il’ič Čajkovskij è innegabilmente il compositore russo più amato e famoso di tutti i tempi. Morto nel 1893, ha dato vita a due dei balletti più celebri di sempre, ovvero Il lago dei cigni e Lo Schiaccianoci. Ebbene per celebrare al meglio i 120 anni della morte il regista Kirill Serebrennikov aveva deciso di riportare in vita Čajkovskij con il più classico dei biopic, legato anche alla sua sfera privata. Il compositore, per chi non lo sapesse, era gay ‘quasi’ dichiarato.

Una verità troppo scomoda per l’omofoba Russia di oggi, in grado di approvare tramite Parlamento una folle Legge contro la Propaganda Omosessuale, che di fatto vieta di parlarne pubblicamente. Anche per questo motivo il Ministero della Cultura è intervenuto in malo modo sulla pellicola di Serebrennikov, offrendo un finanziamento statale di appena 750.000 euro. Niente, in confronto all’imponente budget necessario per realizzare un’opera simile, chiamata ad omaggiare uno dei personaggi più amati del Paese. Uno schiaffo secondo il regista, che ha ufficialmente rifiutato le briciole del Ministero senza però abbandonare il progetto a lungo cullato:

‘E’ evidente, non vogliono celebrare il simbolo dell’anima russa, ma per fortuna Pëtr Il’ič è un mito di livello mondiale’.

Serebrennikov si appella quindi a dei finanziatori stranieri per un titolo che ovviamente non ‘cancelli’ di netto l’omosessualità del compositore, da sempre ‘tollerata’ anche nella tutt’altro che libertina Russia e a dir poco ‘decisiva’ nella composizione della sinfonia Numero 6, La Patetica, dedicata a un giovane sconosciuto. La speranza, ovviamente, è che ci siano produttori disposti ad affacciarsi alla finestra russa per celebrare degnamente uno dei più grandi compositori di sempre, clamorosamente ‘frenato’ dal proprio Paese solo e soltanto perché gay.

Fonte: LaRepubblica