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Science+Fiction 2011 – Spazio Italia: intervista a Salvatore Frisina e Ludovico Piccolo di Indimage Film

Giovanissimi, i due registi ci raccontano della loro casa di produzione e dei loro lavori: leggi l’intervista su Cineblog

pubblicato 14 Novembre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 06:36


Quest’anno il Science+Fiction 2011 (qui il nostro positivo resoconto finale) ha anche avuto una sezione tutta italiana, chiamata Spazio Italia. Nella giornata di ieri si sono visti sette cortometraggi di giovani registi italiani (più uno di Francesco Barilli, Il Cavaliere Errante). Abbiamo scambiato due chiacchiere con Ludovico Piccolo e Salvatore Frisina, registi rispettivamente di Skripka ed E-lena. Sono giovanissimi, ma hanno già una loro casa di produzione, la Indimage Film. Un’occasione per parlare della situazione del cinema italiano vista da chi la vive da dentro in modo indipendente…

Com’è nata la vostra casa di produzione, la Indimage Film?
Ludovico: la Indimage è nata da qualche mese, da agosto di quest’anno. È composta da gente di Padova e provincia, da gente che ha sempre fatto singolarmente i mestieri di regista, direttore della fotografia, di montatori, di grafico, di fonico. Visto che tutti possedevamo un po’ di varia attrezzatura, l’idea è stata quella di mettere assieme queste e le nostre varie abilità per creare una realtà di ragazzi giovani secondo il motto “l’unione fa la forza”. Anche se la Indimage è nata ad agosto la nostra collaborazione è andata avanti per un anno, e facendo alcuni lavori assieme abbiamo visto che la squadra funzionava molto bene, ed è aperta a chiunque voglia portare idee nuove.

Salvatore: vorrei aggiungere che l’unione è nata anche dal fatto che tutti abbiamo svolto dei lavori non pagati. Il problema è che il sistema dà per scontato che vari lavori sono da fare gratis: una situazione un po’ imbarazzante, perché noi facciamo sì un lavoro divertente ma anche parecchio impegnativo. Quindi abbiamo deciso di riunirci per scappare da questa “solitudine”. Ci siamo dati un nome e ormai ci consideriamo un gruppo a livello professionale.

Passerete al lungometraggio prima o poi?

Passerete al lungometraggio prima o poi?
Ludovico: il lungometraggio penso che sia (spero) vicino, e abbiamo già qualche idea per dei progetti. Certo bisogna avere tempo materiale per farlo, e come ha detto Gipi durante la sua masterclass nel cinema devi avere tempo per farlo.
Salvatore: nel gruppo siamo otto aspiranti registi, e saremmo anche in grado di metterci a girare un lungometraggio. Il problema sono i finanziamenti, perché i tempi di gestazione di un lungo richiedono soldi. Potremmo organizzarci, ma per ora non lo facciamo perché prima vorremmo capire anche qualcosa di più per quel che riguarda l’aspetto distributivo.

Passiamo ai lavori che avete presentato qui al Science+Fiction, nella sezione Spazio Italia. Come sono nati i vostri corti?
Ludovico: Skripka è nato durante un esame di cinema! C’era una sezione dedicata al cinema russo, e si parlava della figura di Dziga Vertov. Nel periodo del cinema di propaganda tutti i finanziamenti per il cinema più sperimentale furono interrotti. Vertov, uno dei principali esponenti di questo tipo di cinema (L’uomo con la macchina da presa), è quindi andato in crisi, non essendosi venduto. La storia del corto nasce da un sogno che Vertov ha realmente avuto, ovvero quello di essere un violinista che deve recuperare il suo violino, strumento della sua espressione, in cima ad una scalinata. Ma c’è una guardia che controlla e gli impedisce ogni volta di salire le scale. Le influenze: volevo fare un film a metà, una sorta di esperimento in cui la scena centrale fosse un omaggio a Vertov stesso, con un montaggio e una serie di riprese “liberi” e in bianco e nero, per distinguersi dalle altre parti, che hanno un montaggio classico e a colori.

Quindi è una storia che a suo modo si “radica” nel periodo della cinematografia sovietica di quegli anni, o è qualcosa di metaforico e universale?
Ludovico: la figura della guardia, una donna, potrebbe certo far pensare alla “madre Russia”, ma il mio intento non era quello. È invece da leggersi sicuramente ad un livello più universale per quel che riguarda tutti i problemi che un artista incontra quando va incontro a problemi produttivi. È una storia sulla limitazione della libertà d’espressione, credo anche molto adatta al periodo che stiamo vivendo: una situazione in cui mi ritrovo anch’io. Chi ha questo disagio forse lo percepisce, durante la visione del corto, molto meglio.

E invece E-lena? Io ci vedo molto Philip Dick.
Salvatore: ti racconto un aneddoto. L’anno scorso alla Mostra del cinema di Venezia ho tentato in ogni modo di avvicinarmi a Quentin Tarantino, uno dei miei miti. Mi ero anche inventato ad un certo punto una finta tesi su di lui giusto per poter scambiare quattro chiacchiere! Volevo tanto riuscire a scambiare quattro battute con lui, chiedergli dei consigli, avendolo lì vicinissimo per una decina di giorni, ma oltre ad una stretta di mano non sono riuscito a fare di più. Era anche il giorno del mio compleanno, ed è stata una giornata molto deludente. Ero affranto, mi sentivo quasi rifiutato, e credo che questa sensazione negativa abbia fatto sì che trovassi comunque la forza in un certo senso per realizzare da solo il mio lavoro, un lavoro molto incentrato sulle relazioni umane. Per quel che riguarda Dick come influenza, è proprio l’omaggio che volevo arrivasse. È una fantascienza senza effetti speciali, che si basa soprattutto sulle persone e sulle loro reazioni.

Per quel che riguarda invece gli altri cortometraggi della sezione, avete visto Souvenir di Mario Orman e Gabriel Covacich? Gli effetti speciali sono straordinari.
Ludovico: credo che il cinema stia andando sempre più verso il basso costo. Il digitale ha ormai una qualità simile alla pellicola, e ci sono molti programmi per gli effetti speciali facilmente raggiungibili anche grazie alla rete. Il cinema che una volta sembrava irraggiungibile è molto più vicino.

Ecco invece la solita domanda un po’ banale che si fa in questi casi e che ci deprime ogni volta tutti quanti. Possibile che con molto meno di un milione di dollari all’estero si facciano Monsters o Stake Land, per citare due film presentati (e premiati) qui al Science+Fiction, e in Italia poco o nulla?
Ludovico: Monsters ha la grande qualità di essere un film a basso budget che però sembra un film hollywoodiano. C’è gente che ha davvero la capacità di fare degli ottimi effetti speciali con pochissimi soldi, come dicevo prima. Ma basta vedere il successo anche di un Paranormal Activity, fatto veramente con pochissimo. Credo anche che nei successi dei film low-budget stranieri ci sia anche il fatto che molta gente magari lavora gratis. In Italia il problema è che, come in politica, devi essere “dentro”, c’è una sorta di selezione non in base alla bravura ma in base alla fortuna che hai. Vai avanti non per le idee ma per i contatti… A questo punto l’unica soluzione qui in Italia è autoprodursi, come abbiamo fatto noi con la Indimage, e così abbiamo già avuto delle soddisfazioni. Non voglio fare per forza l’esterofilo, ma credo che almeno all’estero se presenti una sceneggiatura ad un produttore… almeno te la leggono!
Salvatore: di certo il caso di Monsters è interessante, in quanto la Vertigo si è letteralmente fidata di Edwards. È stata una prova di fiducia non da poco. Questo può succedere con la Vertigo, ma non può succedere in Italia…

Per finire: ditemi il vostro regista preferito, e film più bello che avete visto quest’anno.
Salvatore: adoro Werner Herzog. È capace di fare qualunque cosa, e mi piacciono i suoi personaggi fuori dal mondo che in qualche modo mi ricordano molto Dick. E nel mio corto ci sono molti grandangoli che sono un omaggio al modo di inquadrare gli animali del grande Werner! Il film più bello che ho visto di recente è Pina di Wim Wenders: è stato bellissimo scoprire che un grande regista si è cimentato con una tecnologia del genere non solo dal punto di vista spettacolare ma soprattutto artistico. Non vedo l’ora di vedere Cave of Forgotten Dreams, non a caso in 3D.
Ludovico: non mi piace rispondere troppo alla domanda “il tuo regista preferito?”, ma se proprio devo, tra i tanti, direi Kubrick. È un regista concreto, che ti lascia sempre qualcosa dentro: e questo, anche se sembra una risposta riduttiva, è il compito del cinema. Il film più bello che ho visto quest’anno è Carnage di Polanski: in certi punti si sfiora l’estasi.

Ringraziamo Salvatore e Ludovico per la disponibilità.