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Quentin Tarantino: “Ho paura dei topi”

Quentin Tarantino non ha peli sulla lingua e critica il genere biopic: scoprite il perché

di carla
pubblicato 20 Novembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 07:08

Lo dico con tutta sincerità: Quentin Tarantino è uno dei miei registi preferiti. Ecco perché ho deciso di proporvi un estratto di un’intervista di The-Talks. Vista la sua schiettezza non ho dubbi che ci saranno polemiche su alcune sue risposte.

    Qual è la tua ricetta per la creazione dei tuoi personaggi?
    Non è una risposta scherzosa ma: sono uno scrittore. Questo è quello che faccio. E il lavoro di uno scrittore non è solo scrivere di sé stesso, ma di guardare il resto dell’umanità e di esplorarla, nel modo di parlare, le frasi che usano le altre persone. E la mia testa è una spugna. Ascolto quello che dice la gente, la gente mi dice una barzelletta e la ricordo. La gente mi dice una storia interessante della loro vita e me la ricordo.

    E se non te la ricordi?
    Allora probabilmente non valeva la pena di ricordarla. La mia penna è come un’antenna, ottiene le informazioni, e tutto ad un tratto questi personaggi escono più o meno completamente formati. Non scrivo il dialogo, li lascio parlare tra di loro.

    Tornando alla violenza, di cosa hai paura?
    Ho paura dei topi.

    Davvero?
    E’ l’unica cosa che considero debilitante. Se ci fosse un ratto qui, probabilmente urlerei come una cagna.

    Vuoi avere figli tuoi un giorno o toglierebbero la tua energia per il cinema?
    Vedremo cosa succede, ma non ho intenzione di fare film per sempre. Voglio smettere a 60 anni.

    Sei sicuro?
    No, ma è un piano. Non voglio essere un regista vecchio e non voglio mettere nella mia filmografia un mucchio di roba da vecchio. Potrei anche cambiare idea però. Se a 62 anni vorrò fare un film, e sarò in grado, lo farò. Ma voglio che questo ragazzo, questo ragazzo che vedete qui in questo momento, voglio che sia lui a fare i film, non il tizio vecchio. A quel punto preferirei solo scrivere ed essere un uomo di lettere. Scrivere libri di cinema, scrivere romanzi, avere figli.

    Quali sono i tuoi tre film preferiti?
    Se me lo chiedi oggi, in questa specifica situazione, ti dirò tre titoli. Se me lo chiedi domani, o sei ore da adesso, saranno titoli diversi.

    E i tre titoli in questo momento?
    Direi “Il cervello di Frankenstein” perché quando ero un ragazzino era il mio film preferito. Parte del motivo era la combinazione di generi – la roba di Gianni e Pinotto è abbastanza divertente e quando arriva il mostro di Frankenstein è abbastanza spaventoso. Vorrei anche mettere Taxi Driver, però è un po’ più difficile dire il perché. Dico che è probabilmente il più romanzesco e complesso studio di un personaggio nella storia del cinema. Ma allo stesso tempo, è un film molto divertente. E l’ultimo film, come dico sempre, è Il buono, il brutto e il cattivo.

    Ci sono generi che non ti piacciono?
    Mi piacciono i film storici, ma non sono un fan del film in costume. Un altro genere di cui non ho alcun rispetto è il biopic. Sono solo scuse per grandi attori per vincere Oscar. E’ un cinema corrotto.

    Perché?
    Anche la persona più interessante, se racconti la sua vita dall’inizio alla fine, si rivela un film noioso. Se si fa questa operazione, si deve fare una versione a fumetti… Per esempio, quando si fa un film su Elvis Presley, non fate un film sulla sua vita. Fate un film su un giorno. Fate un film sulla giornata in cui Elvis Presley entrò alla Sun Records. Fate un film sul giorno prima di entrare nella Sun Records, e il film finisce quando entra da quella porta. Ecco un film.

    Se facessero un film sulla tua vita…
    Potrei essere lusingato, ma non vorrei guardarlo.