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Courmayeur 2013, sabato 14 dicembre: Enemy e The Counselor mettono a dura prova il pubblico del Festival

Chi s’aspettava una serata tranquilla, avara di inquietudine, si sbagliava di grosso. Perché quella di ieri è stata la più intensa della settimana; colpa di Denis Villeneuve e Ridley Scott

pubblicato 14 Dicembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 06:23

Uno strano venerdì 13 è stato ieri. Particolare, per certi versi inaspettato. Tutto è cominciato in maniera alquanto ordinaria, con quel Piovono polpette 2 – La rivincita degli avanzi che tutto sommato ha fatto sorridere grandi e piccini. Fin qui tutto nella norma.

La serata ha tuttavia preso un’insolita piega da quando si sono spenti i riflettori della Sala 1 ed il proiettore ha cominciato a sparare sullo schermo le immagini di Enemy. Di Villeneuve ci erano ancora rimasto impresso il recente Prisoners, thriller decisamente godibile nonché appetibile ad una tipologia di pubblico abbastanza ampia. Sapevamo che Enemy si situasse su un altro livello, ma non ci aspettavamo fino a questo punto.

Un film spiazzante, che lì per lì non sai nemmeno come ti ci devi raccapezzare. Gran parte del pubblico, chi per un motivo chi per un altro, è rimasta fulminata da quel raggelante finale, dove non c’è sangue, non c’è rivelazione. Anzi. Tutto viene capovolto, al che ti ritrovi costretto a mettere in discussione anche quell’incerto ordine che avevi faticosamente costruito. Ci riserviamo il resto per la recensione, che non sarà un compito così facile.

Neanche il tempo di riprendersi dalla botta assestata dal Villeneuve, ecco una nuova sfida. Per la prima di The Counselor, infatti, c’è il tutto esaurito: neanche per Lo Hobbit: La desolazione di Smaug avevamo visto persone rimanere alzata ai lati della sala perché davvero non c’era neanche un buco su cui adagiare sé stessi. Scherzi dell’hype? Può darsi.

Quanto alla pellicola, non intendiamo sbilanciarsi più di tanto. Sta di fatto che non è di quei film concilianti, e fin qui ci stiamo mantenendo su un livello accettabile di oggettività. Scott e McCarthy confezionano un prodotto che probabilmente non è nemmeno destinato a noi; senza dubbio non è destinato al pubblico americano. Non con quelle premesse, non con quel cast. Non sbalordisce, dunque, un feedback così negativo, in alcuni casi addirittura scontroso. Ma a parlare di un film verboso si fa troppo presto.

La verità è che oggi ci aspettavamo una giornata in fin dei conti tranquilla, senza estemporanee impennate di sorta. Ed invece eccoci sottoposti ad un grado di sfida che sfiora il sadismo. E chissà che chi di dovere non si senta lusingato nel sentire di aver scosso a tal punto. C’è da dire che a noi non dispiace affatto. Scuoteteci ancora.

Venerdì 13 dicembre: la desolazione di Smaug invade il Palanoir

Lo Hobbit parte 2 piace ma non fa impazzire. Oggi è il turno di Ridley Scott con il suo ultimo The Counselor

C’era fermento ieri per la proiezione di Lo Hobbit – La desolazione di Smaug, premessa che si è sì tradotta in un certo movimento presso il Palanoir, ma che al tempo stesso non ha riempito la sala in ogni ordine di posto. Sala che comunque era decisamente affollata, perché sempre di un grande evento si parla.

Noi, manco a dirlo, c’eravamo ed il film l’abbiamo visto. L’impressione ahinoi resta quella maturata dopo il primo Lo Hobbit, ossia che quel quid su cui faceva perno l’intera esperienza de Il Signore degli Anelli in questa trilogia si stia facendo non poca fatica a rievocarla. Resta uno spettacolo straordinario e, se vogliamo, unico nel suo genere. Smaug è eccezionale e non si spiega diversamente, se non alla luce della presa che fa questo Drago, quel tremendo finale: impunemente mozzato, frutto di logiche commerciali che stavolta vanno rigettate senza se e senza ma. Noi per primi, che di solito teniamo in debita considerazione certe dinamiche, al di là di facili pregiudizi. A ‘sto giro però la scelta è indifendibile, e a chi vi parla di hype rispondete semplicemente con la celeberrima sentenza oraziana «est modus in rebus». Poi girate i tacchi e andatevene.

Detto ciò, ieri non è stato solo Tolkien. Sì perché il Concorso ha offerto un’altra opera potenzialmente “pericolosa”, sebbene pare che la Giuria non abbia oltremodo gradito. Parliamo di Blue Caprice, prodotto indie americano allo stato brado. Dopo Wakolda, per quanto ci riguarda, il migliore visto fino ad ora tra quelli in corsa per il Leone Nero.

Sempre in Concorso si è anche chiusa la parentesi italiana con Vinodentro di Ferdinando Vicentini Orgnani. Che dire? Il tutto muove le premesse da film come L’avvocato del diavolo quanto a indirizzo narrativo, mentre ad un certo punto tenta in maniera eccessivamente claudicante di rifarsi al Kubrick di Eyes Wide Shut. A cavallo tra sogno e realtà, Orgnani si perde in questo labirinto che sulla carta appare oltremodo accattivante. Resta un’impalcatura ed una costruzione troppo scialbe per poter sorreggere cotanta premessa.

È stato pure il turno di Blind Detective, noir a tinte comiche e romantiche pure un po’ pazzerello. Il tenore a più riprese è quello da commedia asiatica, dunque culturalmente troppo distante dalle nostre corde. Eppure il tutto ha un suo perché, ed in fondo è una simpatica variante al giallo classico.

Attenzione però, perché oggi è il giorno di The Counselor, la vera anteprima di peso dell’edizione di quest’anno. Di quest’ultimo film di Ridley Scott se n’è parlato tanto e non in maniera lusinghiera negli ultimi tempi. Noi preferiamo tenere la mente sgombra ed affacciarci a questa prima sceneggiatura di McCarthy come se non avessimo la più vaga idea di cosa aspettarci. Ché in fondo non è nemmeno tanto falso. In Concorso oggi altro titolo di pregio, ossia Enemy di Denis Villeneuve, l’unico peraltro. Poi Piovono Polpette 2 – La rivincita degli avanzi e per chiudere gli italianissimi Neverlake e Nuit Americhèn tra le proiezioni speciali.

Giovedì 12 dicembre: se Wakolda non è da Leone Nero poco ci manca

Ve lo avevamo anticipato ieri mattina: mercoledì 11 sarebbe stata una giornata di fuoco. E così è stato. Usciti indenni da questa maratona conclusasi in nottata, abbiamo due notizie da darvi; e come sempre, una è buona l’altra è cattiva. Cominciamo da quest’ultima: è probabile che si abbia già il Leone Nero di quest’anno. Per compensare, vi diamo a bruciapelo anche quella buona: ieri abbiamo visto il probabile Leone Nero.

Nessun refuso dovuto ad un goffo utilizzo del copia/incolla. Perché Wakolda è il gran film di cui si vociferava alla vigilia e che proprio in questi giorni sta festeggiando ben dieci degli equivalenti David di Donatello argentini. Sorpresi? Mettetevi in coda. L’Argentina ha spedito il film di Lucía Puenzo dritto agli Academy, sperando che un posto nella cinquina glielo si riesca a garantire. Non sappiamo nulla di buona parte delle opere candidate all’Oscar per il Miglior Film Straniero, quindi ci asteniamo più che volentieri. Sta di fatto che l’esercizio della Puenzo è di notevole fattura e ve ne parleremo più diffusamente in sede di recensione.

Che altro? Beh, abbiamo voglia. Nella giornata di ieri ha esordito anche il primo film italiano in Concorso, quel Neve di Stefano Incerti di cui fino alla proiezione qui a Courmayeur poco o nulla si sapeva. L’ultima fatica del regista napoletano ci mette un po’ per carburare, ma da buon diesel si riprende alla lunga e finisce pure col risolversi in maniera interessante. Un film piccolo, indipendente, che forse proprio per questo va incoraggiato: aspiranti registi, lui si chiama Incerti, e va bene; ma voi quante altre scuse avete per non prendere in mano una macchina da presa e girare la vostra di storia (o anche quella di qualcun altro, purché ne valga la pena)?

In realtà, però, la giornata ha avuto inizio con il danese The Keeper of Lost Causes, pellicola che di scandinavo ha poco o nulla, trovandosi ben più a suo agio tra le fila dei solidi noir americani quantunque senza infamia e senza lode. Discreto, girato con tutti i crismi, tiene bene ma non eccelle. E già immaginiamo un futuro negli States per il regista Mikkel Nørgaard.

Per concludere, ecco il film più adrenalinico probabilmente dell’intero palinsesto. Il co-direttore Marina Fabbri ci aveva simpaticamente avvertito: «viene dalle Filippine ma non c’è nulla di “contemplativo”, anzi, è solo azione». Vero. On the job di Erik Matti è un thriller sporco fatto con criterio, con in più un finale tremendo. Mescola fanta-politica, poliziottesco e azione con cognizione di causa, regalando pure alcune scene piuttosto riuscite.

Oggi si torna ad un regime meno congestionato. In Concorso “solo” Blue Caprice e Vinodentro, mentre il resto della programmazione si divide tra il secondo Lo Hobbit (che intanto abbiamo già recensito) e Blind Detective. In attesa ovviamente delle recensioni relative a quanto ci siamo lasciati alle spalle.

Mercoledì 11 dicembre: si parte nel segno del misticismo

È una Courmayeur diversa quella che ci ha accolto quest’anno. Non meno calorosa, anzi: in regime di austerity anche la neve è un lusso. Ed infatti, a differenza di dodici mesi fa, il bianco che ammantava marciapiedi e tetti non è che un lontano ricordo (almeno per ora), relegando tale scenografia al suggestivo scenario che fa da sfondo, ossia gli alti monti che avvolgono il paese.

E il cinema? Quello c’è, come sempre. E come sempre è vivo, anche se forse, dato il contesto, sarebbe meglio dire “morto”. Goliardia a parte, pronti via ci siamo già ingollati ben due film del concorso. Il primo è il danese The Hour of the Lynx, discreto thriller a sfondo metafisico, che è poi il leitmotiv di questa prima giornata di Festival. Sì perché pure il più atteso Devil’s Knot è impastato di tensione vagamente mistica, sebbene il tutto si risolva in maniera ben più tangibile, senza voli pindarici di sorta.

Ma se il primo, The Hour of the Lynx ha un appeal un po’ più specifico, tra luoghi isolati ricoperti di neve e manicomi criminali, il secondo dispone di un bacino un po’ più ampio. Atom Egoyan espone una tesi senza troppo battervi sopra in merito a quella che è passata alla storia (americana) come la strage dei «Tre di West Memphis». Ciò che pare non essere passato è la pressante esigenza di verità che, come leggiamo poco prima dei titoli di coda, va faticosamente emergendo, specie in relazione a degli sviluppi davvero recenti.

In attesa delle nostre recensioni, si guarda già avanti. Oggi infatti è la giornata più provante delle cinque in programma, con ben quattro film in Concorso uno dopo l’altro. Si parte con The Keeper of Lost Causes, per quanto ci riguarda il più atteso tra i danesi; dopodiché tocca all’Argentina con Wakolda, altra storia oltremodo accattivante che ci parla di un medico e della sua ossessione per la «vita». A seguire il primo italiano in Concorso, ossia Neve di Stefano Incerti, annunciato come «una sfida tecnica e stilistica». Per chiudere, siamo già a mezzanotte, il filippino On the job, variante orientale di thriller metropolitano.

Panoramica sul Festival e sui film

«Conca in vivo smeraldo tra foschi passaggi dischiusa | o pia Courmayeur, ti saluto». Affidiamo alle parole di Giosuè Carducci il seppur piacevole compito di aprire le danze di questa nostra nuova avventura. Un viaggio forse breve ma che già immaginiamo intenso. Comincia ufficialmente oggi l’edizione numero XXIII del Noir in Festival di Courmayeur. Cinque giorni, come da titolo, all’insegna del noir, essenzialmente nella sua duplice veste letteraria e cinematografica, senza però trascurare forme ulteriori e nient’affatto minori come il giornalismo d’inchiesta, che è un po’ l’attività che accomuna e racchiude tutte le istanze e i canali d’espressione presenti in tale contesto.

Tuttavia, superfluo evidenziarlo, il lato cinema è quello più continua ad incuriosirci, non solo per una questione di mera competenza. Il programma di quest’anno, in tal senso, ha il suo fascino. Un Concorso accattivante si alterna con alcune opere esterne alla competizione che sono poi fra le più gettonate nel breve periodo; da un lato la seconda parte del progetto Lo Hobbit di Peter Jackson (La desolazione di Smaug) presentata nella sezione Eventi, dall’altro, Fuori Concorso, Johnnie To con il suo Blind Detective e The Counselor di Ridley Scott. Tornando alla sezione Eventi, spazio pure all’animazione con Piovono polpette 2 – La rivincita degli avanzi e Il castello magico.

E il Concorso? Abbiamo accennato qualcosa poco sopra, anche se scorrendo questa pagina troverete delle piccole schede inerenti a ognuno dei dieci film. Chi fosse dunque interessato alla cronaca senza filtro, liscia e diretta, è a quella parte che gli consigliamo di fare riferimento. Per quanto riguarda noi, beh… delle preferenze a pelle ci sono eccome. Ma partiamo con alcuni dati veloci: tre i Paesi maggiormente rappresentati, ossia Danimarca, Italia e Stati Uniti, ciascuno con due film a testa. E se da un lato la Danimarca rimane per metà fedele a un certo contesto fatto di poliziotti e casi irrisolti a distanza di anni con The Keeper of Lost Causes, dall’altro gli americani si affidano a due progetti analoghi nel senso di appartenenti al medesimo filone. Sì perché tanto Devil’s Knot di Egoyan quanto Blue Caprice di Alexandre Moors basano le rispettive storie su fatti realmente accaduti. In casa nostra, invece, ci pare di scorgere le vere “schegge impazzite”, considerazione che può volgere tanto in positivo quanto in negativo; siamo infatti alquanto incuriositi da Neve di Incerti e Vinodentro di Orgnani. In particolare la clip tratta dal primo dei due ci ha in qualche modo ingolosito.

Proseguendo, se film come Wakolda e On the job, ciascuno per motivi diversi, paiono avere le carte in regola per rivelarsi le vere sorprese di questo Festival, sono due i film che quasi spontaneamente attendiamo con enfasi maggiore. Intanto c’è Enemy di Denis Villeneuve, che dopo il recente e buon Prisoners torna a far coppia con Jake Gyllenhaal in un progetto che il regista canadese definisce «il più personale» della sua carriera. Eppure quello che attendiamo con maggiore trepidazione, arma da sempre a doppio taglio, è Dom Hemingway di Shepard, protagonista Jude Law in quello che di primo acchito sembrerebbe il ruolo più calzante di sempre tra quelli interpretati dall’attore londinese. D’altro canto l’Inghilterra ha già dato soddisfazioni durante la scorsa edizione, piazzando sul gradino più alto del podio Killer in viaggio di Ben Wheatley. L’ardua sentenza alla Giuria, composta da William Brookfield, Marco Malvaldi, Lucio Pellegrini, Ludovica Rampoldi e Marc Syrigas.

Spostandoci ulteriormente più in là, per concludere, ci stuzzicano anche l’esperimento Pipì, pipù, rosmarina e il flauto magico di Enzo d’Alò, speciale TV dalla durata alquanto contenuta (22 minuti), nonché La casa Emak Bakia, documentario del giornalista Oskar Alegría alla ricerca della villa di Man Ray nei pressi di Biarritz, la stessa riportata nell’opera avanguardista del 1927 del fu Emmanuel Radnitzky, dal titolo per l’appunto di Emak Bakia.

Noi saremo qui in questi giorni a tentare di raccontarvi una manifestazione magari piccola, ma proprio per questo accogliente, familiare, capace ogni anni di riservare almeno qualche sorpresa. Nella speranza che anche quest’anno tale tradizione venga rispettata, vi diamo appuntamento a domani con il primo aggiornamento di questo diario, ma soprattutto con le prime recensioni.

CONCORSO

I lossens time – The Hour of the Lynx di Søren Kragh-Jacobsen (Danimarca, 2013)

Un ragazzo entra in una casa, sembra in stato confusionale. Uccide la coppia di anziani che aveva provato ad aiutarlo e poi tenta di suicidarsi, convinto di obbedire agli ordini di Dio. Due anni dopo il ragazzo, chiuso da allora in un ospedale psichiatrico di massima sicurezza, ha una ricaduta. In questa struttura, Lisbeth guida un progetto sperimentale che affida ai malati più violenti la cura di animali domestici. Dopo aver registrato dei miglioramenti, ora la ricercatrice teme un nuovo tentativo di suicidio del giovane e la chiusura del progetto. Perciò si rivolge a Helen, un pastore donna che prova a entrare nelle profondità della mente e dell’anima del ragazzo per salvarlo.

Devil´s Knot – Fino a prova contraria di Atom Egoyan (USA, 2013)

Ispirato a fatti realmente accaduti, il film racconta la storia di tre adolescenti, conosciuti come i West Memphis Three, che nel 1993 furono condannati per l’omicidio di tre bambini di otto anni nell’ambito di quello che fu descritto come un rituale satanico. La sentenza, da subito molto discussa, si basava su prove inconsistenti. A nutrire dubbi su questa tesi furono dapprima l’investigatore privato Ron Lax e, in seguito, Pam Hobbs, madre di uno dei tre bambini morti. Damien Echols, Jessie Misskelley Jr. e Jason Baldwin sono stati rilasciati quest’anno dopo quasi vent’anni di prigionia.

Kvinden i buret – The Keeper of Lost Causes di Mikkel Nørgaard (Danimarca, 2013)

In seguito al tragico fallimento di un´operazione, l´ispettore capo Carl Mørck è riassegnato al Reparto Q, una sezione che si occupa di casi irrisolti o chiusi. Il suo nuovo assistente è Assad. Nonostante abbia ricevuto l´ordine di limitarsi a leggere e archiviare i fascicoli, Carl affronta con ostinazione il caso di Merete Lynggaard, una politica scomparsa cinque anni prima a bordo di un traghetto. L´unico testimone è il fratello cerebroleso, trovato sul battello mentre urlava in preda alla disperazione. Il caso è stato chiuso, la donna si è suicidata. Ma Carl e Assad non sono affatto convinti da questa spiegazione e contro l’ordine dei superiori continuano a indagare.

Wakolda di Lucía Puenzo (Argentina, 2013)

Patagonia, 1960. Un medico tedesco incontra una famiglia argentina e la segue sulla lunga strada deserta per Bariloche, dove Eva, Enzo e i loro tre figli hanno intenzione di aprire una casa alloggio presso il lago Nahuel Huapi. Questa famiglia modello risveglia la sua ossessione per la purezza e la perfezione, in particolare Lilith, una dodicenne con un corpo troppo piccolo per la sua età. Ignari della sua vera identità, lo accettano come il loro primo ospite. E vengono tutti gradualmente conquistati da questo uomo carismatico, dai suoi modi eleganti, dalla sua conoscenza scientifica e dal suo denaro – fino a quando scoprono che stanno vivendo con uno dei più grandi criminali di tutti i tempi.

Neve di Stefano Incerti (Italia, 2013)

Un uomo in viaggio a bordo di una station wagon verde. Alla ricerca di qualcosa, forse la refurtiva di una rapina dimenticata. Una donna scaricata e poi inseguita da un piccolo gangster, cui forse ha sottratto qualcosa di grosso. Perché Donato decide di soccorrere Norah, e portarla con sé lungo un tratto del suo misterioso percorso? Perché Norah non si allontana da Donato e gli sta addosso fino alla fine, scoprendo per intero le ragioni della sua ricerca? L´incontro casuale di due vite con le spalle al muro. Sullo sfondo una provincia italiana che si stenta a riconoscere. Un paesaggio senza luoghi, perennemente imbiancato dalla neve.

On the job di Erik Matti (Filippine, 2013)

A Manila, quattro uomini con le loro ambizioni e passioni, fanno il possibile per mantenere se stessi e le proprie famiglie. Da un lato due detenuti che entrano ed escono dal carcere per degli omicidi su commissione, dall’altro due agenti che indagano su questa serie di delitti. Caduti in una ragnatela di macchinazioni e corruzioni che coinvolgono alti funzionari dello stato, i quattro protagonisti si trovano l’uno contro l’altro coinvolti in una storia più grande di loro.

Blue Caprice di Alexandre Moors (USA, 2013)

Ispirato a eventi realmente avvenuti, il film ripercorre la genesi dei fatti accaduti nell’ottobre del 2002 quando nell’area di Washington D.C. due cecchini seminarono il terrore uccidendo a caso una ventina di persone. Una storia osservata dal punto di vista dei due protagonisti: il diciassettenne Lee Boyd Malvo e John Allen Muhammad. Il ragazzo, già senza padre, entra in crisi anche per l’assenza della madre. L’uomo, cittadino americano, deve rispettare un’ingiunzione che gli impone di stare lontano dai figli e dalla moglie. Il primo trova il padre-guida da seguire, l’altro scopre un figlio discepolo da indottrinare per una folle missione. Dopo l’incontro nell’isola di Antigua, luogo dove abita Lee, John porta con sé il ragazzo negli Stati Uniti per dare inizio alla terrificante carneficina.

Vinodentro di Ferdinando Vicentini Orgnani (Italia, 2013)

Per Giovanni Cuttin tutto è cominciato con il primo sorso di vino della sua vita. Da quel momento in poi, la sua natura si trasforma. In tre soli anni, da timido impiegato di banca e marito fedele diventa direttore, tombeur de femmes e il più stimato esperto di vino in Italia. Proprio come gli aveva predetto l’enigmatico “Professore” che lo aveva convinto ad assaggiare il suo primo bicchiere. L’unico evento che il “Professore” non aveva previsto è che Giovanni presto sarebbe stato accusato dell’omicidio di sua moglie Adele.

Enemy di Denis Villeneuve (Canada, 2013)

Adam è un anonimo professore universitario la cui relazione con la sua fidanzata Mary probabilmente si sta avvicinando alla fine. Una notte, mentre sta guardando un film consigliato da un suo amico, vede una comparsa che gli somiglia terribilmente. Divorato dal desiderio di incontrare il suo doppio, Adam rintraccia Anthony, un attore che vive con la moglie incinta Helen, e ingaggia con lui una lotta complessa e pericolosa che metterà a repentaglio l’esistenza di entrambi.

Dom Hemingway di Richard Shepard (Regno Unito, 2013)

Dom Hemingway è uno scassinatore londinese sbruffone, un incosciente edonista, un volgare esibizionista, intelligente, folle, esuberante e rissoso. Dopo dodici anni di prigione, affiancato dal suo compare Dickie, intende ottenere ciò che gli spetta per aver tenuto la bocca chiusa e aver protetto il suo boss Mr. Fontaine. Scampato miracolosamente alla morte, cerca di contattare sua figlia di cui da tempo non ha più notizie, ma presto per regolare il suo ultimo debito viene nuovamente risucchiato da ciò che conosce meglio: rapinare, picchiare e sedurre.

FUORI CONCORSO

Blind Detective di Johnnie To (Hong Kong, 2013)

Chong era un detective particolarmente abile. Da quando ha perso la vista nel corso di un´operazione investigativa, collabora saltuariamente con la polizia che approfitta del suo intuito e della sua incredibile capacità deduttiva. Tung è una giovane detective molto promettente, angosciata da un sentimento di colpevolezza da quando la sua amica d´infanzia, Minnie, è scomparsa senza lasciare traccia, forse vittima di un serial killer che all’epoca della sparizione aveva ucciso molte ragazze. Tung allora si rivolge a Chong per risolvere questo vecchio caso.

La voce di Augusto Zucchi (Italia, 2013)

Nella Italietta dei misteri e degli inganni, la storia di un abilissimo quanto problematico imitatore che viene sfruttato dai Servizi Segreti per fare alcune telefonate con la voce di un Ministro morto d´infarto. A questa prima telefonata, perfettamente riuscita, se ne aggiungono altre sempre più compromettenti e pericolose, fino ad arrivare a un tragico quanto inevitabile finale.

The Counselor di Ridley Scott (USA, 2013)

Il Procuratore – il suo nome non viene mai pronunciato – è un avvocato che cede alla tentazione di entrare in un mondo losco e pericoloso per guadagnare in fretta molto denaro. Presto si accorge che un´unica decisione sbagliata può avere conseguenze irreversibili e sconvolgenti. Sebbene il Procuratore sia messo in guardia contro i potenziali pericoli dell´affare a cui si accinge a partecipare, la sua arroganza gli impedisce di fermarsi in tempo.

EVENTI

Il castello magico di Ben Stassen e Jérémie Degruson (Belgio, 2013)

Thunder è un tenero gattino abbandonato. Per ripararsi da una tempesta, si intrufola in un misterioso palazzo che appartiene a Lawrence, alias “The Illustrious Lorenzo”, un mago oramai ritiratosi dalle scene. Lawrence condivide il suo mondo favoloso con molti animali e giocattoli animati, capitanati da un coniglio sovrappeso e un topolino molto diffidente. Quando però Lawrence finisce in ospedale, suo nipote tenta con tutti i mezzi di vendere l’edificio senza che lo zio lo sappia. Per impedire che ciò accada, Thunder decide di ricorrere all’aiuto dei suoi amici per trasformare la residenza in una casa infestata.

Lo Hobbit – La desolazione di Smaug di Peter Jackson (USA, 2013)

Dopo essere sopravvissuti all´inizio del loro viaggio inaspettato, la Compagnia continua ad andare verso Est, incontrando lungo la strada Beorn il cambia pelle ed uno sciame di ragni giganti, nella minacciosa foresta di Mirkwood. Dopo essere sfuggiti alla cattura da parte dei pericolosi Elfi della Foresta, i Nani arrivano a Lake-town e finalmente alla Montagna Solitaria, dove si troveranno ad affrontare il pericolo più grande – la creatura più terrificante di ogni altra – che non solo metterà a dura prova il loro coraggio, ma anche i limiti della loro amicizia e il senso del v