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Courmayeur 2013: tirando le somme sulla XXIII edizione

Facciamo un sommario bilancio su quel che è stato il Courmayeur Noir in Festival 2013, soffermandoci sui film che lo hanno animato, sugli obiettivi raggiunti e sull’impatto avuto tra spettatori ed intervenuti in generale. Per chiudere, anche i voti a tutti i film visti

pubblicato 15 Dicembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 06:08

Circa un mese prima che l’edizione di quest’anno aprisse i battenti, sul sito ufficiale del Noir in Festival apparve un sentito editoriale redatto dai due direttori, Giorgio Gosetti e Marina Fabbri. Uno scritto che è un po’ uno statuto, un insieme di brevi e concise linee guida su come avvicinarsi a questo piccolo Festival. Ma fu anche l’occasione per manifestare, con discrezione, quell’entusiasmo che non è mai ottimismo ma presa di coscienza del reale: nonostante il periodo si va avanti, più deboli ma non meno motivati.

Un evento un po’ più light ma non troppo, fermo restando che i suoi tempi non sono mai stati convulsi. Ma a noi, che di questo Festival abbiamo vissuto pressoché esclusivamente i film che ha proposto, cosa rimarrà? Beh, rimarrà ciò che con ogni probabilità è già rimasto a tutti coloro che lo hanno seguito dall’inizio alla fine: alcune pellicole di spessore ed una passione ancora una volta immutata. Anzi, ci sbilanciamo. Il programma di quest’anno, come avevamo intuito un po’ tutti alla vigilia, si è rivelato migliore rispetto a quello dell’anno scorso.

Nel ripescare i film che più ci hanno colpito ci è chiaro come il sole che la particolarità dei film migliori visti a Courmayeur risieda in quella timida matrice comune che in qualche modo li lega: trattasi opere profondamente interessanti. Al di là dei giudizi di merito, dei voti svilenti, dei gusti e delle sensibilità. Questa, più di quella dell’anno passato, è stata un’edizione per esploratori. Non necessariamente per cinefili, ché di Festival così ce ne sono già in Italia ed il Noir in Festival è tenuto ad assecondare una diversa vocazione. No, la promessa di scandagliare il presente attraverso la letteratura ed il cinema, almeno per quanto riguarda il secondo medium, risulta senz’altro compiuta. Basta soffermarsi sulla risposta di un pubblico composto solo in minima parte da appassionati tout court e ancor meno da addetti ai lavori: quasi tutti ben disposti ad accettare la provocazione, a lasciarsi scuotere, ad essere per così dire testati, loro e le loro preferenze, nonché le loro idee sul mezzo tutto.

Un programma che da questo punto di vista dunque sorprende, nell’accezione più vicina al significato del termine, quello che evoca stupore, meraviglia per qualcosa che non si conosceva ma che ora si sa. Impossibile indovinarli tutti i film, quindi sta sempre ai titoli di punta trainare le sorti di un intero programma: in questo caso coperto da quei grandi che hanno pienamente difeso l’onore a dispetto delle incertezze dei piccoli.

Vince, anzi stravince Enemy, che è un bel pezzo di cinema ma soprattuto un accattivante esperimento interno al genere. Anche se noi gli avremmo preferito Wakolda, non riteniamo affatto scandaloso tale epilogo, che accettiamo ancora più di buon grado apprendendo che il film di Villeneuve si è aggiudicato pure il premio del pubblico anche se per una sola preferenza (proprio ai danni di Wakolda). Sintomo di una platea attenta, sebbene contenuta quanto a numeri. Senza la pretesa di diminuire i film a semplici guanti da indossare, preferendo essi stessi (gli spettatori) essere indossati dai film. Certo, l’ambiente è diverso, la cornice è diversa, e quasi quasi la dicitura di Festival potrebbe pure apparire fuorviante per una manifestazione come questa, così atipica, dall’identità così forte. La stessa che l’organizzazione ha inteso preservare, sperando che tale proposito regga ai logorii del tempo (o del collassante sistema economico).

E se l’Italia non ha spiccato in generale, fa altresì piacere che un progettino come Neve sia qualcosa di più della semplice minestrina pretenziosa o del ritratto posticcio, senza mordente. Merito di Incerti ma anche di De Francesco se alla fine questo piccolo film tiene alta la bandiera, specie in prospettiva, laddove si ha la conferma che sulla scena indipendente si può e si deve scommettere pure dalle nostre parti, contro tutto e contro tutti.

Festival della solitudine, e di storie che la raccontano nei modi più svariati, talvolta addirittura coraggiosi. Dalla famiglia di Lilith in Wakolda a quella che Dom Hemingway tenta maldestramente di riconquistare, passando per quella immaginaria o più semplicemente immaginata in Enemy o quella impossibile del procuratore in The Counselor. In un periodo in cui tutti si sta un po’ meno bene, si torna ad avvertire la presenza dell’altro, quello che in tempi più euforici era scomparso, travolto dalle ombre di desideri inappagati e inappagabili. Per un contesto che tendenzialmente scava parecchio negli angoli bui, si tratta di un messaggio anche troppo positivo, in quel suo sottoporre opere che, in un modo o nell’altro, invitano a compattarsi, a riavvicinarsi, senza volemose bene ma a suon di cadaveri, turpiloqui, efferati omicidi e misfatti di ogni tipo. Perché il giallo, come più di una persona ha fatto notare, è quella forma spiccatamente popolare che meglio di ogni altra è riuscita e riesce a catalizzare le istanze di uno spirito umano in cerca non solo di domande ma anche di risposte. Una fondamentale inversione di tendenza, specie in un’epoca dove viene promossa e propagandata solo una parte di questa ricerca essenziale ed esistenziale, elevando il ruolo della domanda a fine e non semplice mezzo, che è poi il ruolo che le è proprio.

Indagine, dunque. Come quella che ci ha portato a redigere la nostra recensione di The Counselor, già insignito, non senza una certa fretta, del riconoscimento quale peggior film di questo 2013 che si accinge a scomparire. Il film di Ridley Scott, volendo, funge un po’ da emblema di questo Festival, non tanto il relazione al feedback ricevuto quanto al suo funzionamento: provocatorio, interessante e a suo modo innovativo. Senz’altro fuori dagli schemi. Tanto che quest’anno a Courmayeur non c’è stata nemmeno neve durante la manifestazione; e già questo avrebbe dovuto insospettirci.

Di seguito trovate tutti i voti ai film visti.

CONCORSO

Blue Caprice: 7

Devil’s Knot – Fino a prova contraria: 7

Dom Hemingway: 7,5

I lossens time – The Hour of the Lynx: 5,5

Enemy: 8

Kvinden i buret – The Keeper of Lost Causes: 6,5

Neve: 6,5

On the job: 6,5

Vinodentro: 3

Wakolda: 9

EVENTI

Il castello magico: 6

Lo Hobbit – La desolazione di Smaug: 7

Piovono polpette 2 – La rivincita degli avanzi: 6,5

FUORI CONCORSO

Blind Detective: 6

La voce: 3,5

The Counselor – Il procuratore: 8