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Un boss in salotto: recensione in anteprima

Il regista di “Benvenuti al sud” torna a parlare dell’eterno conflitto Nord – Sud tra farseschi luoghi comuni e un filo di malinconia – Leggi su Cineblog la recensione di “Un Boss in salotto”.

pubblicato 28 Dicembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 05:46

Quella di Cristina (Paola Cortellesi) sembra una vita perfetta: un marito in carriera (Luca Argentero) in attesa di un’importante promozione, due splendidi figli e un’incantevole casa in una suggestiva località dell’Altitalia, metaforico nido a cornice di un sogno “domestico” finalmente realizzato. Cosa potrebbe andare mai storto? La risposta è nel destino beffardo che pone Cristina di fronte alle sue radici meridionali di cui si è sempre vergognata e lo fa nel modo più eclatante possibile, portandole in casa il fratello Ciro (Rocco Papaleo), un ladruncolo di mezza tacca coinvolto in un processo per camorra. In attesa dell’udienza Ciro dovrà trascorrere gli arresti domiciliari proprio in casa della sempre più disperata Cristina, che nel frattempo dovrà spiegare alla sua famiglia come mai il defunto zio Ciro non è morto e soprattutto perchè è l’esatto opposto dell’integgerima persona da lei descritta.

Dopo la separazione dal partner Paolo Genovese, anche’egli lanciato in una fortunata carriera da solista, il regista partenopeo Luca Miniero torna dietro la macchina da presa reduce dal successo del remake Benvenuti al sud e relativo sequel, per tornare a parlarci, con il consueto humour venato di un filo di malinconia, dello scontro “nord – sud”. Stavolta Miniero amicca al suo fortunato esordio Incantesimo napoletano (co-diretto con Genovese) ponendo al centro della trama la famiglia, il legame di sangue e le radici, che per quanto le si voglia ignorare, vedi la protagonista del film, restano nel tempo forti, indelebli e capaci di inattese reminiscenze emotive.

Un boss in salotto si distingue, come peraltro Benvenuti al sud, per il garbo della messinscena, il medesimo riscontrato anche nel recente Un fantastico via vai di Pieraccioni. Intendiamoci la “parolaccia” come escamotage comico è ben presente e si esprime senza confini regionali, ma se paragonata all’utilizzo improprio visto in tanti truci cinepanettoni, in questo caso ha un suo scopo ultimo, che è quello di amplificare il tono farsesco dei personaggi su cui svettano un Rocco Papaleo mattatore assoluto e una bravissima Paola Cortellesi, quest’ultima intenta a ritrarre una madre e moglie quasi “plastificata” nel suo reiterare ad oltranza tic e diktat al’insegna di un’immagine da nucleo familiare posticcio e impostato, figlio di spot pubblicitari, tormentoni da televendita e modaioli refrain da casalinga disperata.

Quello di Miniero è un cinema che qualche cinico per sport definirebbe “buonista” e che noi preferiamo invece definire garbato e in grado di riconciliarci con una odierna commedia italiana dalla duplice personalità, capace sia di spassosi e divertiti slanci all’insegna del nazional-popolare (vedi Nessuno mi può giudicare), che di una reiterata e scoraggiante pigrizia da botteghino che, come accaduto nel recente Colpi di fortuna, spinge a riproporre trite formule da sketch televisivo, con tormentoni pianificati a tavolino e personaggi concepiti per durare giusto il lasso di tempo che li separa dai titoli di coda.

Il film di Miniero punta tutto su un parterre di attori ben amalgamati tra questi un’Angela Finocchiaro dalla vis comica sempre puntuale, l’Alessandro Besentini del duo Ale & Franz in una divertente performance in solitaria, senza dimenticare un adeguato Luca Argentero un po’ in affanno nella fase di “rodaggio” della sua caratterizzazione che non manca di forzature meglio “indossate” dalla Cortellesi, che però acquista punti durante il dipanarsi degli eventi e l’evolversi del personaggio, che una volta abbandonata la sua “maschera” di marito e padre perfettino riesce a guadagnare in scioltezza.

Un boss in salotto strappa risate genuine, ma non si limita ad inanellare gag riuscite, è il contrappunto malinconico ben espresso dai personaggi di Papaleo e della Cortellesi a dare all’operazione una marcia in più, gli sguardi velati di nostalgia che fanno capolino tra una battuta e l’altra riescono a regalare sfumature inedite allo smargiasso Ciro Cimmaruta e alla perfettina e irritante sorella Carmela alias Cristina.

Il film nel suo complesso scorre via senza intoppi di sorta, continuiamo però a percepire, anche visivamente, quella reiterata patinatura vista in Un fantastico via vai di Pieraccioni che sembra voler avvicinare sempre più fiction televisiva e cinema rendendone sempre più labili e sfumati i confini. Speriamo in cuor nostro non sia così perchè anche a livello di recitazione un’omologazione del genere costituirebbe un ritorno ad un recente passato tutto da dimenticare, quello dei cinepanettoni e affini, che proprio di questa ibridazione hanno goduto e proliferato. Non abbiamo nulla da ridire nel vedere nelle sale Una mamma imperfetta (tra l’altro un’ottima serie), ma non vorremmo che quello televisivo diventasse un format di riferimento per il grande schermo, già il cinema italiano arranca, sarebbe il caso di non peggiorare ulteriormente la situazione offrendo prodotti sempre più omologati e “intercambiabili”.

Voto di Pietro: 6,5

Un boss in salotto (commedia / Italia 2014) Un film di Luca Miniero. Con Paola Cortellesi, Rocco Papaleo, Luca Argentero, Angela Finocchiaro, Alessandro Besentini. Giselda Volodi, Marco Marzocca, Massimo De Lorenzo, Francesco Villa, Salvatore Misticone. Uscita mercoledì 1° gennaio 2014. Qui trovate il trailer italiano