Home Curiosità Christian De Sica: “Un giorno si rivaluteranno i cinepanettoni”

Christian De Sica: “Un giorno si rivaluteranno i cinepanettoni”

Il giro del mondo in 30 cinepanettoni, dagli esordi alla scalata verso il successo: l’attore romano si racconta, svelando aneddoti curiosi sulla sua lunga carriera.

pubblicato 5 Gennaio 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 05:31

Essere figlio di cotanto padre non è mai stato facile per Christian De Sica, attore e regista che ha saputo portare con dignità un peso difficile, trovando un suo ruolo di successo all’interno del panorama cinematografico italiano. Cinepanettoni, commedie da botteghino, film dimenticabili e ciclostilati: il grande cinema è un’altra cosa, ma De Sica ha prestato (ben ricompensato), la sua faccia a un genere di film che a modo loro hanno fatto storia. La tanto vituperata commedia natalizia, puntuale ogni anno come le tasse, da sempre fa storcere il naso alla critica, ma riempie le sale di spettatori.

Tutto iniziò nell’83. De Sica, allora trentaduenne, era agli albori della carriera, e la sua filmografia era limitata a qualche particina oltre al primo ruolo importante in Sapore di mare l’anno precedente: senza una lira in tasca, accettò un ruolo importante in Vacanze di Natale, diretto da Carlo Vanzina. Fu un successo memorabile, il capostipite di una nuova razza filmica che l’avrebbe portato, in tre decenni, a girare ben trenta commedie natalizie. L’attore, ricordando quel periodo durante una recente intervista rilasciata a La Repubblica, ha commentato:

A Cortina il produttore Aurelio de Laurentiis non pagava l’albergo alla famiglia, solo a me. Un’amica ricca mi prestò l’appartamento. All’epoca io e mia moglie saltavamo i pasti. Quando in saletta vedemmo per la prima volta Vacanze di Natale, dissi: “Silvia, mo’ se magna”

Nell’84 l’attore vestì la tonaca di Don Buro, nel celebre Vacanze in America, affiancato da un rat pack di giovani attori rampanti che comprendeva Jerry Calà (mattatore indiscusso di quei primi anni ’80) e Claudio Amendola. Fu un altro successone e non mancarono retroscena grotteschi:

Arriviamo al Caesars Palace di Las Vegas, mi chiama il boss Gambino: “Ero amico di tuo padre, se vuoi ci sono mignotte, coca e tremila dollari al Casinò che ti aspettano”. “Guardi, io parto all’alba”, balbettai.

Da lì in poi la strada fu tutta in discesa e De Sica si “sposò” professionalmente con Massimo Boldi, contraltare meneghino alla romanità esplosiva, col quale interpretò centinaia di sketch riproposti da I pompieri fino alla sequela delle vacanze natalizie esterofile inaugurata nel 2000. Tante risate, ma anche momenti bui, come durante le riprese di Natale in India:

Fu uno dei peggiori. Il clima era triste, Massimo Boldi era sempre collegato a Skype con la moglie in fin di vita, noi soffrivamo per lui. Girammo in Rajasthan, luogo dalle differenze sociali inaccettabili. Chiesi consiglio al console: io e Sivia avevamo dato soldi a un bambino e ci avevano circondato in migliaia, anche lebbrosi, eravamo spaventai. Mi agghiacciò: “Compri un frustino da cavallo e glielo dia sulle gambe, vedrà che si allontanano”. Durante un cocktail in giardino all’ambasciata ci fecero rientrare, il console m’indicò un albero pieno di avvoltoi. Ovunque l’odore di morte. Un posto assurdo e affascinante. Ricordo famiglie intere su una Vespa, l’alba magica al Taj Mahal, i sari rossi delle donne, un ragazzino con l’orso al guinzaglio. Ma rientrando sull’aereo immacolato della Lufthansa mi sentii sollevato

Un giro del mondo completo, non dall’Elba alle Piramidi, ma comunque dal Nilo al Sudafrica, passando per gli States:

Natale in Sudafrica lo abbiamo girato nelle riserve “malaria free” vicino a Città del Capo. Posti da safari in due giorni. Passammo due settimane in gabbia, cibo e gioco a carte. Alla camera da letto ti scortava un tizio col mitra. Max Tortora si svegliò con davanti il sedere rosso di un babbuino che mangiava un Kit Kat rubato dal frigo seduto sul cuscino. A me per carineria diedero il bungalow vicino al passaggio delle tigri: scuotevano gli alberi per far cadere e divorare cuccioli di babbuino. Terribile.

Nel 2007 uscì Natale in crociera, con location navale per rinfrescare un genere sempre troppo uguale a sé stesso:

Girammo sulla gemella della Concordia ed ero preso d’assalto dai turisti. Ho vissuto barricato in cabina, mi spostavo attraverso la sala macchine, come il gobbo di Notre Dame.

Avventure e disavventure di un attore on the road, capitato per caso anche nel bel mezzo dell’uragano Katrina, che devastò il sud degli Stati Uniti proprio durante lo shooting di Natale a Miami:

Lì ho imparato che nessun oggetto è essenziale. Qualche ora prima dell’arrivo tentai di andare in macchina a un centro commerciale, il rumore del vento e della pioggia mi terrorizzò. Rinunciai e restai barricato per due giorni, senza nulla. Quando finì, il paesaggio era apocalittico: palme, pali, cartelloni abbattuti. Il giorno dopo tutto di nuovo perfetto. Proprio come a Roma…

Ne uscirebbe un bel romanzo picaresco e chissà quante ancora ne avrebbe da raccontare. Ora, sorpassati i sessant’anni, De Sica si gode il successo, alternando all’ennesimo Colpi di fortuna, il musical Cinecittà, dove l’artista può sfoderare le sue doti di cantante e ballerino:

Ho detto a Silvia: “ho 63 anni, adesso o mai più”. Racconto la mia Cinecittà, che è anche un modo di raccontare questo Paese. La prima pietra di Mussolini, i telefoni bianchi, la Hollywood sul Tevere, il Grande Fratello.