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Stasera in Tv, Don Camillo, su Rete 4

Mitico, primo capitolo della saga nata dalla penna di Guareschi dove incontriamo per la prima volta il prete nerboruto Fernandel e il sindaco sanguigno Gino Cervi. Come eravamo…

pubblicato 4 Febbraio 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 04:33

Erano gli anni del dopoguerra quando lo scrittore parmense Giovanni Guareschi conquistò un’immensa popolarità grazie ai romanzi della saga Mondo piccolo, di cui Don Camillo fu il primo, indimenticabile, capitolo di un’epopea emiliana che vedeva contrapposta la strana coppia del sindaco Peppone e il sacerdote Don Camillo. Satira, sì, ma anche critica politica: si spegnevano i fuochi della Resistenza ma si accendeva pericolosamente la Guerra Fredda. DC contro PCI, l’altare e “viva Maria” contro le idee rivoluzionarie. Don Camillo è un piacevole specchio dei tempi, un film educativo e non edulcorato: i temi forti ci sono tutti, si ride (con la grazie dell’epoca), ci si commuove, si riflette su un’Italia scomparsa e forse mai del tutto esistita.

Diretto dal francese Julien Duvivier (famoso, tra gli altri, per aver diretto Il bandito della Casbah con Jean Gabin), vede nel cast la grande accoppiata Fernandel e Gino Cervi, sanguigni nemici pronti a soccorrersi alla minima difficoltà, avversari politici ma alleati nell’obiettivo di aiutare il popolo a migliorare le proprie (misere) condizioni. Che il conservatore (e anticomunista) Guareschi propendesse per la tonaca corvina del nerboruto curato non è un segreto, ma in Don Camillo non esiste un antagonista, solo due grandi protagonisti.

Cast

Fernandel: don Camillo
Gino Cervi: Giuseppe Bottazzi (Peppone)
Vera Talchi: Gina Filotti
Franco Interlenghi: Mariolino “della Bruciata”
Saro Urzì: Brusco
Charles Vissière: il Vescovo
Leda Gloria: signora Bottazzi
Mario Siletti: avv. Spiletti
Marco Tulli: lo Smilzo
Sylvie: signora Cristina
Giorgio Albertazzi: don Pietro

Trama

Brescello, Reggio Emilia: siamo nel dopoguerra, in un paesino disperso nella bassa padana, in cui la vita quotidiana è scandita dal lavoro nei campi e dall’antagonismo che divide il sindaco comunista Peppone e il prete conservatore Don Camillo. Nonostante le discordie e le lotte senza esclusione di colpi per portare ognuno l’acqua al proprio mulino, i due sono uniti da una profonda amicizia e tra bastonate, tavoli volanti e pedalate sugli argini del Po, i due si uniscono a difendere i valori di un piccolo mondo antico minacciato dalla modernità.