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Stanley Kubrick. L’umano, né più né meno

State già pensando ai regali di Natale? Ecco una bella idea per cinefili kubrickiani incalliti. Trattasi del libro di Michel Chion, “Stanley Kubrick – L’umano, né più né meno”. Ecco come lo presenta la casa editrice Lindau: “Sembra che sia stato detto tutto sulla personalità di questo regista americano, in esilio volontario in Gran Bretagna:

di carla
18 Novembre 2006 08:33

State già pensando ai regali di Natale? Ecco una bella idea per cinefili kubrickiani incalliti. Trattasi del libro di Michel Chion, “Stanley Kubrick – L’umano, né più né meno”.

Ecco come lo presenta la casa editrice Lindau: “Sembra che sia stato detto tutto sulla personalità di questo regista americano, in esilio volontario in Gran Bretagna: sulla sua reclusione, la sua apparente egalomania, il suo «ossessivo perfezionismo».
Ma l’opera?
Dall’«invisibile» Fear and Desire, realizzato nel 1953 e rinnegato dall’autore, a Eyes Wide Shut, uscito nel 1999 alcuni mesi dopo la sua scomparsa, quest’opera si immerge in modo sistematico e cronologico nel cuore di ogni film, per sottolineare l’unicità dell’opera nel suo insieme, con i suoi capolavori – 2001, Odissea nello spazio, Barry Lyndon e Eyes Wide Shut – e le tappe di ricerca e di transizione che la scandiscono.
Quest’analisi in profondità film per film è corredata dalla contestualizzazione di ogni opera, da una riassunto della trama e da un percorso iconografico tra le scene principali attraverso le sequenze di fotogrammi.

L’approccio cronologico non solo evidenzia i rischi della carriera, ma permette anche di individuare la comparsa precoce di una tematica e una capacità fuori del comune di inventare forme cinematografiche nuove, come la coabitazione, senza fusione, di immagine, parola e musica, o come la polifonia dei procedimenti narrativi.
Ma Kubrick ha voluto prima di tutto raccontare storie centrate sull’uomo, l’individuo universale, il suo «slancio vitale». Ha voluto raccontare l’umano, in cui convivono la gioia di esistere e di distruggere, con la morte sempre all’orizzonte; l’umano, con le sue aspirazioni di grandezza e le sue più infime schiavitù, con i suoi piani razionali per fondare una società, appropriarsi di un mondo che oppone resistenza e di un cosmo labirintico. Ogni film, infatti, 13 in tutto, apre delle porte, permettendoci di penetrare nel complesso universo di un regista che al centro di tutto ha messo l’uomo con le sue paure immemoriali, la sua irredimibile fragilità. Di un regista che è stato a un tempo un audace sperimentatore e un grande narratore.

Nonostante un vasto pubblico di appassionati, mancava in Italia uno studio di ampio respiro dedicato all’insieme dell’opera di Kubrick. Per questo, l’eccezionale competenza dell’autore, la sua capacità di ricostruire in dettaglio ogni passaggio della parabola creativa del regista, il ricchissimo corredo iconografico interamente a colori, rendono unico questo saggio, il primo di tale ampiezza sul cinema di Kubrick. Grazie ad esso, Michel Chion ci permette di avvicinarci al fine ultimo di questo famoso «perfezionismo»: una ricerca inquieta sempre più precisa del dettaglio significativo, un movimento estetico intorno al mistero dell’umano, né più né meno.

MICHEL CHION è uno studioso dell’audiovisione, uno scrittore e un compositore di musica concreta, autore di cortometraggi e di video. Con Lindau ha pubblicato tre saggi, dedicati all’audiovisione, a Lynch, al 2001 di Kubrick.

Grande Formato: più di 1.000, straordinari, fotogrammi in bianco e nero e a colori di tutti i suoi film. Euro 40. Traduzione dal francese di Silvia Angrisani. Pagine 608.