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Prossima fermata: Fruitvale Station – le recensioni dagli Usa e dall’Italia

Guardiamo insieme le parole dei critici Americani e Italiani sul film “Prossima fermata: Fruitvale Station”, diretto da Ryan Coogler e tratto da una storia vera

di carla
pubblicato 19 Marzo 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 03:21

Prossima fermata: Fruitvale Station è uscito il 13 marzo scorso ma dopo aver letto la nostra recensione è giunto il momento di dare un’occhiata ai commenti dei critici Americani e Italiani. Il film, diretto da Ryan Coogler, vede nel cast Octavia Spencer, Michael B. Jordan, Chad Michael Murray, Kevin Durand, Ahna O’Reilly, Melonie Diaz, Ariana Neal e racconta la storia vera di Oscar Grant, ucciso dalla polizia di Oakland (California), nelle nel 2009. Su Rotten, mentre scrivo, la percentuale delle recensioni positive è del 94%. Voi l’avete visto? Vi è piaciuto?

Bill Goodykoontz – Arizona Republic: Michael B. Jordan è semplicemente geniale nell’interpretazione di Oscar Grant. Voto: 4.5 / 5

Geoff Pevere – Globe and Mail: Sentiamo la morte così acutamente non perché è un atto stupido di casualità, o per la violenza razzista, ma perché abbiamo imparato ad amare quest’uomo. Voto: 2.5 / 4

Linda Barnard – Toronto Star: Michael B. Jordan interpreta Oscar con il cuore e con il necessario fascino irresistibile per farci sentire vicino a lui. Voto: 3/4

Tom Long – Detroit News: è una storia di tragedia di un giovane uomo, una storia che risuona con tante altre tragedie. Oscar Grant non è un mero simbolo, questo film è fatto con carne e, purtroppo, con il sangue. Voto: A

Colin Covert – Minneapolis Star Tribune: il film non è solo una storia della tragedia di una famiglia, ma un’istantanea del ferimento di una società che lotta da qualche parte tra il melting pot e il campo di battaglia. Voto: 3/4

Ty Burr – Boston Globe: uno dei film più necessari dell’anno. Voto: 3.5 / 4

Rene Rodriguez – Miami Herald: Qualunque sia il ruolo del pregiudizio nella sparatoria, il film si rifiuta di trasformare l’incidente in una dichiarazione sulla razza e sulle divisioni. Voto: 3/4

James Berardinelli – ReelViews: il regista è in grado di raccontare la storia in uno stile diretto senza sembrare predicatorio. Voto: 3.5 / 4

Nora Caplan-Bricker – The New Republic: Dal momento in cui inizia l’arresto, il film è schietto e mozzafiato, un totalizzante incubo di lunga durata.

Peter Rainer – Christian Science Monitor: il regista è abbastanza intelligente e abbastanza sensibile, per sapere che questa è soprattutto una tragedia umana, e non un raduno politico. Voto: B

Stephen Whitty – Newark Star-Ledger: Il film di OJ Coogler è traballante, a volte letteralmente scivola fuori fuoco anche se la sua visione rimane decisamente ottusa. Voto: 2.5 / 4

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Andrew O’Hehir – Salon.com: una drammatica e potente cronaca della vita americana contemporanea, scoppiettante di energia e di possibilità, realizzata con la collaborazione della madre e della fidanzata di Oscar Grant.

Kyle Smith – New York Post: Alla fine, qual è il significato del film? Voto: 2.5 / 4

Peter Travers – Rolling Stone: il film è un pugno nello stomaco, una forza cinematografica inarrestabile. Voto: 3.5 / 4

AO Scott – New York Times: Un film triste e toccante. Voto: 4/5

Kenneth Turan – Los Angeles Times: un film eccezionale da qualsiasi standard. Voto: 5/5

Amanda Mae Meyncke – Film.com: eccezionale, testimonia la vita di un uomo e dei rapporti complicati per razza e classe che ancora esistono in America oggi. Voto: A

Owen Gleiberman – Entertainment Weekly: è grande cinema politico perché è grande cinema, punto. Voto: A

Rex Reed – New York Observer: Un film straziante da vedere e onorare per il coraggio e l’intuizione. Voto: 3/4

Maurizio Porro – Il corriere della sera: Fatto attuale che Ryan Coogler ha tradotto in racconto plaudito al Sundace anche per l’ottimo Michael B. Jordan.

Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: (…) il film nella seconda parte si incarta un po’ nel patetico, appiattendosi troppo sui materiali di repertorio.

Fabio Ferzetti – Il Messaggero: L’agiografia è sempre in agguato, ma tolte molte scene e un epilogo tipo E.R. Coogler riesce a dare vita a tutto un mondo intorno a Grant e farne non un simbolo, ma qualcosa di più e di meglio: un personaggio (uno sguardo), a cui appassionarci. Al di qua persino della sua fine.

Alberto Crespi – l’Unità: Film classico, potente. Per essere fatto da un manipolo di ragazzini, notevole.

Massimo Bertarelli – il Giornale: Nessuna enfasi, stile asciutto e protagonisti, tutti di colore, superlativi.

Roberto Nepoti – la Repubblica: (…) Parzialmente girato in super-16mm. per dare un senso di verità, il film non si vieta tuttavia l’approccio emotivo alla materia. Però lo fa a buon diritto, ottenendo un grosso effetto sullo spettatore. Che, questa volta, non prova solo indignazione per un episodio di folle razzismo; ma anche perché, lungo la via, ha imparato a voler bene allo sfortunato ragazzo.

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