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Divergent: Recensione in Anteprima

Per la prima volta ‘cattiva’, Kate Winslet sfida la giovane Shailene Woodley in Divergent

pubblicato 25 Marzo 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 03:16

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Dimenticato da tempo Twilight e in attesa di poter ammirare il doppio capitolo finale di Hunger Games, Hollywood partorisce una terza trilogia cinematografica tratta da una saga editoriale riuscita a vendere milioni di copie in tutto il mondo. Parliamo di Divergent, primo capitolo di 3 scritto da Veronica Roth nel 2011, ovvero 3 anni dopo la pubblicazione del primo romanzo di Suzanne Collins. Il confronto è d’obbligo perché le somiglianze tra i due franchise sono evidenti. Entrambi ci portano in un futuro dispotico, ed entrambi hanno come protagonista una giovane ragazza. Jennifer Lawrence aka Katniss Everdeen nel titolo della Collins, Shailene Woodley aka Beatrice ‘Tris’ Prior in quello della Roth, qui ovviamente anche produttrice.

Sbancato il box office al debutto sul suolo americano, Divergent è stato immeritatamente fatto nero dalla critica a stelle e strisce, e in particolar modo dal mondo della carta stampata, accanitosi eccessivamente nei confronti di una pellicola in realtà dagli spunti intriganti e dalla rappresentazione credibile. La Chicago post-apocalittica di Neil Burger oscilla tra l’inquietante e l’affascinante, in un mondo che per ritrovare l’agognata pace dopo decenni di devastanti guerre è stato diviso in distinte fazioni, decise sulla base della personalità della popolazione. Tanto da ritrovarci con la sapienza degli Eruditi, la generosità degli Abneganti, il coraggio degli Intrepidi, la sincerità dei Candidi e l’amicizia dei Pacifici. Beatrice Prior, giovane inquieta nata Abnegante, all’alba dei suoi 16 anni dovrà decidere insieme ai propri coetanei a quale fazione appartenere per il resto della propria vita. Quella in cui è cresciuta oppure un’altra, che ‘vive’ in lei ed è finalmente pronta a sbocciare? Beatrice, caso più unico che raro, scopre incredibilmente di non appartenere a nessuna delle fazioni, ma di essere ognuna delle 4, ovvero una Divergente. Una rarità che la renderà pericolosa agli occhi dei cospiratori, che puntano a spodestare gli Abneganti dal trono del poter per far loro il Governo della città. Scelta con coraggio la fazione degli Intrepidi e nascosto il vero proprio io ‘divergente’, Beatrice, ora diventata Tris, dovrà quindi superare i duri ‘test’ di ammissione per non finire tra gli Esclusi, e con solo un aiuto a cui potersi affidare. Quello di Quattro, il suo tenebroso e affascinante istruttore…

Una storia d’amore ma non solo. Anche complotti e tentati colpi di Stato, tirannia e visioni alternative di democrazia, coraggio e sentimenti, ovvero ingredienti dosati più o meno nello stesso modo in cui la Collins aveva dato vita ad Hunger Games. Con furbizia e sapienza, allontanandosi volutamente da impropri paragoni con altre saghe adolescenziali, vedi il vampiresco Harmony mormone di Stephenie Meyer, sul cui misterioso ed inspiegabile successo verranno in futuro scritti libri e saggi. L’editoria di genere ha ormai trovato la formula perfetta per colpire nel segno, conquistando librerie e cinema in egual misura. Qui affidato a quel Burger che con Limitless aveva già dimostrato di non essere proprio l’ultimo arrivato, Divergent non fa altro che introdurre una serie di personaggi pensati ed immaginati all’interno di una storia più ampia, in questo caso racchiusa in 3 libri che diverranno 3 film. Una trama ad incastri che si racconta come se fossimo in un videogioco, tra livelli da superare, difficoltà crescenti, visioni oniriche volutamente indotte e una vera e propria ‘classifica’ da scalare, da parte di un’adolescente travolta dai dubbi, perché incapace di capire il proprio reale io. Ed è qui che entra in gioco la lanciata Shailene Woodley, 22enne vista in Paradiso amaro di Payne e soprattutto nel televisivo La vita segreta di una teenager americana, riuscita a superare le forche caudine del duro casting a cui la Summit ha sottoposto centinaia di candidate.

Brava e con un futuro spianato, la Woodley ricorda vagamente la Lawrence di Hunger Games, contribuendo di fatto ad alimentare le similitudini che hanno fatto storcere la bocca ai più accaniti detrattori. Perché la pecca maggiore di Divergent è proprio quella di essere uscito a ridosso dell’altro ricco franchise, finendo per fare ‘scopa’ in tante, troppe situazioni. Ma la struttura di Burger regge, scorre radidamente nei suoi 140 minuti, clamorosamente violenti e conditi da centinaia di morti ammazzati ma senza mai vedere una goccia di sangue, onde evitare temute restrizioni censoree, così come l’amore tra Shailene e Theo James, fratello mancato di James e Dave Franco, si fa castissimo anche a parole. Fatti attendere 90 minuti per un primo bacio a stampo che i due si sarebbero volentieri scambiati 90 secondi dopo essersi conosciuti, Burger ha poi messo le mani avanti con una battuta che neanche la Meyer avrebbe mai osato partorire (‘non voglio essere affrettata‘), tanto da costruire attorno alla potente storia d’amore una trama di intrighi e potere che vede in una perfida ed inedita Kate Winslet l’elegante volto del male. Primo franchise di una carriera inattaccabile, Kate ha ceduto al fascino di Divergent prestando il proprio volto ad un’Erudita pronta a tutto pur di arrivare alla conquista del potere, centellinando inizialmente la propria presenza per poi esplodere in un ‘combattuto’ finale , nel suo caso già di ‘culto’ grazie ad una particolare scena (cat fight, cat fight!).

Spesi con intelligente cura 85 milioni di dollari, Burger ha zoppicato nello sfumare i propri spigolosi personaggi, risultando un po’ troppo meccanico, ‘freddo’ e non esageratamente ispirato nel dirigere un primo capitolo altamente digeribile ma in alcuni casi troppo patinato e mai realmente sorprendente, come riuscito tanto a Gary Ross quanto a Francis Lawrence nel caso del già citato Hunger Games, che di fatto accompagnerà con la propria ingombrante ombra l’intera trilogia cinematografica della Roth. Se l’effetto ‘ridicolo’ viene raramente incrociato se non in alcuni casi, vedi la gigantesca e manesca compagna di Shailene così come alcune visioni oniriche della protagonista e le corse a perdifiato degli Intrepidi che inizialmente sembrano vivere le proprie giornate scalando di tutto, l’imperfetto Divergent riesce comunque dove negli ultimi anni avevano fallito titoli come Shadowhunters e Beautiful Creatures, annunciati successi cinematografici in realtà rivelatisi dei clamorosi flop. Altra storia nel caso del film di Burger, pensato e realizzato per piacere ad un vasto pubblico che non farà fatica a ritrovarsi nel coraggio e nell’intelligenza di una ragazza ricercata perché ‘diversa’, e in quanto tale pericolosa, perché ultima speranza per evitare al mondo una sanguinosa dittatura. Una storia già sentita, come più volte scritto, ma qui sicuramente ‘sviscerata’ in modo differente, tra segreti da rivelare, complotti politici da smascherare, famiglie da ritrovare, amori da far maturare, cazzotti e calci volanti da sferrare, nemici da picchiare ed ammazzare, amici da tradire e un’umanità, neanche a dirlo, ovviamente da salvare. Ingredienti che a quanto pare segneranno l’editoria e conseguentemente il cinema adolescenziale degli anni futuri, anche se il genere, a forza di copie più o meno evidenti, rischia seriamente di implodere. Ma finché dura perché fermarsi? Quindi prepariamoci pure agli arrivi di Insurgent, Allegiant e perché no, magari persino Free Four, versione di Divergent scritta dalla Roth ma dal punto di vista di Tobias. Perché alle saghe, oggi come oggi, non si può mai porre fine.

Voto di Federico: 6+
Voto di Gabriele: 5

Divergent (Usa, 2014, azione) di Neil Burger; con Shailene Woodley, Kate Winslet, Maggie Q, Zoë Kravitz, Ansel Elgort, Jai Courtney, Theo James, Ray Stevenson, Miles Teller, Ben Lamb, Ben Lloyd-Hughes, Christian Madsen, Mekhi Phifer, Amy Newbold, Ashley Judd, Tony Goldwyn – uscita giovedì 3 aprile 2014.